Amnesia

Nell’intervento pronunciato a braccio nella giornata inaugurale dell’assemblea della CEI, papa Francesco ha parlato dell’amnesia ecclesiale: “perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e andiamo avanti”.Il papa sottolineava quanto sia rimasto inascoltato il messaggio lanciato alle Chiese che sono in Italia dal Convegno ecclesiale svoltosi a Firenze nel 2015 ma le sue parole ben si inseriscono alla vita ordinaria delle nostre Chiese e comunità: organizziamo tanti incontri, convegni, dibattiti riflettendo anche su tematiche importanti che toccano profondamente la vita delle persone ma poi troppo spesso tutto questo resta lettera morta. A mancare è particolarmente il “dopo” ovvero il cercare di rendere fruttuoso quanto proposto ed ascoltato sviscerandone tanto gli aspetti positivi quanto quelli negativi per calarlo nella quotidianità pastorale e personale. E questo ci fa, appunto, perdere la “memoria” portandoci ogni volta a fare finta che nulla ci sia stato prima e nulla ci sarà dopo ma anche a seppellire l’entusiasmo di chi propone esperienze nuove sotto la lapide “questo noi lo abbiamo già fatto!” (senza interrogarsi sul perché nessuno se ne ricordi).Ci siamo così tanto abituati a questo atteggiamento che non ci facciamo più caso. Eppure se vedessimo un pescatore che dopo avere calato le proprie reti se ne disinteressa abbandonandole in mare aperto e ritornando tranquillo a riva, rimarremmo per lo meno sconcertati.Soprattutto in questo tempo di pandemia, abbiamo spesso (ab)usato delle possibilità digitale che la tecnologia ci mette a disposizione per moltiplicare gli appuntamenti. Se nella primavera 2020 – con il lockdown totale – questo era l’unico modo possibile per mantenere un minimo contatto fra le persone, di questi tempi dopo una giornata passata dinanzi al video fra didattica a distanza e smart working la voglia di riaccendere il computer non è sempre proprio tanta… Con la possibilità per le persone di ritrovarsi “de visu”, webinar, conference call,… acquistano un senso pieno se rappresentano momenti ben definiti di una programmazione pastorale integrata: possono essere un importante ed utile supporto alla pastorale “in presenza”, non sostituirsi tout court o rappresentare l’estemporaneo fine a se stesso.Le parrocchie della nostra diocesi sono state chiamate quest’anno dal vescovo Carlo nella Lettera pastorale “La nube luminosa” a riprendere in mano gli “Atti della comunità” redatti nel 2013/2014: la pandemia ha temporaneamente e necessariamente rallentato il discernimento ma anche in questo caso il “fare memoria”, fermandosi a riflettere sulle pagine di un passato prossimo che assume le forme di un trapassato remoto, diviene fondamentale per una proposta pastorale offerta senza soluzione di continuità.Ed è questa la strada da percorrere per superare l’amnesia.