Luce della Pace: un invito a cambiare e comprendere

Una piccola fiamma accesa nella chiesa della Natività a Betlemme ha portato la propria luce anche in molte case dei nostri paesi. Un percorso che dalla Palestina a Vienna, dal capoluogo austriaco a diversi Paesi europei, da Trieste alla Sicilia, è stato un segno della speranza e dell’attesa di una pace che consenta ai popoli di costruire assieme la propria vita nel rispetto di ognuno. Speranza e attesa che sono contemporaneamente impegno personale e di assieme ad essere costruttori della pace, parola che racchiude in sé amore, equità, giustizia, solidarietà. Nel nostro Paese, l’impegno a diffondere questa Luce è degli scout che nel Monfalconese hanno voluto esprimere tre momenti significativi della volontà di riflettere per vivere i valori della Pace. La Luce di Betlemme è arrivata quest’anno in Piazza della Repubblica a Monfalcone, il 21 dicembre pomeriggio: il ’cerchio’ degli scout l’ha posta al centro della Piazza, luogo di passaggio e di incontro degli abitanti della città. Il segno di una Luce che illumina chiunque sia disponibile ad accoglierla, senza distinzioni di nessun tipo; invito a tutti a guardarsi intorno in una Luce più alta, capace di trasformare le differenze in un mosaico armonioso. Non è buonismo, quello della Luce, è far capire che la vita, nella quale tocchiamo ogni giorno gioie e dolori, fatiche e speranze, odio e amore, può svolgersi nel rispetto e nella pace. Un messaggio che nella settimana prima del Natale è stato portato anche in diverse scuole del Mandamento ed oltre. Un secondo momento è stato vissuto dai fedeli cristiani che hanno trovato nelle chiese parrocchiali la Luce della Pace da Betlemme e l’hanno portata nelle loro famiglie. Gesù che nasce è la Luce che illumina ed indica la via per la salvezza di ognuno e dell’umanità, accogliere questa Luce è un impegno a vivere in famiglia, nel lavoro, nella società come segno dell’infinito amore di Dio che diventa uno di noi. Portare la Luce nella parrocchie di Monfalcone, Ronchi, Staranzano è stato per gli scout momento di testimonianza e assunzione di impegno per una presenza che costruisca rapporti di pace tra le persone e nella comunità. Gli scout hanno proposto e attuato un terzo momento per diffondere il significato della Luce della Pace; domenica 22 dicembre, pur sotto una pioggia insistente, hanno accompagnato la lampada con la fiamma partita da Betlemme sui luoghi della Grande Guerra, da San Martino del Carso al Monte San Michele, lungo il sentiero delle trincee. Poco più di cento anni fa giovani e uomini, sotto bandiere diverse, hanno sofferto la morte con ogni tempo, scavando ferite sulla roccia del Carso per difendersi e attaccare, per salvarsi e uccidere. Davanti al Museo del San Michele, gli scout hanno proposto alla riflessione alcuni pensieri di Papa Francesco: “La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”. La Luce della Pace da Betlemme è una proposta, perché da sola non risolve le tragiche contraddizioni dell’umanità, ma è un invito a cambiare e comprendere che, come indicava il fondatore dello scoutismo mondiale, dobbiamo cercare di lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Ricordava don Luigi Giussani: “Dio ha bisogno degli uomini. Il titolo dell’indimenticato film di Delannoy, è un paradosso, certo, ma è vero. Dio si è reso bisognoso dell’uomo….”.  Diffondere ed accogliere la Luce della Pace da Betlemme diventa così contemporaneamente invito ed impegno.