Una rete diffusa sul territorio

I Centri di ascolto parrocchiali sono luoghi dove alcuni volontari sono disponibili innanzi tutto per accogliere e ascoltare a nome della comunità cristiana quanti si presentano perché in difficoltà, cercando insieme delle soluzioni senza sostituirsi alla persona stessa o alle strutture che dovrebbero intervenire.

Chiunque può andarci ?Chiunque, di qualunque razza, sesso, religione o situazione sociale.

Dove si trovano? Quando sono aperti ?Ve ne sono:- presso l’Oratorio “S.Michele” (lunedì 16.30-17.30 e giovedì 10.00-11.00);- presso la parrocchia della Marcelliana (mercoledì 11.00- 12.00), – presso la parrocchia di S.Nicolò (mercoledì 16.00-17.00);- presso la parrocchia di S.Giuseppe (giovedì16.00-18.00);- presso la parrocchia di Staranzano (martedì 18.00-19.00).Operano tendenzialmente su base territoriale anche nel resto del decanato.

Quante persone si rivolgono ai Centri?Nel corso del 2018 al “San Michele” una ottantina di famiglie (45 italiane e 36 straniere), alla Marcelliana 22 famiglie (14 italiane, 8 straniere), a san Nicolò una trentina (27 italiane e 6 straniere), a san Giuseppe una trentina (80% italiane), a Staranzano una ottantina di persone.Quali le risorse economiche? Si fa quel che si può con quello che c’è in cassa, “non si fanno miracoli”.Qualcosa arriva dalle offerte fatte nelle parrocchie o da alcune iniziative, come “Caldo Natale”: vi sono delle strutture conosciute e consolidate, come il Fondo di Solidarietà di Staranzano o la San Lorenzo Caritas di Ronchi. Per i casi più onerosi si coinvolge il centro di ascolto diocesano, che è sostenuto dall’8 per mille. Intervengono anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e altrienti e associazioni.

E se una persona ha bisogno di soldi?Chi viene, è prima accolto e ascoltato. I centri non hanno liquidità in mano, per cui non possono far fronte a bisogni immediati di questo tipo: eventuali pagamenti di utenze o altro, vengono fatti direttamente dal centro, se c’è disponibilità finanziaria.Gli operatori cercano anche di orientare verso le risposte o soluzioni presenti sul territorio, informando circa patronati, servizi sociali, centri di accoglienza. Se necessario, iniziano a dare una prima risposta (cibo, vestiario, ecc.) inviando alle strutture caritative presenti in zona (Emporio, dormitorio, mensa, ecc.); provano ad elaborare un progetto di aiuto alla persona. A volte promuovono iniziative per coinvolgere e coordinare i servizi che potrebbero intervenire.Il volontario quindi non è lì per risolvere lui tutti i problemi o per distribuire denaro o materiale: cerca soprattutto di stare accanto e accompagnare la persona o la famiglia nella soluzione del disagio.I centri sono Caritas, il cui scopo principale è sensibilizzare la comunità cristiana e la società per rendersi conto dei problemi e per implicarsi nelle soluzioni facendo crescere la solidarietà.

Vi sono molti volontari?No. Sono molto bravi, ma sono decisamente pochi. Un appello a partecipare è aperto per esempio a tutti i giovani

Cosa si chiede ad un volontario?La prima cosa è la capacità di ascolto per comprendere le sofferenze, iproblemi, soprattutto quelli non espressi o esternati con difficoltà. È necessaria chiaramente  una certa disponibilità di tempo a formarsi per conoscere le varie risorse presenti sul territorio con le quali si fa rete (servizi sociali, volontariati, ecc.) e  importante è anche saper interagire con esse, gestendo le relazioni con umanità, con spirito cristiano e competenza.