Il passato è passato, ma… vedere è ricordare

Ci spiegano i neurologi che il complesso sistema visivo è strettamente connesso alla memoria, che trasforma, rielabora e modifica continuamente i nostri ricordi.

Così anche quello che vediamo, “gli oggetti non sono, come crediamo, inanimati” annota su Il Venerdì lo scrittore Paolo Di Paolo “sono ’le lacrime delle cose’ come dice Virgilio in un verso dell’Eneide. E’ una verità ineffabile che spesso sono loro a tenere memoria e traccia di noi, più di quanto non accada il contrario”. Certo, sarà capitato a molti, di trovarsi ad aprire un cassetto rimasto chiuso per anni e così scoprire o ritrovarsi tuffati in un mondo già attraversato, poi messo da parte, ma non cancellato. L’occasione spesso è un trasloco, talvolta un chiudere per sempre la casa dei genitori. “La vita”, che questi oggetti ci raccontano “non è in ordine alfabetico” come suggerisce il titolo di un libro di Andrea Bajani, ma “tutto si mescola e convive in noi, come gli oggetti di diverse età accumulati, come i bicchieri scompagnati” (ancora Di Paolo). Se dal cassetto esce un ditale o un pizzo ad uncinetto o le spolette della vecchia Singer con tutti i fili colorati pronti per la veloce passata di cucito dalle mani della mamma, ognuno di essi a suo modo dà il via allo snodarsi di momenti di vita in famiglia: questi oggetti, silenziosamente, ne hanno fanno parte, allora e in qualche modo anche ora.

Dalle cartoline illustrate che si scambiavano timidamente i fidanzati di 80 anni fa – lui militare di leva a Torino all’inizio della seconda guerra, lei operaia al Cantiere di Monfalcone – parte la narrazione della loro vita difficile di ragazzi, sospesa ed incerta sul futuro, eppure tirata con i denti giorno dopo giorno per volontà di sopravvivenza, nonostante il ripetersi dell’allarme che anticipava i bombardamenti, la paura, il cibo scarso, la tessera annonaria… Scoprire i nonni com’erano da giovani, con le loro fatiche, le aspettative, le speranze di ragazzi di vent’anni: una novità sorprendente per le loro nipoti, che sì ne avevano sentito parlare, ma ora dalle foto in bianco e nero ne colgono i particolari che raffrontano con il proprio modo di vivere e di rappresentarsi, oggi. Oggetti quotidiani che trasudano immagini potenti di vita, spettatori silenziosi delle nostre esistenze.

Canta Raf in Infinito “Nella mia mente flash ripetuti, attimi vissuti./È passato tanto tempo, ma tutto è talmente nitido/Così chiaro e limpido che sembra ieri”.