In viaggio

Il vero viaggio non è solo uno spostarsi funzionale, ma è un gustare ogni istante del muoversi. Il viaggio ha bisogno del desiderio di uscire fuori dal conosciuto, dallo scontato. Il viaggio vero comporta la disponibilità ad incontrare altre persone. Il viaggio richiede il coraggio di vincere l’abitudine e di accettare di diventare altro, di diventare stranieri. Tutta la spiritualità di Israele nasce e si rinnova nella memoria di un viaggio: “mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa” (Dt 26,5). Anche per noi cristiani la spiritualità del viaggio è centrale: tutta la vita di Gesù è stato un viaggio. Il nucleo della nostra fede è il mistero del Totalmente Altro che accetta di farsi straniero, di abitare la nostra terra, ed è disponibile ad esplorare perfino la tomba e gli inferi, per farsi vicino a noi e invita noi ad andare fino agli estremi confini della terra. È proprio perché Gesù ha viaggiato, proprio perché ha invitato i suoi a fare un viaggio fino agli estremi confini della terra, che i cristiani di ogni tempo hanno sentito il bisogno di uscire dalle proprie case comode e di andare a raccontare la gioia del vangelo. Questa è l’origine dell’impulso missionario sentito dalla comunità cristiana in ogni tempo. Ancora oggi il viaggio sembra essere la migliore scuola di vita per l’umanità, in modo particolare per i giovani. Nel periodo della formazione affrontare un viaggio può essere quel di più che fa fare uno scatto nella crescita. Viaggiare è anche la forma migliore di apprendere che cosa sia la mondialità e che cosa significa costruire una convivenza pacifica: trovarsi per un attimo stranieri permette di comprendere il disagio e lo smarrimento di chi è straniero in casa nostra. Insomma un viaggio è vero solamente quando si ritorna cambiati… altrimenti è solamente uno spostamento da un luogo ad un altro. dalla primaLa Veglia Missionaria che vivremo presso la parrocchia Nostra Signora di Lourdes (Madonnina) a Gorizia venerdì 16 ottobre, quest’anno sarà un grande racconto di viaggio, una grande testimonianza di come un viaggio può cambiare la propria visione del mondo. Nella prima parte dell’incontro, che si svolgerà alle 20.15 per i giovani in sala parrocchiale e alle 20.30 per gli adulti in chiesa, si ascolterà la voce di diversi giovani che nel corso dell’estate hanno vissuto un viaggio incontro agli altri, soprattutto incontro ai poveri e dalla parte dei poveri.Ci saranno i giovani che hanno trascorso due settimane in Messico, presso la parrocchia di Texcoco dove opera don Aldo Vittor e la Comunità Missionaria di Villaregia. Ci saranno coloro che con un progetto della Caritas, sostenuto dal polo liceale di Gorizia nell’ambito dell’iniziativa “A scuola di solidarietà”, hanno vissuto un periodo di volontariato in Grecia. Ci sarà qualcuno che ha partecipato ad una settimana di servizio in prima linea con i poveri presso la Caritas della Capitale. Ci saranno i rover e le scolte di Gorizia che hanno vissuto un campo mobile nei dintorni di Palermo a contatto con il lavoro di chi si occupa di educazione alla legalità. Ci sarà anche don Raffaele che opera nella missione delle diocesi del Triveneto in Thailandia. La Veglia Missionaria continuerà alle 21.15 in chiesa per tutti dove, attraverso la parola del Vangelo e l’insegnamento del vescovo Carlo, verremo invitati a fare il viaggio verso le periferie esistenziali della nostra società, per andare incontro ai poveri, per stare dalla parte dei poveri. Anche se non abbiamo la possibilità di attraversare gli oceani, o di prendere dei treni che portano lontano, a tutti è possibile fare il viaggio che porta incontro all’altro che magari sta a pochi metri dalla propria casa, ma che sta migliaia di chilometri dal cuore.Questo incontro del 16 ottobre sarà anche l’inizio del viaggio verso la Giornata Mondiale della Gioventù che culminerà a Cracovia nel luglio 2016. Anche la GMG è un grande pellegrinaggio che comincia già ora: andare in Polonia sarà solamente l’ultimo passo di un viaggio che dura almeno un anno e che riguarda non solo coloro che ci andranno fisicamente, ma tutti i giovani della nostra diocesi. Perché i giovani si sentano in cammino nella vita, perché vivano l’esistenza come pellegrinaggio, c’è bisogno di vedere delle comunità non statiche, ma che siano in uscita, che siano dalla parte dei poveri, che abbiano il coraggio del cambiamento. Lungo il cammino, mentre ci si muove, come ricorda il testo dei viaggiatori in movimento verso Emmaus (Lc 24), più facilmente si accetta l’incontro e la condivisione con l’altro, che poi scopriamo essere l’Altro che fa ardere il cuore nel petto.

* Incaricato diocesano Pastorale Giovanile