Condividere: un gesto sapiente

Aristotele, nella Metafisica, afferma che gli uomini hanno incominciato a filosofare solo dopo aver risolto i problemi della propria sopravvivenza. Sono andati alla ricerca del senso del loro esistere, del perché fondamentale delle cose, della sapienza insomma, solo quando hanno potuto affrancarsi dai bisogni primari (nutrirsi e coprirsi): prima erano troppo impegnati a sopravvivere per poter riflettere profondamente, per poter meravigliarsi di fronte allo spettacolo del mondo e della vita.Aristotele ha ragione: è indubbio che molte speculazioni e filosofie sono frutto di elucubrazioni possibili solo avendo a disposizione tempo e risorse. Ma esiste anche una forma di saggezza che viene dal basso. Una forma di sapienza del cuore che parte dall’esperienza dura e quotidiana della finitezza, dell’essere fragili, che ci accomunano tutti. Grazie a questa sapienza del cuore riusciamo a “sentire” che gli altri sono come noi, che tutti abbiamo bisogni e paure. Da qui nasce la comprensione umana, la compassione, la condivisione: il condividere con gioia il poco che si ha, ed il poco che si è, con gli altri. Qualcuno obietterà che questa è una visione idilliaca, irreale; che la coscienza dei propri bisogni non rende più propensi ad aprire le proprie mani per condividere, ma semmai a chiuderle per tenere per sé. Può anche succedere… ma ci sono pure esempi opposti, e sono tanti, di persone che continuano, nella nostra società definita egoista e superficiale, a donare quanto possono a chi è meno fortunato di loro. E se nel nostro Paese ci siamo al momento risparmiati grossi conflitti sociali in questo periodo di crisi economica e morale, il merito va anche a coloro che sanno ogni giorno privarsi di qualcosa per condividerlo con gli altri. Questi, che operano per lo più nel silenzio, contribuiscono a costruire la civiltà dell’Amore molto di più di quelli che riflettono nell’isolamento di un pensiero solitario.