Il docente come risorsa

Tra pochi giorni, riprenderanno in tutta Italia le attività didattiche per un numero di studenti compreso fra 7 e 8 milioni.Di scuola, in questi ultimi tempi, si sta parlando molto, ma più per gli aspetti legati all’immissione in ruolo di decine di migliaia di insegnanti che per la centrale funzione educativa attribuita alla scuola, coinvolta nei processi di grande cambiamento sociale, culturale, economico.  Da parecchi anni l’istituzione scuola sta sperimentando, fra contraddizioni, polemiche, resistenze, ma anche investimento di energie e passione di una parte delle sue componenti, un percorso di riforme, determinato dal passaggio epocale verso la società postmoderna, post-fordista, della conoscenza: l’approccio delle competenze, previsto dall’UE e consacrato nella strategia di Lisbona, costituisce la ricaduta sul mondo della formazione di quel grande mutamento economico che ha prodotto la globalizzazione.Contesa fra conservazione e innovazione, la scuola, nella totalità dei suoi protagonisti, dirigenti, docenti, studenti e famiglie, appare confusa e attraversata da molti conflitti, con pericolose ricadute di demotivazione e impotente rassegnazione, riscontrabili sia fra gli insegnanti sia fra i loro allievi, spesso inclini, da nativi digitali immersi in un tempo frammentario, accelerato e riempito da un surplus di stimoli, a considerare la scuola come obbligo noioso e inutile. Immagine che la crisi economica, con i dati terribili sulla disoccupazione giovanile, ha confermato, inducendo molti ragazzi a non intraprendere gli studi universitari.In questo quadro denso di problemi e interrogativi, l’attenzione della politica e dei media sembra concentrata sulla scuola come posto di lavoro piuttosto che come luogo di formazione. I dati proposti anche quest’anno nelle scorse settimane dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sui risultati degli esami offrono un quadro a tinte molto rosee sulla preparazione degli studenti italiani: all’esame di terza media nel mese di giugno 2015 la percentuale di promossi è stata del 99,8% (ammessi: 97,2%); all’esame di Sato conclusivo, la percentuale è stata pari al 99,4% (ammessi: 95,6%).  La disaggregazione per regioni presenta però alcuni aspetti apparentemente sorprendenti: solo lo 0,4% degli studenti della nostra regione ha conseguito la lode all’esame di maturità mentre la percentuale massima si riscontra in Puglia con il 2,3%; analoghe differenze si registrano per le fasce di voti più alti. I risultati dei test OCSE-PISA propongono una distribuzione regionale praticamente rovesciata, con gli studenti delle regioni del Nord, fra cui il Friuli V.G., a porsi non solo ben al di sopra della media italiana, ma della stessa media OCSE. Frammentazione, differenziazione, incoerenza, caratteristiche tipiche del postmoderno, riguardano anche le istituzioni deputate alla formazione delle nuove generazioni, rivelando la mancanza di un sistema condiviso di istruzione ed educazione. E di questo vorremmo si discutesse in prossimità dell’avvio del nuovo anno scolastico: di proposte educative, di percorsi condivisi fra scuola, famiglie e territorio, di impegno collettivo per restituire alla scuola l’essenziale compito di formazione di persone e cittadini liberi e responsabili.  La risorsa fondamentale della scuola, aldilà e nonostante le strutture fatiscenti e inadeguate, il peso della burocrazia, le contrapposizioni sui metodi, resta l’insegnante, maestro ed educatore. Come afferma Recalcati ne “’L’ora di lezione”: “Se tutto sospinge i nostri giovani verso l’assenza di mondo, verso il ritiro autistico, verso la coltivazione di mondi isolati (tecnologici, virtuali, sintomatici), la Scuola è ancora ciò che salvaguarda l’ umano, l’ incontro, le relazioni, gli scambi, le amicizie, le scoperte intellettuali, l’eros. Un bravo insegnante non è forse quello che sa fare esistere nuovi mondi? Non è quello che crede ancora che un’ora di lezione possa cambiare la vita?”