Gorizia è altro

Quei manifesti sono figli di un momento politico di mancanza di riferimenti e di confusione come l’attuale in cui un diffuso revisionismo porta nuovamente in auge gesti e parole di un periodo che speravamo rilegato ormai ai soli libri di storia: a farla da padrone è la sterile nostalgia di chi non possiede la capacità e l’intelligenza di vivere l’oggi, rimanendo ancorato – per incapacità personale o per mero tornaconto elettorale – ad un ieri che ha segnato uno dei momenti più bui nella storia del nostro Paese. Paghiamo, oggi più che mai, la perdita della memoria storica: il passato, prossimo o remoto, viene raccontato (o imposto?) alle giovani generazioni da youtuber e influencer nei social network, senza mediazioni che offrano una chiave di lettura per quanto possibile oggettivamente fondata che permetta di distinguere le fake-news dalla realtà.La città di Gorizia ha nel suo DNA gli anticorpi per non ricadere vittime delle contrapposizioni e delle divisioni – tacite o espresse . che ne hanno segnato l’esistenza per lunghi decenni dopo la fine del secondo conflitto mondiale. “Noi e loro” è stato uno slogan che ha alimentato troppo a lungo l’idiozia di chi non ha saputo fare altro che innalzare muri, lungo le piazze e le strade e nel cuore delle persone. Un atteggiamento, fortunatamente, sconfitto dalla capacità profetica di quegli uomini e di quelle donne che, di qua e di là del confine Italo-jugoslavo prima e Italo-sloveno poi, hanno creduto (nonostante le difficoltà e le incomprensioni provenienti da ambo le parti) che solo nel dialogo era possibile raccogliere l’eredità di quella Gorizianita che nell’incontro di genti e culture, di lingue e fedi diverse aveva trovato la propria ragione d’essere.Per questo oggi è importante vigilare perché ogni singolo atto che incita alla divisione ed all’odio venga condannato sin dall’inizio. Da qualunque parte esso provenga e verso chiunque sia diretto.Nel campo di concentramento di Dachau una scritta ricorda che “Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. Un monito, purtroppo, sempre attuale.