Educare alla memoria

La nostra società e il nostro tempo sono caratterizzate da una grande velocità nella trasmissione delle informazioni e, allo stesso tempo, di una grande abbondanza nella quantità delle informazioni che ciascuno ha a disposizione. In tempo reale si può sapere che cosa sta accadendo dall’altra parte del mondo. Basta avere un telefono con connessione internet per avere accesso ad un repertorio praticamente infinito di notizie, testimonianze, pareri, collegamenti, immagini, video…Questa velocità e questa abbondanza di informazioni sono sicuramente una ricchezza che le nostre generazioni possono godere, ma hanno degli effetti collaterali non ugualmente positivi.  Le notizie tendono a passare molto presto di moda perché devono lasciare spazio a nuove notizie. Pertanto non c’è il tempo e la possibilità di andare in profondità davanti ad un’informazione. Ci si è emoziona, ci si preoccupa, si gioisce, ci si indigna per la notizia del momento, ma bastano pochi giorni perché non ci si interessi più per quanto aveva fortemente emozionato ed era stato fonte di attenzione.Il rischio davvero grande del nostro tempo è la superficialità. Tutti corrono il rischio della superficialità, ma sono soprattutto i giovani ad essere più sensibili alle caratteristiche di un contesto culturale. Il ricordo e la memoria sono l’antidoto alla superficialità. L’etimologia di queste due parole simili danno il senso dell’antisuperficialità. “Ricordare” significa portare nuovamente nel cuore, ritornare più volte sulla stessa realtà portandola nel cuore. Nella parola “memoria” è presente una radice sanscrita che richiama il pensare, ma anche il desiderio, la cura, l’amore. Ricordare e fare memoria allora significa andare in profondità, custodire nel cuore, vincere la superficialità, prendersi cura del mondo. Educare al ricordo e alla memoria significa educare alla profondità. L’educazione alla profondità, e quindi il ricordo e la memoria, sono importanti per tutti, ma soprattutto per i giovani. In questo anno giubilare vorremmo che il confronto con la Misericordia sia qualcosa che tocca davvero la profondità del nostro cuore e non solamente la superficie di alcune iniziative. Per questo la riflessione sulla Misericordia non può essere troppo veloce, ma deve confrontarsi anche con il male e con il male radicale. Che cosa significa essere misericordiosi e, allo stesso tempo, avere a che fare con una violenza ingiusta e ingiustificabile? che cosa significa essere misericordiosi e, allo stesso tempo, confrontarsi con la disumanità? Per cercare di dare qualche risposta a queste domande, per ricordare e fare memoria, per andare in profondità nella propria vita i giovani delle diocesi del Friuli Venezia Giulia si incontreranno nel pomeriggio di domenica 24 gennaio presso la Risiera di S. Sabba, a Trieste, luogo che ha il triste primato di essere l’unico lager nazista sul territorio italiano. Questo incontro, intitolato “Evento della Memoria”, e che si colloca a poca distanza dal giorno della Memoria e a qualche settimana dalla giornata del Ricordo, fa parte dell’itinerario che i giovani stanno facendo verso la Giornata Mondiale della Gioventù che nel luglio 2016 farà convenire il mondo a Cracovia. In quell’occasione con i gruppi delle diocesi di Concordia-Pordenone, Udine, Gorizia e Triste si visiterà anche il campo di stermino di Auschwitz-Birkenau. L’Evento della Memoria prevede la visita alla Risiera di S. Sabba guidati da alcuni giovani che si sono preparati appositamente per questo, l’ascolto della testimonianza di uno degli ultimi deportati sopravvissuti ad un campo di sterminio, l’ascolto anche di chi sta vivendo nei nostri giorni il dramma della guerra e della deportazione. L’incontro giungerà al suo vertice quando si invocherà la pace per il nostro mondo nel cortile dove sorgeva il forno crematorio. Solamente chi ricorda e fa memoria è capace di vivere con profondità il presente e di costruire un futuro diverso.