Gli stranieri: la prima evangelizzazione

Viaggio in una realtà sempre più multietnica

Nel Monfalconese risiedono numerosi cittadini provenienti da molteplici comunità straniere. Le nostre comunità e soprattutto le giovani generazioni italiane e straniere cercano di confrontarsi negli ultimi anni con le problematiche e le possibilità che il territorio offre loro. Ne è emersa perciò la conseguente necessità – volta alla maturazione di una reciproca consapevolezza culturale e civile – di conoscersi meglio e capirsi per imparare a “convivere” evitando pregiudizi e l’ergersi di pericolose barriere. Vi presentiamo così il primo servizio speciale sul tema che sta sullo sfondo delle varie pagine che abbiamo deciso di chiamare “Integrazione e nuova evangelizzazione”. Il titolo è “Monfalcone multietnica: il tema del primo annuncio ai non cristiani”; è il primo dei sei servizi che dedicheremo alla presenza delle comunità straniere a Monfalcone. Dopo una serie di riflessioni generali che riguardano gli aspetti multietnici del territorio (parleremo di dati e della necessità di una pastorale attiva quindi presente), andremo a focalizzare l’attenzione su quanto si fa nei confronti dell’ “altro” per poi valutare quanto si può ancora fare cercando di proporre  quali sono le occasioni da cogliere per rafforzare la comunità intera. Verrà quindi dato spazio in altre pagine al confronto di idee; non mancheranno i riferimenti al mondo del lavoro e alle tutele sindacali attraverso cui cercheremo di spiegare come si “vive il territorio”. Chiuderemo il ciclo dando voce alle nuove generazioni con le quali entreremo in un vivo e pacifico dibattito di confronto sulle aspettative future del Monfalconese. Buona lettura a tutti.

Salvatore Ferrara

“Gli stranieri sono la prima evangelizzazione” . Questa è l’idea espressa da Don Renzo Boscarol, parroco delle comunità di San Lorenzo e di Santo Stefano di Ronchi dei Legionari e decano di Ronchi-Monfalcone e Duino- Aurisina, nel momento in cui gli è stato richiesto di esprimere un’opinione sul tema dell’immigrazione straniera nel nostro territorio.Ma che cosa intende don Renzo con questa affermazione? “Noi non parliamo di Gesù Cristo alle persone straniere che vengono nel Mandamento e a cui noi prestiamo aiuto. Dobbiamo cercare di integrarli nel nostro territorio. Cosa facciamo per loro? Oltre a non dare un cattivo esempio e a non trattarli male, dobbiamo cercare di far conoscere loro Gesù e il Vangelo. Gli stranieri potrebbero essere la prima evangelizzazione, in quanto anche loro potrebbero trovare una risposta nella fede in Cristo su come vivere la propria vita e provare gioia nel seguire la parola di Dio”. Bisogna cercare dunque di trasmettere la nostra fede cristiana e la nostra cultura agli stranieri, secondo il sacerdote, non con l’intento di convertirli, ma con quello di rafforzare la nostra comunità e di accoglierli mediante una miglior comunicazione. Cos’è dunque l’evangelizzazione? “L’evangelizzazione è la capacità di curvarsi sulla sofferenza delle persone , mettendo in pratica il Vangelo, il quale ci insegna che tutti gli uomini e le donne sono fra loro fratelli e sorelle”, spiega il parroco. La maggior parte delle persone straniere inoltre viene qui in Italia con la speranza di trovare migliori condizioni di vita, spesso accettando di praticare alcuni mestieri che noi italiani ormai non facciamo più. Non tutti gli italiani purtroppo vedono l’immigrazione nel nostro territorio come un fattore positivo. “Spesso si ha paura del diverso, ma questo timore è dettato dall’ignoranza. Come possiamo non sentire come nostro fratello o sorella un rumeno che pratica la nostra stessa fede? Se non accettiamo nemmeno le persone che vengono da un paese vicino e la cui cultura è simile alla nostra non si potrà mai pensare ad un’integrazione con gli stranieri che provengono da nazionalità differenti e lontane dalla nostra”.L’ignoranza e la paura vanno dunque combattute secondo don Boscarol per cercare di costruire tra italiani e stranieri un ponte di comunicazione in grado di favorire una convivenza pacifica tra le diverse etnie. E’ necessario dunque conoscere l’altro per comunicare sui problemi della vita, sulla comunità e sul rapporto con Dio. Don Valentino, sacerdote rumeno operante nella parrocchia della Marcelliana di Monfalcone, ha invece concentrato la propria attenzione sugli stranieri che vengono dall’est Europa, suoi conterranei, e su come si possa cercare di instaurare una buona comunicazione con loro. “Un primo passo verso l’integrazione potrebbe essere l’organizzazione di alcune conferenze in cui si incontrino i rappresentanti della Chiesa ortodossa con quelli della Chiesa cattolica. La comunicazione non deve inoltre avvenire solo fra i diversi sacerdoti ma deve comprendere anche organizzazioni ed enti locali”. Queste sono state le parole di Don Valentino, secondo cui è perciò necessario trovare, di fronte al fenomeno dell’immigrazione, un punto di incontro tra fede cattolica e fede ortodossa. La comunità rumeno ortodossa attualmente è ospitata spesso dal San Michele. Gli ortodossi vorrebbero però un proprio luogo di culto e Monfalcone potrebbe essere un centro ideale dove poter creare un momento per la loro preghiera, secondo il sacerdote che vive a contatto con la comunità rumena monfalconese. “Molte persone cattoliche e ortodosse si sono sposate fra di loro, unendo assieme le loro diverse ideologie e culture. – sottolinea don Valentino- Io conosco almeno cinque matrimoni misti alcuni in Romania, altri qui in Italia e questo può essere un primo esempio di convivenza e di integrazione”.Tutto ciò ci fa dunque sperare nella possibilità di trovare in futuro un punto di incontro tra diverse culture e fedi. Un punto di incontro tra cattolici ed ortodossi può essere dunque un inizio per cercare una pacificazione anche con il resto del mondo.

