Il suolo, patrimonio da salvare

Non si arresta in Italia il consumo di suolo. Aumentano le superfici agricole a destinazione urbanistica e non diminuisce il livello di cementificazione del territorio italiano con gravi trasformazioni del paesaggio e del suo patrimonio naturale, un’erosione progressiva di  suolo che riguarda spesso terreni agricoli fertili e incide negativamente sullo sviluppo sostenibile, portando al deterioramento del territorio ad alto valore ambientale. L’82% dei comuni hanno il territorio a rischio frane ed alluvioni a causa del consumo di suolo agricolo e delle impermeabilizzazioni che hanno ridotto la capacità di ritenzione idrica. Su un territorio così fragile si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti. L’Italia ha perso negli ultimi anni il 15% delle campagne. Il consumo di suolo ha intaccato ormai 21.000 chilometri quadrati del territorio e la perdita prevalente è quella che interessa le aree agricole coltivate (60%).La Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, della giustizia e della pace, nell’anno internazionale del suolo promosso dalla Nazioni Unite, ha voluto proporre, con il suo messaggio per la 65^ Giornata del Ringraziamento, una riflessione sulla salvaguardia di questa preziosa risorsa ambientale e importante segmento della catena alimentare, perché, anche per il futuro, sia preservato il suo potenziale naturale e produttivo. Il suolo fornisce servizi ambientali fondamentali, mette a disposizione il suo patrimonio naturale, rifornisce le materie prime, regola la qualità dell’acqua, dispone l’habitat delle specie e conserva la biodiversità. Per queste ragioni il suolo non può essere unicamente un bene di consumo. Allo stesso tempo il suolo è una risorsa fragile, e spesso viene privato delle sue funzioni distintive perché sottoposto a gravi processi degradativi, e a comportamenti produttivi inquinanti e speculativi del mercato, guasti che poi si riversano  sull’alimentazione.E’ urgente mantenere la ruralità del suolo perché ha una forza vitale incredibile: accoglie il territorio, il paesaggio, le campagne, i borghi, i paesi della nostra stupenda Italia, e ci aiuta a comprendere meglio cosa significa essere vivi su questa terra meravigliosa e drammatica. Rispettare il suolo e il sottosuolo è capire meglio noi stessi perché  la nostra vita  è influenzata dalla luce, dall’aria, dall’acqua, dalle piante. Siamo radicati sulla terra. Sulla terra imbastiamo la nostra storia personale, famigliare e sociale.  Difendere il suolo, è tutelare le sue funzioni, il patrimonio agricolo e i suoi prodotti. Il suolo è un bene di tutti, un bene sociale, economico, ambientale, un bene comune come l’aria e l’acqua, e va salvaguardato proprio perché il nostro futuro è gravato da numerose ipoteche. Il suolo è quel piccolo, fragile e umile strato di superficie terrestre da sempre protetto, curato, migliorato e coltivato dagli agricoltori e dagli allevatori di tutti i tempi. Erano consapevoli che andavano rispettati i suoi micro organismi, spesso nascosti, appartenenti al suo mondo vivente. Il suolo va “nutrito”, e non impoverito perché possa continuare a nutrirci. Ciò sarà possibile se viene sostenuto un modello di agricoltura attenta a non sfruttare il suolo ma a renderlo sempre “vivo” e capace di accogliere i nuovi semi anno dopo anno. Da qui l’importanza di una zootecnia diffusa, com’era ed in parte è ancora quella italiana (oggi sempre più a rischio per le logiche perverse dei prezzi), che garantisce una disponibilità di sostanza organica a beneficio della fertilità presente e futura dei suoli. Il suolo agricolo è lo scrigno di tanti valori che hanno accompagnato generazioni di comunità a coniugare i luoghi del vivere con quelli del produrre. La salvaguardia del suolo non è riconducibile a considerazioni solo tecniche, ma anche etiche come il rispetto della vita che c’è nel suolo e delle persone che abitano il territorio. “Senza suolo fertile non c’è vita, senza suolo fertile non c’è futuro. Il futuro non sarà del cemento, dell’asfalto, del vetro e dei metalli”, come ci ricorda Papa Francesco. Ciò che manca è il vero e concreto riconoscimento del ruolo degli agricoltori, produttori di cibo ma anche custodi del paesaggio e delle acque superficiali. . Rispettare, custodire, coltivare sono saldati insieme per promuovere un modello di sviluppo sostenibile che ha a cuore la salvaguardia delle risorse e degli ecosistemi rurali.

(*) Assistente ecclesiastico nazionale Coldiretti