Chiesa e Grande Guerra: proseguono gli incontri di Acli e Patronato Cisl

Animatore dell’appuntamento è stato don Boscarol, parroco di Ronchi e segretario dell’Istituto di storia sociale e religiosa di Gorizia, il quale ha guardato alla tematica partendo la vita della comunità cristiana e della gente delle terre del Goriziano, oltre che a quelle del Vaticano, della grande diplomazia e degli accordi e delle alleanze. Dunque una storia di popolo, dove vinti e vincitori, sono componenti di una comunità; dove attese e speranze erano di tutti; dove, infine, il prezzo più alto è stato pagato dalle popolazioni, in specifico quelle dei luoghi che sono stati teatro della guerra in specifico, come Ronchi ed i paesi lungo la linea del Carso.Ricordare la condanna dei Papi (Pio X e Benedetto XV), significa testimoniare per la ricerca di una posizione terza, equidistante in vista di un futuro diverso anche per la Chiesa (trattare con tutti) che così è uscita dalla emarginazione imposta e scelta; ricordare la posizione dei Vescovi locali (vincolati da posizioni patriottiche di obbedienza) e alla ricerca, come fu dell’arcivescovo di Gorizia, di una posizione fra guerra giusta e guerra non giusta, ma consapevole da subito (luglio 1914) delle gravissime conseguenze sul piano umano e morale del conflitto, oltre che politiche ed economiche; ricordare la posizione delle diverse componenti dei movimenti cattolici, fra interventisti e non, significa appunto ricordare posizioni diverse, fra le quali anche il fatto che va facendosi strada una diversa domanda di giustizia e di pace (diritto internazionale e valori nazionali).La Chiesa, impegnata con tutti, partecipa alla guerra nel senso che ne sono coinvolte le famiglie dei soldati e di quelli che restano a casa; vive l’incontro di diversità , si apre una riflessione sul credo religioso, sulle ragioni del vivere e del morire, sui rapporti con altri credenti, sul futuro dei popoli e dell’Europa, tra religione e società, vedi le ragioni della relazione tra fede e patriottismi. La questione dei cappellani militari per la assistenza spirituale diventa sostegno del morale ma anche  rischio (stereotipi militari) e strumentalizzazione. La vicinanza della chiesa alle popolazioni si misura in una presenza e condivisione quotidiana della vita sui luoghi; una presenza indispensabile di animazione e di guida, anche nel caso delle migrazioni forzate o imposte.Un panorama che nasce da una acquisizione della storia non come luogo asettico di forze o di lotte in contrapposizione dove alcuni comandano e altri subiscono, ma una visione nella quale emerge la responsabilità personale e comunitaria ed il progetto di vita.A conclusione dell’incontro il circolo ha consegnato a Massimo Gon – autore di uno dei tre presepi della comunità ronchese – una pergamena in segno di ringraziamento per la sua opera artigianale ed artistica. L’autore dell’artistica pergamena, prof. Alfio Perco, ha annotato la magia del presepio e ringraziato quanti si dedicano alla sua diffusione.