“Integrarsi” : il quadro dei servizi offertiEsistono dei servizi a Monfalcone che aiutino le persone straniere ad integrarsi? Il comune di Monfalcone è attivo nella questione immigrazione e offre agli stranieri alcuni servizi per aiutarli a vivere nel territorio.Il “Servizio di Mediazione linguistico-culturale” è un’interfaccia tra immigrati e italiani e aiuta gli stranieri a risolvere problematiche all’interno della società civile. I mediatori forniscono agli stranieri un accompagnamento ed orientamento nel rapporto con gli uffici comunali e pubblici, fornendo elementi culturali e costituzionali utili alla corretta formulazione delle richieste ed alla comprensione delle risposte ricevute.I lavoratori in questo settore affiancano, su richiesta, gli assistenti sociali ed eventuali figure tecniche nei colloqui con adulti e minori stranieri in situazione di bisogno. Il servizio opera inoltre all’interno di specifici progetti che mirino a migliorare la comunicazione e a favorire l’inserimento e l’inclusione sociale delle famiglie e dei minori, nell’ambito dei diversi percorsi formativi scolastici e culturali. Gli stranieri hanno inoltre modo di entrare in contatto con l’amministrazione comunale attraverso la consulta per gli stranieri, la quale fa parte dell’assessorato alla cultura e alle politiche sociali ed è costituita da rappresentanti rumeni, bengalesi. L’Area di servizi culturali e sociali è un altro settore del comune che si occupa invece dell’organizzazione di progetti culturali mirati a tutto il monfalconese, con l’intento di sensibilizzare italiani e stranieri sul territorio. In occasione della giornata della Lingua Madre per esempio è stato organizzato nei mesi scorsi, un incontro in Piazza Falcone-Borsellino , al fine di commemorare l’uccisione di un gruppo di bengalesi che si sono battuti per il riconoscimento della loro lingua e della loro cultura. Tale evento quest’anno ha riscosso una grossa partecipazione da parte della minoranza bengalese. L’Area servizi culturali e sociali, nota però che gli stranieri la maggior parte delle volte non partecipano agli eventi promossi dal Comune. “Sembra che vivano nel loro mondo. Qualcuno si impegna e cerca di integrarsi, ma essendo pochi stranieri a compiere questa operazione, la situazione all’interno della popolazione monfalconese rimane una situazione di convivenza tra stranieri e italiani e non un’integrazione” ha rilevato Franco Braida, presidente della Friulana che lavora all’interno del settore. L’amministrazione comunale cerca di aiutare gli stranieri mettendo a disposizione consulenti, insegnanti al fine di migliore il loro stile di vita , ma ciò non sembra essere sufficiente a favorire l’integrazione. “Le nuove generazioni frequentando le scuole italiane riusciranno a integrarsi meglio dei loro genitori e forse si potrà pensare più facilmente ad un’unione con i cittadini italiani” afferma sempre Franco Braida. L’integrazione straniera sembra dunque – per certi aspetti – essere ancora un’ambizione , un sogno.

