La figura di Maria nella tradizione Ortodossa e Musulmana

Nello scorso appuntamento del ciclo “Maria icona della fede” abbiamo trattato il tema della devozione mariana all’interno del Mandamento monfalconese con un occhio di riguardo agli eventi storici che hanno portato la figura di Maria (secondo le varie accezioni con cui è chiamata) ad essere oggetto particolare di culto per le comunità del basso isontino. Nel secondo appuntamento la visione si amplia: passiamo dalla visione cattolica della Madre del Signore a quella dei Cristiani Ortodossi ed ai Musulmani, due fra i gruppi di credenti maggiormente presenti oggi nel territorio della Bisiacaria.

La Chiesa OrtodossaInnanzitutto per poter parlare della figura di Maria per gli Ortodossi è necessario sottolineare che numerosi dogmi affermati dalla Chiesa Cattolica non sono riconosciuti o quantomeno non sono oggetto particolare di devozione per gli orientali. La fede principalmente viene espressa attraverso gli inni sacri, vere e proprie poesie mariane, e nell’iconografia sacra, anche se gli Ortodossi non conoscono la preghiera dell’”Ave Maria”. La Madonna è chiamata con il termine di “Theotokos”, cioè Colei che genera Dio, appellativo che le venne conferito il 22 giugno 431 durante il concilio di Efeso, riunito per discutere la teoria del patriarca di Costantinopoli Nestorio. Questi affermava che non si poteva chiamare Maria con il titolo di Madre di Dio ma solo con quelo di Madre di Cristo (Christotokos). Con il concilio di Efeso si stabilì che Maria era effettivamente la Madre di Dio poiché Cristo stesso era Dio: negandole il titolo di Madre del Signore si sarebbero scisse in modo troppo evidente la natura umana e quella divina del Salvatore, lasciando la figura di Gesù solamente come un uomo che aveva ricevuto un’”ispirazione” divina. Maria è quindi spesso raffigurata con alcune lettere greche (MP ΘY) sopra il capo: esse sono la riduzione di Μήτηρ Θεοῦ ( Méter Theou) cioè appunto Madre di Dio. A confermare questa importante funzione di Maria è il fatto che la gran parte dell’iconografia la vede con in braccio il bambino Gesù: poche sono le eccezioni e queste la vedono nella figura dell’orante. A questa particolare visione appartengono le “Aghiosoritissa” (dal nome della cintura che conteneva la sacra cintura della Vergine nel santuario di Chalkoprateia a Costantinopoli), la “Blachernitissa” (dal nome della basilica delle Blacherne a Costantinopoli) e la “Deisis”. La Chiesa Ortodossa crede nella perpetua verginità di Maria e ciò è confermato dall’aggettivo “aeiparthenos” (semprevergine appunto)  e dalle tre stelle che vengono poste nelle icone sulla fronte e sulle spalle della Madonna a simboleggiare la verginità prima, durante e dopo il parto: nella dormitio virginis cioè le raffigurazioni mariane della Morte di Maria, compaiono sempre i tre astri. Da sottolineare che per la Chiesa Ortodossa i dogmi dell’Immacolata Concezione di Maria e la sua assunzione in cielo in Anima e Corpo non esistono (presenti invece nella fede Cattolica). Con la sua Assuzione, per i “cristiani orientali”, si tenderebbe a sottrarre Maria dall’esperienza della dormitio (festeggiata lo stesso giorno dell’Assuzione, il 15 agosto) e quindi all’esperienza salvifica della Resurrezione di Cristo. Rimane comunque innegabile che la presenza delle orazioni alla Mater Dei durante le liturgie ortodosse sia marcata. Il più celebre inno ortodosso a Maria è l’Akàthistos che deve il suo nome al fatto che si ascolta e si recita in piedi, come il Vangelo.Padre Emanno Toniolo affermò riguardo l’Akathistos: “Indubbiamente è il più bell’inno mariano dell’antichità e di ogni tempo, momumento letterario di primissimo valore, capolavoro liturgico di importanza ecclesiale. Nel rito bizantino ha un posto di privilegio: gode infatti di una sua propria festa liturgica, il 5° sabato di quaresima, detto appunto “sabato dell’Akáthistos”; anzi viene celebrato parzialmente anche nei precedenti quattro sabati di quaresima o la sera del venerdì, per maggiore comodità dei fedeli”. L’inno venne composto tra la fine del V secolo e l’inizio del VI da un autore ignoto e celebra, in 24 stanze, Maria in chiave cristologica ed ecclesiale. Le prime dodici, di natura narrativa, raccontano la nascita di Gesù (1. L’annunciazione dell’angelo a Maria. 2. Lo stupore di Maria. 3. Maria chiede spiegazioni all’angelo. 4. Lo Spirito Santo renderà fecondo il seno della Vergine. 5. La visita di Maria e l’esultanza del piccolo in seno a Elisabetta. 6. La fede di Giuseppe. 7. Il canto dei pastori, che inneggiano al Dio-Pastore e alla Madre dell’Agnello-Pastore. 8-9. L’arrivo e l’adorazione dei Magi che contemplano Gesù tra le braccia materne. 10. Il ritorno dei magi diventati predicatori di Cristo. 11. La fuga in Egitto. 12. L’incontro con Simeone.) mentre gli altri 12 celebrano la figura mariana nel mistero di Cristo e della Chiesa (13. Il concepimento verginale di Gesù. 14. Questo evento fa elevare gli occhi al cielo. 15. Maria, vera madre di Dio. 16. Stupore degli angeli di fronte all’evento dell’incarnazione. 17. Il parto verginale rende muti gli oratori brillanti, ma fa cantare il cuore dei fedeli.18. Dio nostro pastore venne tra noi come mite agnello. 19. Maria vergine, inizio e modello della chiesa santa. 20. L’uomo non può mai cantare adeguatamente le grazie del Signore. 21. Maria viene celebrata nella sua maternità spirituale, come madre della chiesa e fonte dei misteri battesimali. 22. Il mistero pasquale distrusse il peccato. 23. La presenza misericordiosa e protettrice di Maria nella Chiesa). La 24^ stanza contiene la supplica finale a Maria: “Grande ed inclita Madre, Genitrice del sommo fra i santi, il santissimo Verbo, or degnati accogliere il canto! Preservaci da ogni sventura, tutti! Dal castigo che incombe tu libera noi che gridiamo: Alleluia!”. Oltre che con i titoli di Theotokos e di Aeiparthenos Maria viene definita in altri tre modi: la Donna più santa e glorificata, Immacolata (achrantos  in lingua greca) e Panagia (cioè Tutta-santa). Quest’ultima presenta altre suddivisioni iconografiche che, purtroppo, per motivi di scorrevolezza mi astengo dal descrivere.

