Far quadrato attorno al campanile non aiuta a risolvere i problemi

Sul piano della vita economica e sociale, da anni, è presente un movimento di opinione che chiede di unire i Comuni di Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Staranzano in un unico Comune in grado di pianificare e amministrare in modo più efficace questo territorio a beneficio dei suoi abitanti. A San Canzian, Turriaco e San Pier d’Isonzo si fa avanti la proposta di unire anche questi tre Comuni. Tra i cittadini è ormai diffusa una notevole sensibilità su questi temi con l’obiettivo di ottenere migliori servizi con minor spesa di denaro pubblico. A guardare ancora più in là, qualcuno già vede l’intero mandamento monfalconese come un unico Comune, ma la strada è comunque lunga perché le procedure, se non snellite dalla prossima legge regionale di riforma degli Enti locali, richiedono ancora parecchio tempo per giungere all’espressione della volontà popolare sulla fusione di più Comuni, siano tre, siano di più. E’ evidente però che si va affermando la consapevolezza che far quadrato attorno a un campanile non aiuta più a risolvere i problemi. Forse è meglio salire sul campanile e mettersi assieme a quelli vicini per suonare in modo più armonioso e conveniente per tutti. E la comunità cristiana che vive nel Monfalconese avverte nella sua organizzazione problemi analoghi, pur derivanti da cause diverse. A Monfalcone sono ormai tre le parrocchie che non hanno più la figura tradizionale del loro ’parroco’, ma sono affidate alla cura del parroco di Sant’Ambrogio e dei sacerdoti che fanno capo alla chiesa collocata al centro della città. Una difficoltà o un’ opportunità? Si cerca di dare un nome ad una situazione di questo genere e si sente parlare di ’Unità’ pastorale’. Questo suscita in alcuni delle perplessità perché sentono forte il legame con la propria parrocchia e temono che si stia sciogliendo in un qualche cosa di più grande ma anche di più lontano. Per altri le definizioni vengono dopo. Prima è importante che la comunità parrocchiale mantenga la propria vitalità e questo non può più essere compito del solo parroco o di un sacerdote; occorre una crescita vera del laicato in grado di dare una testimonianza di fede e di servizio adeguata alla nuova realtà. La vitalità della singola parrocchia però non prescinde dalla collaborazione profonda con le altre realtà parrocchiali, anzi. La situazione attuale pare richiedere la consapevolezza che la comunità cristiana del Monfalconese è una, anche se vive e si riunisce in diverse ’pievi’, così come si sente unita alla comunità diocesana e, attraverso il proprio vescovo, alla chiesa universale. Una comunità fa sentire la propria testimonianza anche nell’affrontare i problemi dei territorio in cui vive. La consapevolezza di appartenere ad una comunità cristiana ’che vive a Monfalcone’ arricchisce l’esperienza di tutti portando il contributo della sensibilità di ogni parte della città, dal Centro a Panzano e a via Romana, da Largo Isonzo a San Nicolò. Sensibilità diverse per affrontare problemi comuni: quale testimonianza offre la comunità cristiana nell’accoglienza di chi ha bisogno di aiuto, sia nativo che migrante; quale contributo sa dare alla correttezza e alla giustizia nei rapporti sociali;  quale attenzione ha per la dignità delle persone sui posti di lavoro, nell’età avanzata, nell’età della scuola o nel bisogno di salute. Come forma se stessa per essere testimone di Cristo in questo territorio?  La lettera pastorale dell’Arcivescovo Carlo è un’indicazione da meditare: “Una Chiesa che ascolta e che accoglie”.