Farsi Carità

È significativo che ciò avvenga proprio nella domenica in cui dalla Liturgia giunge un invito perentorio ad ogni fedele: “Gaudete – Rallegrati”. Un invito che, nella lingua greca in cui fu scritto il Vangelo secondo Luca, trasmette un messaggio ancora più profondo usando al plurale (cháirete) lo stesso verbo (cháire) con cui l’angelo Gabriele saluta Maria.Un “rallegrati” che rischia, però, di trasformarsi in “inquietati” ove ci rendiamo solo conto di quanto velocemente si stia avvicinando il Natale e di come la nostra attenzione sia probabilmente ancora una volta concentrata soprattutto sugli elementi che rischiano di farci perdere di vista quello che dovrebbe essere il significato vero della nostra gioia.Ecco, allora, come questa domenica possa rappresentare un’occasione davvero preziosa per ricordarci che non si fa carità: ci si fa carità.L’attenzione al prossimo richiede un coinvolgimento da vivere in prima persona e che non può essere delegato ad altri. E questo vale per ciascuno di noi ma anche per le nostre comunità.In tal senso assumono un rilievo del tutto particolare le iniziative che la Caritas diocesana o quelle parrocchiali portano avanti nella loro testimonianza quotidiana. Ma sarebbe un errore considerare i Centri di ascolto, gli Empori della solidarietà, i Dormitori… presenti a Gorizia piuttosto che a Cormons o a Monfalcone solamente come luoghi fisici: Opere segno sono, prima di tutto, gli uomini e le donne che si tendono la mano. La tende chi chiede ma la tende anche chi da.A ben vedere – se la carità è vissuta pienamente – non risulta così semplice distinguere in questo gesto chi dona e chi riceve: in ogni caso, ciascuno non può non uscire trasformato dall’incontro con l’altro a cui ha “lasciato” una parte di sè. Perché quell’Altro – non dimentichiamolo – è l’Eterno che si fa presente nel mondo, nascendo in un umile cittadina di Israele, alla periferia dell’impero allora dominante, per annunciare l’unica Parola di vita eterna.