L’IslamNell’Islam Gesù è visto come il penultimo profeta ed è riconosciuta dal Corano la nascita verginale da Maria, che in lingua araba è chiamata Maryam: “E quando gli angeli dissero a Maria: – O Maria! In verità Allah t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato… O Maria, Iddio t’annunzia la buona novella di una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Cristo, Gesù, figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio.-O mio Signore! – rispose Maria – Come avrò mai un figlio se non m’ha toccata alcun uomo?Rispose l’angelo: – Eppure Allah crea ciò ch’Egli vuole: allorché ha deciso una cosa non ha che da dire: “Sii!” ed essa è.” (Cor, III: 42, 45, 47). Gesù è quindi definito “Figlio di Maria” per non definirlo “Figlio di Dio”, in tal modo è negata l’incarnazione del Dio-Uomo cristiano.Da sottolineare, però, un fatto storico di rilevante importanza nella storia dell’Islam: nel 630 Maometto entrò nella città della Mecca con le armi (città che lo aveva cacciato otto anni addietro) e fu assolutamente intransigente nell’imposizione della religione monoteista ordinando la distruzione degli oltre trecento idoli che si trovavano nella Ka’Ba, il santuario delle tribù meccane. Unica a salvarsi fu un’icona di Maria.Maria è quindi la madre di un profeta (non di Dio) che ricevette particolari attenzioni da parte di Allah durante tutta la sua giovinezza come il trovare cibo fresco giornalmente che le veniva conferito direttamente dal cielo.Altro particolare interessante è la “maledizione” scagliata contro gli ebrei per aver osato calunniare Maria, avanzando dubbi sulla sua gravidanza misteriosa.Maria viene poi posta assieme agli altri profeti (unica donna) e riceve in tutto il Corano un trattamento di tutto rispetto anche se molti sono i riferimenti all’”errore” cristiano di conferirle poteri speciali.Numerosi sono anche i riferimenti positivi a Maria, che il Corano definisce “SiddĪqah” cioè “Santa, credente” (termine spesso riservato agli uomini), inna Allāh istafāqī (eletta da Dio), wa-faddalaki ’ala nisā’ al-’ālamīn (preferita da Dio a tutte le altre donne della terra) o innī nadhartu mā fī batnī muharraran (scelta da Dio già nel seno della madre).Tuttavia sia ad Efeso che ad Algeri i fedeli Musulmani si recano sovente assieme a quelli cristiani a venerare l’immagine della Madonna.Maria è oggetto di discorsi spesso pacifici tra i credenti cristiani e quelli musulmani. Potrebbe quindi divenire un ponte tra le due religioni, un motivo di distruzione di quel “muro” che con l’odio va creandosi? Maria potrebbe quindi essere la “regina dei popoli” che livella le differenze e ci fa comprendere di essere tutti Figli di Dio.2. continua