Figli bisognosi di amore, dignità ed altruismo

“Questi è il diacono san Lorenzo, che diede la sua vita per la Chiesa: egli meritò la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo”. Così recitava l’antifona d’ingresso letta prima dell’inizio della solenne messa in onore di San Lorenzo patrono di Ronchi dei Legionari. La celebrazione festiva, cominciata poi con il canto “Jubilate Deo” intonato dalla corale Giuseppe Verdi, ha visto la partecipazione oltreché dei fedeli anche di molti sacerdoti che nel tempo hanno operato nella parrocchiale assieme agli altri confratelli del decanato. A presiedere la liturgia è stato l’arcivescovo Carlo Redaelli affiancato da don Umberto Bottacin e da don Giuseppe Baldas che ricordavano quest’anno il cinquatesimo di ordinazione sacerdotale.Mons. Redaelli, nella sua omelia, ha ripercorso brevemente la storia delle persecuzioni dei primi 250 anni del Cristianesimo ricordando in particolare il III° secolo quando l’imperatore Valeriano colpì i vertici della Chiesa mirando perciò ai punti di riferimento della Chiesa di Roma tra cui il Pontefice Papa Sisto II che fu arrestato mentre si trovava nelle catacombe di San Callisto per celebrare la Santa Messa, accompagnato da diversi membri del suo clero.Pensando che i cristiani possiedano grandi tesori nascosti, il prefetto di Roma convocò perciò Lorenzo, che come primo diacono era anche il tesoriere della Chiesa. Il prefetto ordinò a Lorenzo di consegnargli tutti i tesori della Chiesa. Lorenzo si dichiarò pronto a farlo, allora radunò tutti i poveri e i malati di Roma per poi tornare dal prefetto, spiegandogli che quelle persone erano i soli, i più grandi tesori della Chiesa. I poveri sono l’oro, e le vedove le perle e le pietre preziose. Furioso di quel comportamento, il prefetto condannò Lorenzo a un supplizio particolarmente lento e crudele. Da qui la conseguente riflessione sui “Martiri di oggi” necessaria per capire la vita cristiana oggi “che dovrebbe essere impostata come un dono quotidiano dell’amore di Dio” ha spiegato il presule. E ancora mons. Redaelli “tante cose ci bloccano nel seguire questo esempio facendoci andare in crisi perché molto spesso siamo egoisti e ci dimentichiamo di essere figli bisognosi di amore, dignità e altruismo”. Lorenzo, martire “lucido”, pronto a dare tutto per amore della Chiesa, sia da esempio per imparare a fare del bene e a dedicarsi agli altri perché tutto questo è un valore aggiunto. L’arcivescovo Carlo ha poi invitato la comunità ad essere attenta, aperta e accogliente rinunciando così a qualsiasi mania e fame di potere. Un altro momento importante della celebrazione di quest’anno è stato contrassegnato dalla consegna del Premio della Bontà 2015 che per questa edizione il Comitato “Mons. Virgulin” e la Parrocchia hanno voluto dedicare alle signore polacche Izabela Kupiec e Grazyna Kravezyk e con loro idealmente a tutte le collaboratrici familiari e alle badanti operanti nella comunità. Esse sono segno concreto di una presenza qualificata nelle situazioni difficili di molte persone. Arrivate da molto lontano, sono state un vero esempio di carità e di vita cristiana. Le due premiate, in una lettera dalla Polonia, hanno ringraziato per il riconoscimento del loro lavoro e hanno scritto che Stefano, il giovane da loro assistito, è stato per loro come un componente della loro famiglia. “È lui che dovremmo premiare per come ha saputo combattere il dolore e conservare la vita. Per noi, lui è stato il premio più grande del mondo.”Altro importante gesto poi, compiuto in memoria del parroco mons. Mario Virgulin: la consegna di una borsa di studio che è stata destinata ad uno studente di teologia del seminario di Iasi. Sono stati onorati infine gli ospiti delle comunità di Wagna e Metlika gemellate con Ronchi.  Grande è stata la partecipazione popolare arricchita dalla presenza dei gruppi Scout, dalle Suore Passioniste di Maria Madre e dalle autorità tutte.