Cristiani nei giorni feriali

Nei Vangeli assistiamo con frequenza a Gesù che sceglie e distingue i suoi interlocutori. Ora parla alla folla, ora ai discepoli, ora a qualcuno dei più intimi, da lui scelti. Ne risente lo stile e il contenuto del suo messaggio, tanto che se ne accorgono anche i suoi amici, che gli chiedono come mai – ad esempio – a “quelli di fuori” lui parli soltanto in parabole.Anche l’anno pastorale, sicuramente segnato dalla nuova Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Carlo, opera una scelta precisa di interlocutori. Sono i “cristiani della domenica”, “quei cristiani che più o meno regolarmente frequentano la Messa domenicale”, come ci ha anticipato l’Arcivescovo nell’Assemblea pastorale di giugno.Continuazione del percorso sull’identità del battezzato, ottimo aiuto questo al cammino personale di ciascuno, in tempi in cui sapere chi siamo non è sempre agevole, né culturalmente e neppure a livello individuale.”Chi è il cristiano”, ci eravamo chiesti guardando al Vangelo di Luca; chi è “il cristiano della domenica” la direzione di quest’anno pastorale. Con il desiderio, neppure tanto malcelato, che “il cristiano della domenica” possa diventare sempre più “il cristiano dei giorni feriali”.Ai più impegnati, ai “discepoli impegnati” con e per Gesù nella preparazione della sua venuta nel tessuto umano di oggi, l’invito deciso dell’Arcivescovo a costruire e curare ambienti relazionali caldi e accoglienti, ricchi di bellezza e densità spirituale, oltre che di attenzione alle domande serie delle persone che frequentano le nostre comunità. Delle “domeniche esemplari”, insomma, che possano far sperimentare alle persone che frequentano la bellezza del Vangelo e l’utilità della vita cristiana.Tutto questo inserito nel lento – ma inarrestabile – movimento verso la collaborazione reciproca delle nostre parrocchie, con o senza presbitero residente, perché diventino sempre più delle comunità che mettono insieme le risorse pastorali migliori per ampliare l’offerta del Vangelo ai giovani, agli adulti, al territorio.L’alternativa alle unità o, meglio, alle comunità pastorali per sopperire alle necessità della nostra Chiesa diocesana, lo intuiamo, è l’accorpamento, o inglobamento, o annessione delle piccole parrocchie che dir si voglia, come dolorosamente ancora si sente dire da alcuni di noi, dopo due anni di formazione e infiniti richiami che vanno in altro senso. In altri paesi e diocesi, infatti, si sono create delle nuove “super-parrocchie” attorno all’unico parroco residente, con una decina di migliaia di abitanti, per far sì che ci sia vitalità e possibilità di amministrare il tutto. Scelta più “clericale”, potremmo chiosare.Non è la via indicata dalla nostra Chiesa diocesana, che invece preferisce salvaguardare la vita e l’identità di ogni comunità, anche piccola. Ma per poter vivere una minima vita di fede e di Chiesa è necessario aiutarsi e collaborare assieme. Gli strumenti intellettuali e spirituali sono a nostra disposizione. Alla Madonna di Barbana abbiamo affidato tutto questo nel pellegrinaggio diocesano dell’8 settembre, assieme alla preghiera per i nostri coraggiosi e fedeli presbiteri e ai generosissimi collaboratori, che si affaticano per il Vangelo.

* vicario episcopale per l’evangelizzazione ed i sacramenti