La Parola, al centro

La prossima visita pastorale del Arcivescovo avrà anche come scopo la costituzione di gruppi di ascolto della Parola di Dio all’interno di ogni realtà parrocchiale. Questa scelta deriva da tanti fattori, primo fra tutti il bisogno di una formazione solida nei cristiani. Essa non avviene attraverso il metodo delle conferenze o della lettura, ma con la costituzione di gruppi i cui i membri s’incontrino per leggere, conoscere e meditare la Parola di Dio. Forse siamo tutti cristiani, ma il ruolo della Parola nella nostra vita e molto periferico e tangenziale. Mentre il Concilio Vaticano II afferma con chiarezza che la lettura della Parola di Dio non è un optional nella vita della chiesa, ma è momento fondativo e nel contempo formativo. E’ lo strumento privilegiato perché il discepolo maturi nella fede e nella vita. Una questione che interroga le nostre parrocchie è proprio la formazione cristiana. Si possono inventare corsi di tutti i tipi, ma l’unica pedagogia adeguata per la crescita della fede e dell’umanità delle persone è quella imperniata sulla Parola.L’Arcivescovo pertanto rendendosi conto che il percorso formativo deve essere per forza di questo tipo, vuole sensibilizzare i presbiteri e i membri dei Consigli pastorali perché sia coscienza nota e diffusa che al centro di qualsiasi incontro cristiano vi è la Parola. Certo non soltanto quella sentita e forse mal commentata, ma la Parola che viene compresa nel suo taglio esistenziale.Senza questa dimensione essa rischia di essere perduta o sprecata. L’interpretazione spesso è solo di taglio morale o spirituale, ma invece  deve diventare di tipo esistenziale e vitale. La Parola è efficace perché vivifica la vita e, se non può non raggiungere questo obiettivo, non è Parola di Dio.  Pertanto nel corso di quest’anno pastorale sono preventivati tre incontri proprio sulla centralità della Parola che viene riconosciuta nelle sue funzioni primarie: quella creativa, quella educativa, quella liberante. Il primo aspetto è la funzione creativa della Parola. Questa finalità è da individuarsi soltanto all’inizio del cosmo quando Dio crea la realtà e gli esseri umani, ma lungo il corso della storia della salvezza che culmina in Gesù riconosciuto come Parola creativa. Il suo vangelo infatti ha la capacità di comunicare una vita presente e futura che è più forte della morte. La Parola ancora attuale assume questa funzione rivitalizzante di fronte a tutte le esperienze di non-sense, di angoscia e di morte. Se la pretesa della Parola è quella di offrire, di corroborare e rinsaldare la vita come mai i credenti spesso sono stanchi, sfiniti delusi sopraffatti?Il secondo aspetto è la finalità pedagogica della Parola. Sebbene debba essere evidente che la Parola di Dio educa all’esistenza, in realtà quasi nessuno prende in considerazione questo suo ruolo. Pochi di fronte ai problemi cruciali del vivere trovano nella Scrittura la fonte nonché la risorsa per poter giungere a una soluzione che non discenda immediatamente dalla Bibbia, ma che sia il risultato del coniugare la Bibbia stessa con la capacità di riflessione e di mediazione personale, scoprendo così soluzioni nuove e percorsi inediti. Il terzo aspetto della Parola e la sua funzione liberante. Il cammino religioso del credente spesso è disgiunto da un’esperienza di liberazione che non sia solo spirituale o materiale, ma a tutto campo. Questo cromosoma della liberazione è insito non soltanto nella fede biblica con la vicenda dell’Esodo, dove il popolo nasce dall’azione liberatrice di Dio, ma anche dalla Parola stessa del vangelo che invita a liberarsi da tanti condizionamenti e visioni preconcette per accogliere la novità dinamica della vita di Dio in noi.A livello di principio e di definizione i cristiani sono tutti convinti che la Parola di Dio è al centro della vita di fede, ma di fronte a questo convincimento nasce l’interrogativo: come mai essa non riesce a diventare forza propulsiva, esistenziale e liberante nella vita concreta dei credenti?