Bisogno di speranza

In questi giorni stanno cominciando le attività estive per bambini e ragazzi in diverse parrocchie e realtà della nostra diocesi, ed è un segno di speranza per tutti. Se ci pensiamo bene abbiamo chiesto ai nostri bambini e ragazzi, che da quello che si sa non rischiano tanto dal coronavirus, di rinunciare a qualcosa di indispensabile per la loro crescita (come il gioco e l’incontro con gli amici) a favore delle imprese dei loro genitori e della salute dei loro nonni. I bambini e i ragazzi hanno rinunciato alla scuola nella parte più bella che è l’incontro, e a tutte le loro attività, per il bene dei più grandi. Darsi da fare per loro è adesso un riconoscimento e un segno di gratitudine per quanto i più piccoli hanno fatto per noi, più a rischio di ammalarci. Ad aprile le valutazioni tecniche sull’andamento dell’epidemia non facevano sperare nulla di buono e rendevano molto difficile immaginare delle attività aggregative estive per bambini e ragazzi. In quel contesto comunque gli educatori della diocesi hanno cominciato a confrontarsi per capire quali strade percorrere e per pensare modalità alternative per non fare venire meno l’impegno educativo della Chiesa nei confronti dei più piccoli. Questo scambio via web è continuato per tutto il mese di maggio. È stato un confronto intenso come non accadeva da anni, in cui è emersa una grande passione educativa e il desiderio di essere vicini a coloro che hanno portato un peso non indifferente durante il lockdown. Col passare delle settimane le restrizioni si sono allentate e ci sono state delle aperture anche per le attività con pernottamento, che sono un momento formativo fondamentale alla vita fraterna e all’esperienza di Chiesa. I rischi rimangono e i protocolli da attuare sono ancora piuttosto complicati (anche perché le ordinanze si sono sovrapposte e non è chiarissimo quale sia l’ultima norma da seguire). Tuttavia merita assumersi questi rischi per diversi motivi. Merita assumersi i rischi per il bene di bambini e ragazzi che hanno sopportato pazientemente le restrizioni dell’isolamento, ma che hanno un bisogno vitale di relazione e di socialità. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di sperimentare che la comunità cristiana è preoccupata alle loro relazioni come segno di verità dell’annuncio che facciamo di un Dio che in sé è relazione. Merita assumersi i rischi per il bene degli adolescenti. Mentre per i più piccoli, giustamente e grazie a Dio, ci pensano spesso anche i Comuni, le cooperative e molte associazioni, agli adolescenti non viene data tanta attenzione. Le attività con i più piccoli sono l’occasione per gli adolescenti di mettersi al servizio, di giocarsi in prima persona, di assumersi delle responsabilità che fanno molto bene alla crescita. Molti adolescenti si sono bene adattati al lockdown, forse anche troppo, e rischiano anche adesso di rimanere in casa sul computer, a coltivare relazioni virtuali. Se già prima c’era il rischio di avere degli adolescenti reclusi nelle proprie stanze (i giapponesi li chiamano hikikimori), dopo l’epidemia il rischio sale ancora di più. Stanare gli adolescenti e stimolarli ad essere protagonisti è qualcosa per cui merita assumersi dei rischi. Merita assumersi i rischi delle attività estive anche per il bene delle nostre comunità che sono state troppo silenziose e troppo tranquille per diversi mesi. Le nostre comunità hanno bisogno di sentire un po’ di rumore e di confusione, hanno bisogno di vedere movimento e agitazione per ricordare che sono vive e che sono chiamate ad essere generative. La proposta degli oratori estivi è un segno di speranza che stiamo attendendo.