Illuminare la nube della DAD

Se, nella prima fase del lockdown, nonostante i molti problemi dovuti all’impreparazione e alla diffusa carenza di mezzi e competenze tecnologiche, docenti e studenti avevano in buona parte reagito positivamente a una situazione nuova ed imprevista, questo secondo stop, imposto per problemi più esterni che interni alla scuola, con particolare riguardo ai trasporti, ha attivato polemiche e reazioni negative anche perché costituisce un’improvvisa smentita dell’enfasi che per mesi aveva accompagnato la garanzia della scuola in presenza, con i decantati interventi su strutture edilizie e attrezzature, compresi i banchi a rotelle. C’è inoltre in tutte le componenti del mondo scolastico una caduta di motivazione di fronte al prolungarsi, senza certezze di termine, di uno stato di emergenza che contraddice il suo significato di imprevedibilità ed eccezionalità. Quando un’emergenza dura troppo, subentrano stanchezza, demotivazione e disimpegno. Se, oltre alle conseguenze di tipo psicologico e sociale, si prendono in considerazione anche quelle relative all’apprendimento, come scrive Massimo Calvi su Avvenire, “Il prezzo che la Dad sta facendo pagare a questa generazione non potrà essere rimborsato in alcun modo”. Il riferimento è a una ricerca condotta in Olanda dopo la chiusura delle scuole per 8 settimane, confrontando gli esiti dei test di valutazione precedenti e successivi alla sospensione delle lezioni in presenza: dalla comparazione sui risultati ottenuti dagli studenti fra 7 e 11 anni negli stessi esami dei tre anni precedenti emerge che il deficit di apprendimento corrisponde alla perdita di almeno un quinto dell’anno scolastico, come se durante la Dad gli studenti non avessero fatto alcun progresso. Ma l’aspetto più preoccupante riguarda, come messo in luce da molte altre ricerche, l’aumento delle disuguaglianze: i ragazzi delle famiglie con istruzione più bassa hanno mostrato, infatti, perdite di apprendimento superiori del 55% rispetto alla media. In realtà, le ricerche non fanno che confermare quanto già noto da anni.Già don Milani scriveva: “la scuola era il bene della classe operaia, la ricreazione era la rovina della classe operaia…” Sono i ragazzi che hanno meno opportunità culturali in casa che hanno più bisogno della scuola. Che fare allora in questa situazione condizionata dalla pandemia, quando tutta l’esperienza educativa e didattica appare in vari modi anomala, sia alle superiori con la Dad, sia negli altri gradi di scuola con l’obbligo di mascherine e distanze? Abbandonando polemiche sterili e dannose, alla generazione adulta di insegnanti e genitori, se vuole davvero essere una comunità educante, è chiesto un supplemento di impegno con l’obiettivo di rafforzare i legami educativi anche a distanza, di sostenere la motivazione degli studenti, aiutandoli a interpretare, comprendere e affrontare una realtà complessa e difficile. Di fronte allo scoraggiamento e alla tentazione di fare il meno possibile, la Lettera Pastorale del nostro vescovo ci invita “a usare più inventiva, a provare percorsi nuovi, a esplorare strade sconosciute” per far sì che la nube che ci avvolge “non resti sempre oscura per noi, ma che durante questo tempo non facile possa diventare luminosa”.Certamente molti insegnanti hanno già attivato tutta la loro creatività in questa direzione, accentuando la funzione educativa nell’accompagnamento e nell’orientamento esistenziale dei ragazzi. Le tecnologie, insieme a tanti rischi, offrono anche grandi opportunità sia per l’interazione con il gruppo classe sia per scambi di messaggi personalizzati con singoli studenti che hanno bisogno di particolare supporto. Diverse esperienze hanno dimostrato quanto possano avere efficacia semplici interventi come una telefonata allo studente assente dalle lezioni o una mail allo studente disorientato. Fra la fine del 2013 e il 2016 sul sito del MIUR è stato attivato il servizio di orientamento “Chiedi all’esperto”; fra le circa 1.500 mail ricevute, ci sono parecchie testimonianze di ragazzi e genitori che alla fine ringraziano del supporto ricevuto: “La ringrazio infinitamente. Mi ha dato un enorme aiuto, mostrandomi tanta pazienza e competenza”; “La ringrazio nuovamente per le sue risposte, è bello vedere che ci si può confrontare con un ente statale, ricevere feed-back immediati e competenti. È una bella soddisfazione! Complimenti e Grazie”; “Vi ringrazio infinitamente per la risposta, rispecchia e arricchisce i miei pensieri”. Allora era un servizio relativo all’orientamento abbinato alla scuola in presenza, oggi potrebbe essere, a maggior ragione, un servizio di consulenza, tutorato, supporto educativo a distanza offerto dagli insegnanti, soprattutto agli studenti più fragili, per illuminare la nube del presente.