La migrazione, condizione di vita ed umanità che riguarda tutti

Duplice appuntamento a Fogliano e Redipuglia per la folta comunità coordinata dell’ente regionale Friuli nel mondo. La felice occasione dell’appuntamento annuale ha riunito nella comunità che ospita una parte significativa dei caduti della grande guerra per un omaggio sincero ai caduti di quella che resta “una inutile strage” nel centenario della conclusione della guerra che ha rinnovato – e proprio nel territorio regionale friulano, giuliano e istriano – la terribile esperienza delle migrazioni. Una migrazione che era iniziata alla fine del secolo XIX e che, nel ventesimo, aveva obbligato famiglie e comunità (friulane, bisiache, slovene) a partire verso luoghi della migrazione (in Europa, nelle Americhe) e successivamente in Australia: una storia pesante che continua ad interpellare nuovi popoli e nuove migrazioni, in un  processo che sembra inarrestabile.L’incontro a Redipuglia e Fogliano ha visto uniti generazioni di quelli che sono restati, dei figli e nipoti dei migranti nel mondo ai piedi della scalea dei centomila di Redipuglia in un gesto di omaggio e di riconoscimento che è diventato un gesto di pace e di fraternità non solo nel rito della messa ma anche nell’omaggio al cimitero austroungarico attraverso la rappresentanza di numerosi sindaci guidati da quello di Fogliano e di Udine, insieme a rappresentanti dell’amministrazione regionale.Ha introdotto questo omaggio – ospiti della chiesa di S.Elisabetta a Fogliano – una serata musicale animata dal coro Polifonico di Ruda che ha messo scena una vera sagra dal titolo “Maledetto sangue”, offrendo ai presenti attraverso la musica una panoramica dei sentimenti e delle riflessioni appunto su quella che viene definita nella locandina di presentazione “Maledetta la sua la guera”. La corale era diretta da Fabiana Noro e accompagnata da un gruppo di musicanti.Il secondo appuntamento – prima della deposizione delle corone e delle riflessioni – ha avuto luogo domenica mattina nella stessa chiesa con la celebrazione della messa, caratterizzata dalle lettura in friulano e dalle intenzioni di preghiera a nome di alcuni emigranti, presieduta dal parroco don Lorenzo Boscarol. Commentando il vangelo della distribuzione dei pani, il sacerdote ha riletto l’episodio alla luce di alcuni testi (anche in friulano) di Celso Macor sulla guerra e la pace, sul sentimento di patria e sul futuro della lingue e civiltà friulana. Nella proposta evangelica si fa spazio all’insegnamento cristiano di preoccuparsi del pane quotidiano di tutti; all’impegno di cogliere nel segno dei pochi pani l’invito a mettere a disposizione quello che abbiamo e quello che siamo per rendere possibile il miracolo della condivisione e della solidarietà.Il vangelo, infine, invita a cogliere nella dimensione umana, la vera identità, fino a mettere da parte ogni altra aggettivazione: la stessa dimensione di “migranti” non può che essere il riconoscimento di tale umanità, unica e di tutto. La stessa idealità di patria altro non è non un invito alla chiusura ma una provocazione a sentirsi cittadini del mondo con il carico della propria caratterizzazione; la stessa lingua – da conservare gelosamente – deve servire per unire e riconoscere nella diversità.Il Friuli, allora diventa una ricchezza alla quale rendere partecipi e non una limitazione.Nel corso dei lavori del convegno, oltre la vitalità dell’ente, sono state ricordate le fugure dei responsabili ed in modo speciale la personalità del sen. Mario Toros, recentemente scomparso.