Progetto per una gestione partecipata della Riserva Naturale Foce Isonzo

Si è tenuto nella sala consiliare del Comune di Staranzano nell’ambito del progetto IMPRECO  – il progetto europeo finanziato nell’ambito del programma ADRION di cui il Comune è capofila –  il primo incontro volto ad avviare una gestione partecipata della Riserva Naturale Foce Isonzo. All’invito del Comune di Staranzano hanno risposto numerosi portatori d’interesse: enti pubblici (Servizio Biodiversità della Regione Autonoma Fiuli Venezia Giulia), ricercatori, guide naturalistiche, operatori turistici, associazioni sportive, culturali o di volontariato, birdwatcher e fotografi e semplici visitatori dell’Area Protetta. Serena Francovig, assessore del Comune di Staranzano ai progetti europei nel portare i saluti dell’Amministrazione ha rimarcato «l’importanza di questo tavolo di lavoro e ha annunciato a breve la presentazione di altri progetti europei».Conservare la natura, cioè la biodiversità e gli ecosistemi, ha un valore intrinseco che rappresenta la finalità principale per cui vengono istituite le aree protette. Tuttavia, il progetto IMPRECO fa un ulteriore passo avanti: conservare la natura vuol dire anche salvaguardare anche i beni e servizi che ci fornisce e, per questo, fare sviluppo del territorio. «È possibile raggiungere un obiettivo così ambizioso da soli? La risposta è no – ha spiegato Francesca Visintin di eFrame – è necessario coinvolgere i portatori d’interesse, cioè coloro che beneficiano direttamente dei benefici e servizi dell’area protetta, e condividerne la responsabilità. IMPRECO prevede un percorso articolato in 7 incontri in cui analizzare le situazioni che richiedono interventi di gestione e salvaguardia, individuare insieme delle buone pratiche, realizzare tali interventi e/o mettere in pratica le buone prassi». Nell’ambito dell’incontro Matteo De Luca ha illustrato il protocollo attraverso cui «si punta  a coinvolgere pescatori di professione e diportisti nell’attività di monitoraggio di alcune specie e habitat, in particolare – ha spiegato il naturalista – si chiederà di  scattare delle fotografie georeferenziate di due specie animali Pinna nobilis ed Aphanius fasciatus  e l’habitat delle praterie mediterranee a Cymodocea e Zoostera. In questo modo si potranno acquisire nuove informazioni distributive  grazie al significativo numero di persone che a vario titolo frequentano annualmente l’area protetta». Massimiliano Pinat, coordinatore del progetto, ha ricordato come «le pressioni umane e naturali, come inquinamento, smaltimento dei rifiuti, utilizzo del suolo, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, etc. stanno compromettendo la salute degli ecosistemi e, di conseguenza, la loro capacità di fornire servizi fondamentali per il nostro benessere, la nostra sicurezza e la nostra prosperità. Le aree protette sono attori chiave nella protezione, conservazione e connettività degli ecosistemi nonché  punti snodali dei flussi tra ecosistemi e società. L’obiettivo di Impreco è tutelare questa straordinaria ricchezza che costituisce il nostro capitale naturale e dovrebbe essere considerata al centro dei nostri modelli di sviluppo economico».