Città multietnica: ma gli stranieri sono integrati?Ogni mercoledì mattina in Piazza della Repubblica di Monfalcone c’è una presenza multietnica. L’evento del mercato rappresenta attualmente un’occasione per incontrarsi, bere un caffè e dialogare con gli amici. Negli ultimi dieci anni Monfalcone ospita una popolazione ricca di culture e tradizioni differenti che hanno contribuito ad arricchire le specificità della nostra zona. In città risiedono attualmente persone provenienti da ben 83 nazioni diverse del Mondo. Secondo i dati ISTAT del 2014 risiedono ben 5517 stranieri provenienti prevalentemente da Bangladesh, Romania, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia per motivi di lavoro, studio o personali. Su 1000 abitanti 68 sono originari del Bangladesh, 35 sono Rumeni, 16 sono Croati, 13 sono Bosniaci e 10 sono Macedoni e ci sono altre 77 nazionalità diverse che popolano il territorio e che costituiscono il 20% della popolazione della città. Gli stranieri però sono veramente integrati? Se si osserva con attenzione la piazza monfalconese il mercoledì mattina gli italiani dialogano con gli italiani, mentre i bengalesi, che sono la minoranza più alta sul territorio , conducono una vita a parte. E’ raro vedere infatti un italiano che comunica con un bengalese. Perché ancora oggi la minoranza bengalese non è integrata alla popolazione italiana? Nel 1998 il primo bengalese si è trasferito a Monfalcone , ma l’ondata di forte immigrazione che ha coinvolto il nostro territorio è avvenuta tra il 2002 e il 2003 , quando molti bengalesi hanno abbandonato la propria terra per lavorare presso la Fincantieri di Monfalcone. Il Comune di Monfalcone, nell’estate del 2009, ha cercato di far conoscere la cultura bengalese attraverso la promozione di una festa nell’Area Verde del comune, sotto il progetto della “Bimas”, l’associazione bengalese monfalconese. Questa occasione ha offerto agli italiani l’opportunità di conoscere i piatti, la musica e le tradizioni del Bangladesh. Nel 2013 è stato creato e inaugurato il “Servizio di mediazione linguistico-culturale” grazie alla programmazione e ai finanziamenti della Provincia di Gorizia nell’ambito del “Piano territoriale immigrazione 2013”. Gli immigrati , specialmente negli ultimi anni, non sono solo bengalesi ma molti di questi provengono anche dall’Europa Orientale. L’apertura di un ufficio di mediazione linguistico- culturale è stata dunque necessaria per aiutare gli immigrati a comunicare con i servizi pubblici italiani. Un altro ufficio che si occupa dell’integrazione degli stranieri sul territorio è l “Area servizi culturali e sociali”. Alcune delle mansioni di questo ufficio è quella di mantenere i rapporti con le Reti nazionali e internazionali , che sono orientate a promuovere l’integrazione europea, e di realizzare inoltre alcuni progetti di sviluppo che coinvolgano tutti gli abitanti del territorio. Nonostante queste iniziative da parte dell’amministrazione comunale, le minoranze straniere sono ancora distaccate dalla popolazione italiana. Come si può allora cercare di avvicinare la cultura italiana a quella delle minoranze straniere? In futuro sarà possibile considerare un bengalese cittadino monfalconese?