Cammino di unità per un credo più universale

Nel mondo cattolico la riduzione della partecipazione è dovuta a tanti fattori, non ultimo una certa chiusura, in particolare nei confronti delle altre fedi religiose che si riverbera anche nella politica con la diffidenza nei confronti degli extra-comunitari. Mentre i mezzi di comunicazione spingono inevitabilmente verso società completamente aperte verso le altre culture e sempre soggette all’interferenza, le persone si ritraggono sempre di più nel loro vissuto abbarbicandosi e piccole certezze che spesso hanno il valore di una chimera. Eppure proprio questa nostra società così sovra-esposta dovrebbe stimolare la chiesa all’atteggiamento del dialogo, dello scambio e della reciprocità. Essendo in contatto con diverse culture, volenti o nolenti, siamo portati a confrontare e parametrare valori diversi, modelli di comportamento differenti, linguaggi molteplici.Quali criteri abbiamo per il discernimento? La storia recente dimostra che quelli vecchi che la religione aveva fornito per valutare la vita si dimostrano inefficaci. Se il cristianesimo intende ancora interpretare il vissuto deve scoprire principi più universali e meno situati. Ma dove rinvenire e mutuare questi criteri che permettano di mantenere la fedeltà della comunità cristiana al vangelo e di vivere la contemporaneità? Uno dei percorsi più adeguati e proprio quello del dialogo ecumenico tra le chiese, quella cattolica, quella ortodossa e quella protestante, che hanno lo stesso credo nel vangelo, ma che si sono diversificate a causa delle loro tradizioni culturali. Il confronto con le interpretazioni diverse delle stesso vangelo che costituiscono le tradizioni delle diverse confessioni religiose porta a scoprire quei punti fermi che l’esperienza di fede deve proporre senza cadere in forme troppo situate e quindi campanilistiche.È sulla scorta di tale riflessione che quest’anno la Settimana ecumenica avrà al centro la conferenza che si terrà a Gorizia, giovedì 24 gennaio dal tema: “Credere o non credere. Crediamo davvero?”. La dimensione religiosa oggi è fortemente presente nell’agenda della politica e della cultura. Tuttavia, la concezione della fede è spesso legata a modelli troppo tradizionali e devozionali. La distinzione tra chi crede e chi non crede si rivela così inadeguata, nonché impropria. Tra coloro che affermano di credere in realtà molti più che fondare la loro vita in Gesù, morto e risorto, si aggrappano a visioni religiose ecclettiche, spesso intrise di mangia e di antropomorfismi. Mentre, tra coloro che dichiarano di non credere, diversi non riescono ad aderire a una chiesa che non sempre risulta fedele al vangelo. Tuttavia, manifestando i propri valori di giustizia, verità e uguaglianza, essi in realtà credono, senza sapere di essere credenti. E’ richiesto uno sforzo per purificare le incrostazioni della fede, per giungere a una adesione che tenga conto che Dio è un assoluto e che l’essere umano non può essere strumentalizzato.Per giungere al discernimento di una fede adulta e matura la chiesa deve confrontarsi con le altre chiese sorelle e solo in un cammino di unità sarà possibile rinvenire un credo più universale, quindi più cattolico, che sia in grado di comunicare la vera immagine del Dio della vita ad ogni essere umano.