Redipuglia: una Via Lucis di speranza

Guidati spiritualmente dall’Arcivescovo mons. Redaelli, da don Schiavone, cappellano della chiesetta intitolata a Santa Maria Regina posta in cima al monumento, e da altri esponenti del clero diocesano, i giovani e gli adulti si sono ritrovati a pregare insieme per la pace nella cosiddetta “Via Lucis”. Quattro le tappe fondamentali, nelle quali le preghiere sono state recitate sia in italiano, che in friulano ed in sloveno: la prima ai piedi delle tombe mentre l’ultima direttamente nella chiesetta. Qui chiunque ha potuto accendere un lumino dal cero pasquale per poi porlo liberamente sui gradoni del Sacrario stesso, quasi a ricordo del proprio passaggio in quel momento particolare.Momenti di rilievo sono state le riflessioni poste durante e a metà del percorso stesso. Poi, mentre il sole si accingeva a lasciare lo spazio alle tenebre, l’attenzione è stata posta dalle guide spirituali proprio a quell’evento, facendo poi muovere lo sguardo dei fedeli verso l’orizzonte. “Come potete vedere, non ci sono confini naturali fino all’orizzonte” ha affermato don Nicola Ban ai presenti durante la seconda riflessione, come a richiamare costantemente la richiesta al Padre per la Pace duratura nel mondo.Se cento anni fa le nostre zone erano teatro di feroci ed inumani scontri, in quello che fu il “suicidio d’Europa” nell’ “Inutile strage”, ora devono essere l’esempio fiorente di una convivenza pacifica tra i Popoli costituenti comunità civili e diocesane  le cui frontiere, ormai cadute tra i vari Stati, possano essere in via definitiva distrutte anche nelle menti delle persone.Dalla Via Lucis allora è giunto un augurio sincero ma potente, che smuove gli animi e si fa ancora una volta promotore di quella convivenza fraterna che sta alla base di una società più libera e civile. “La guerra è follia!” ricordiamocelo.Non si compia nuovamente quel disumano errore che ha causato solo una strage che resterà indelebile nel trascorrere della storia dell’umanità.