Due presidenti per il monumento ai caduti sloveni

Doberdò diventa, per volere del Kulturni Dom di Gorizia luogo fisico dove mantenere e preservare la memoria storica del popolo sloveno. Prima dell’incontro tra il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella con il suo omologo sloveno Borut Pahor, infatti, la comunità di Doberdò del Lago ha partecipato commossa all’inaugurazione del nuovo monumento a ricordo dei caduti sloveni durante la Prima Guerra Mondiale. Evento a cui hanno anche partecipato i sindaci dei comuni isontini limitrofi assieme ai rappresentanti della Provincia di Gorizia e della Regione. L’inaugurazione ha visto l’esibisione del coro virile Jezero assieme alla banda civica nell’intonare “Oj, Doberdob”, canto in lingua slovena contro la guerra: le sue parole, “O Doberdò, tomba di giovani sloveni” sono state anche scolpite sullo stesso monumento a perenne memoria del sangue dei ragazzi della zona che venne versato durante gli anni dell’Inutile Strage. A prendere per primo la parola è stato Igor Komel, presidente del Kulturni Dom di Gorizia e presidente del comitato organizzativo che ha ringraziato personalmente tutti coloro che si sono prodigati per erigere quel monumento che è più che un semplice simbolo. Poi è stato il turno di Andrea Bellavite, sindaco di Aiello del Friuli, presente come “rappresentante sia della cultura italiana che di quella slovena”. “L’opera di Josef Cej (l’artista, ndr) unisce la pietra del carso, dura ed arida come lo fu la guerra, ad uno slancio verticale, un po’ a ricordare il grido dei soldati che morirono sulle pietraie carsiche”. Pietraie che proprio in autunno si tingono di rosso grazie alla pianta del Sommaco, Fojarola nel dialetto bisiaco: poeticamente si può porre una similitudine tra il rosso carsico e il rosso del sangue dei giovani che vennero immolati inutilmente durante il Primo Conflitto Mondiale. Non solo ricordo, ma fratellanza, come ha ricordato Mara ?ernic, vicepresidente della Provincia di Gorizia: “Non è mai troppo tardi per un segno di riappacificazione. Questo non è un segnale anacronistico”. Poco dopo la benedizione del monumento da parte di don Kodelja sono giunti i due capi di Stato, salutati con un discorso dal sindaco di Doberdò: “Signori Presidenti, la vostra presenza è di fondamentale importanza perché vuol dire che dopo cento anni abbiamo scelto la via della pace.”. È stato Pahor, in lingua slovena, a pronunciare il primo discorso, seguendo le orme del primo cittadino di Doberdò, Fabio Vizintin. “Questo monumento” ha detto “vuole essere monito alle generazioni attuali e future circa l’insensatezza della tragedia umana accaduta un secolo fa. E’ un richiamo a tutti a far proprie le lezioni della Storia”. “Costruiamo insieme l’Europa del futuro” ha continuato Mattarella, “la nostra amicizia, quella italo-slovena che oggi suggelliamo, sia da esempio per l’Europa intera”. Il Presidente ha poi concluso “Amico Pahor, è bello constatare che qui la storia fa un passo avanti. Di solito si fa un passo indietro con gli eventi storici ma qui oggi l’abbiamo fatto verso il futuro”. Prima di ripartire, il presidente Mattarella ha voluto nuovamente salutare i numerosi bambini che, con le bandierine sia italiane che slovene, hanno dato un segno tangibile della corretta fratellanza tra culture diverse che si respira oggi nel territorio isontino.