S.O.S. Marina Julia

Marina Julia è diventata una “periferia esistenziale” O può essere ancora considerato un potenziale centro turistico? Sembrerebbe di sì. E la domanda sorge spontanea e tanti sono gli altri interrogativi che si pongono gli abitanti del rione monfalconese e l’opinione pubblica in merito alle questioni irrisolte e che suscitano un vivo dibattito in queste settimane dopo anni di richieste andate a vuoto e promesse non mantenute. Cerchiamo di fare luce allora sui temi più sentiti ed evidenti che affliggono quella che, dovrebbero definirsi la località balneare del Mandamento Monfalconese.  Il dibattito relativo all’inquinamento di Monfalcone comprende ormai da molto tempo anche la stessa Marina Julia. La non balneabilità infatti, che viene dichiarata e poi smentita quasi ogni anno mette in luce varie problematiche legate alla questione dell’inquinamento delle acque. Come sciogliere dunque questo nodo che affligge i bagnanti e più in generale la figura del cittadino medio? Le acque sono o non sono balneabili? Su Monfalcone oggi grava ancora la questione della Roggia San Giusto e delle acque del Canale Valentinis. L’annosa questione dell’inquinamento del Golfo di Panzano risale al 1978 quando vennero già commissionati degli studi specifici, dai quali emergeva che l’inquinamento fosse saltuario. In caso di bassa marea non comparivano agenti inquinanti, mentre con l’alta marea si manifestava la presenza di sostanze inquinanti a causa dell’azione delle eccessive perturbazioni. Un’altra conferma è giunta nel 2007 quando l’Arpa ha dichiarato che si trattava di inquinamento superficiale. Sostanzialmente si potrebbe dire che le acque del golfo risultano inquinate nei limiti posti dalle leggi europee, a causa delle fogne cittadine di Monfalcone (Roggia San Giusto), perciò il tutto non dipende propriamente e totalmente dall’inquinamento del fiume Isonzo che sfocia in mare. È stato appurato che i veri inquinatori dell’Isonzo sono i fiumi Corno e Vipacco. I due corsi d’acqua contribuiscono come inquinanti assieme alla diga di Salcano, la quale diminuendo la portata dell’Isonzo, favorisce l’aumento della concentrazione di liquame nel fiume. Per risolvere questo problema l’AATO, cioè l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale della zona orientale goriziana, oggi Consulta d’Ambito Territoriale Ottimale e l’IRIS acqua hanno progettato assieme alla Provincia già nel 2012 un’opera di 36 milioni di euro che dovrebbe permettere di risanare l’Isonzo e di realizzare in futuro un unico “tubone” provinciale che da Gorizia arrivi al mare. Con questa sorta “collettore di trasporto”, si eviterebbe qualsiasi emissione nell’Isonzo e ciò dovrebbe servire per risanare totalmente il fiume. In pratica si tratterebbe di una sorta di un percorso idrico, nel quale dovrebbero finire anche le “acque nere” di Gorizia, dei ventisei paesi della Destra e Sinistra Isonzo. Infatti l’attuazione del depuratore di Nuova Gorica previsto per il 2015 e i depuratori di Gorizia e Gradisca scaricano le acque depurate nell’Isonzo. Quindi viene superata la necessità del “tubone” che secondo i membri dell’Associazione “Per Marina Julia” costituirebbe un  vero e proprio pericolo batteriologico per il territorio e i cittadini. Anche il Lido di Staranzano non rimarrebbe “salvo” dalla questione sollevata dall’associazione cittadini non solo nel suo percorso ma soprattutto per l’ampliamento del depuratore di Staranzano che si trasformerebbe nella più grande cloaca del Friuli Venezia-Giulia, mettendo a repentaglio anche il fragile sistema del litorale e non garantendo in futuro una balneazione sicura. Altri poi sono i quesiti conseguenti dalla realizzazione di questo progetto. Dove verrà scaricato l’eccesso della portata non depurato in caso di guasti o temporali? E ancora: quanto questo sistema inciderà sul potenziale valore  turistico, per’altro già in forte calo, che la zona detiene? Sembra allora doveroso che debbano ancora una volta essere chiarite quali siano le soluzioni efficaci per fare chiarezza sull’annosa questione che tartassa il nostro litorale.

Quali le possibilità di sviluppo?

Marina Julia, è un piccolo rione nel quale abitano 322 famiglie, circa 966 abitanti. Nella stagione estiva la località marittima punta totalmente sul turismo. La crisi economica infatti, ha portato alla chiusura di molte attività del rione, ma la decadenza commerciale del territorio è cominciata già nel 1990 con l’apertura di supermercati e centri commerciali che hanno invaso Monfalcone e dintorni distruggendo il piccolo commercio e danneggiando il turismo di Monfalcone e di Marina Julia. Questo fenomeno ha provocato perciò una diminuzione delle attività operanti nel rione. Delle 25 attività presenti negli anni ’70, oggi ne sono rimaste solo 11, di cui 6 sono aperte solo durante la stagione estiva. Le uniche 5 attività aperte a Marina Julia in tutto l’anno cioè 2 negozi alimentari, un centro estetico, una panetteria e una scuola di ceramica non bastano a rivitalizzare la zona. Non sono previsti inoltre nel corso del periodo invernale particolari eventi e ciò comporta un ulteriore isolamento della fazione monfalconese.In estate la situazione è meno tragica di quella invernale ma non risolutiva di certo perché sarebbe necessario migliorare ulteriormente le condizioni della nostra località balneare. Le attività estive presenti a Marina Julia sono: il campeggio Albatros, che è solito accogliere circa 600 persone ogni estate, l’attività del Windsurf che registra ben 250 appassionati a questo sport, provenienti anche dall’Austria, e il centro estivo austriaco “Naturale Freunde”, attivo dal 1971, il quale accoglie 400 bambini e ragazzi.L’Associazione “Per Marina Julia” dunque, per cercare di rinnovare ed animare il proprio rione, aveva promosso nel 1975, assieme ai frati della Marcelliana, anche l’acquisto di un terreno dove stanziava un vecchio chiosco che all’epoca risultava essere messo all’asta per costruire poi in quel luogo una cappella. Anche quella ipotesi sfumò.Negli ultimi anni Marina Julia ha cercato di uscire dalla solitudine, ospitando qualche evento musicale. Tali iniziative non sono state sufficienti. Inoltre questa zona offrirebbe un’altra risorsa: un sentiero che consente ai turisti di fare una passeggiata lungo il mare, da Marina Nova fino alla riserva naturale dell’Isola della Cona ma tale ricchezza è stata abbandonata in quanto la zona del Lido di Staranzano è inagibile da diversi anni. Monfalcone e Staranzano con i loro lidi andrebbero inserite a pieno titolo nel turismo regionale ma sembra che i “vecchi schemi” amministrativi non permettano nuovi sviluppi considerata anche la mancata affluenza di persone nel resto dell’anno ed il consistente calo durante la stagione estiva. Potrebbero essere organizzati eventi e mostre che renderebbero più attrattiva la zona. La carenza di investimenti non permette di realizzare nuovi progetti. La burocrazia impone troppi “paletti” rispetto al passato. Il decoro urbano potrebbe migliorare e alcune strade come quella di Via Cavana hanno ancora problemi di scolo delle acque meteoriche in casi di piogge consistenti. La volontà e l’intento di riportare il proprio rione allo splendore del secolo precedente ci sono almeno da parte dei cittadini ma tutto questo resterà solo un sogno?