Il nuovo dormitorio intitolato ad Aristide Vescovini

Il progetto di dormitorio, come ha sottolineato l’Arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, nasce da una sinergia positiva tra più istituzioni che hanno condiviso l’idea. Ricordiamo l’impresa Vescovinigroup che ha da subito sposato l’idea finanziando cospicuamente il progetto.

Nell’idea imprenditoriale della famiglia Vescovini l’impresa non è soltanto un qualcosa che crea profitto, ma una comunità di persone che deve creare valore all’interno del territorio in cui produce prodotti o servizi.

Alessandro Vescovini intervenuto all’inaugurazione ha auspicato che altre imprese del territorio si aprano a gesti di solidarietà per far crescere la società civile.

I lavori di ristrutturazione del Dormitorio Aristide Vescovini sono frutto della donazione anche della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, del service club Lions di Monfalcone e Grado e dalla solidarietà delle comunità cristiane del Decanato di Monfalcone. Non si deve dimenticare che l’edificio che ospiterà il Dormitorio è di proprietà della Parrocchia Beata Vergine Marcelliana che ha donato alla Diocesi di Gorizia il diritto di superficie. Il Dormitorio non sarà purtroppo attivo da adesso, perché manca ancora l’accreditamento previsto dalla normativa regionale.

La vigilia della Giornata della Carità è continuata con la Celebrazione Eucaristica prefestiva presieduta dall’Arcivescovo Carlo a cui è seguita alle 20.30 la Veglia Notte Caritas presso il Santuario della B.V. Marcelliana. Nella prima parte della veglia, incentrata sul tema dell’accoglienza, hanno portato la loro testimonianza un richiedente asilo pakistano ospite dell’istituto “Nazareno” di Gorizia e don Giuseppe Dossetti, nipote del noto omonimo.

Don Giuseppe ha portato la sua esperienza di parroco a Reggio Emilia: la parrocchia cresce in vitalità, secondo lui, se ha tre mense.

La prima mensa è la mensa della Parola, la seconda è quella del Pane Eucaristico e la terza la mensa dei poveri. Se manca la mensa dei poveri una comunità cristiana inizia a perdere coesione e vitalità.

Don Giuseppe in una parrocchia dove molte persone erano del ceto medio ha iniziato a organizzare il pranzo domenicale con i poveri provenienti da altri quartieri della città e successivamente ad accogliere immigrati dell’Est Europeo che arrivavano a Reggio Emilia per cercare lavoro. Li ha accolti nella sua canonica e anche in chiesa e poi successivamente in appartamenti offerti dai parrocchiani.

Dalla sua esperienza si domanda se avrebbe mantenuto la fede se non avesse avuto nella propria vita l’incontro quotidiano con i poveri.

L’Arcivescovo nella sua riflessione ha sottolineato che per accogliere l’altro bisogna guardarlo dal basso e non dall’alto, lo sguardo del servo che lava i piedi. Lo stesso sguardo di Gesù verso Zaccheo che è salito su un sicomoro per guardare il Messia. La veglia è continuata tutta la notte con l’Adorazione Eucaristica: prima animata dalle Aggregazioni laicali diocesane e poi silenziosa. Alle 7.30 le comunità neocatecumenali hanno animato le lodi e poi a seguire la Celebrazione Eucaristica domenicale.