… e il carcere si riempie di “profumo”

Quando a mezzogiorno del 1 aprile, giorno di Pasqua, i detenuti-cuochi con i pentoloni del pranzo imboccavano le scale per salire al secondo e al terzo livello del carcere di Gorizia, un profumo inconsueto inondava le celle e ci si chiedeva “È un pesce d’aprile?”. E quando, nelle sezioni si è visto il carrello con sopra un pasticcio fumante e uno spezzatino d’agnello con patate, sembrava di essere in un ristorante.La cooperativa sociale di Fiumicello, Hanna House, ha offerto ai 56 detenuti il pranzo pasquale. Un gesto di attenzione frutto di un lento lavoro organizzato da noi volontari penitenziari che, lavorando da anni all’interno del carcere, cerchiamo di sensibilizzare il territorio per creare una vera cultura dell’accoglienza secondo i principi della Costituzione italiana.Per creare questo ponte tra il dentro e il fuori, con il progetto “La città entra in carcere” abbiamo avviato da anni diverse attività e laboratori per la rieducazione dei detenuti. È un progetto con il quale noi volontari, non facenti parte di alcuna associazione ma con la supervisione del Garante delle persone private della libertà, intendiamo portare l’attenzione della città alla vita del carcere e il carcere nella vita della città tessendo fili e collegamenti per far nascere nuove energie e lavorando al di qua e al di là delle mura, così come propone l’articolo 17 della Riforma Carceraria.Per creare questo ponte si sono svolte ,tra l’altro, queste attività tra il 2017 e il 2018:- Corso di rilegatura: tecniche della rilegatura  applicate ai vecchi registri del carcere. Questa attività ha valorizzato il bagaglio storico della città e del carcere stesso sotto la guida di un maestro artigiano.- Restauro: ristrutturazione di formelle in gesso rappresentanti la Via Crucis appartenenti alla vecchia Chiesa sotto la direzione di una restauratrice professionista.- Costruzione di un campo di pallavolo: con l’intervento degli appartenenti all’Oratorio Pastor Angelicus del Duomo di Gorizia per consentire un salto di qualità nell’utilizzo del tempo libero dei detenuti, a tutt’oggi spesso drammaticamente vuoto. Oltre a queste, molte altre sono state in questi anni le iniziative proposte con l’obiettivo di promuovere la cultura del lavoro. Da due anni con passione e interesse è stata ripristinata e sistemata con il coinvolgimento dei detenuti guidati da una volontaria, la biblioteca che oggi è diventata punto di incontro e di proposte per varie attività culturali.È stata anche ristrutturata, durante il laboratorio “Tecniche e tinteggiatura d’interni” della Formedil, la Cappella nella quale  il quadro “Ultima Cena” è stato realizzato da un detenuto. I pannelli fotografici dei lavori di restauro sono stati esposti nella sala Dora Bassi durante un incontro rivolto alla cittadinanza sulle problematiche carcerarie, nell’ambito del  progetto nazionale “A scuola di libertà 2017”. Questo progetto di sensibilizzazione e prevenzione è rivolto, già da quattro anni, agli studenti delle scuole superiori. In occasione di varie ricorrenze sia religiose che civili, sempre all’interno del carcere, ci sono stati pranzi comunitari, gioco della tombola con premi. Da ricordare inoltre in questi ultimi quattro decenni il “corridoio umanitario” in via Canova 11, abitazione di don Alberto de Nadai, che ha accolto persone agli arresti domiciliari, ex-detenuti, o comunque persone in stato di necessità che hanno trovato accoglienza e dignità. Tutto ciò gratuitamente avvalendosi anche delle elargizioni di benefattori che hanno condiviso i suoi ideali e hanno sostenuto in vario modo, tutte le sue iniziative.Le varie attività hanno sempre ricevuto l’approvazione degli Enti preposti, il sostegno economico della Fondazione Carigo, la coordinazione e la supervisione ai lavori degli esperti dell’Ente sicurezza e formazione Formedil e l’aiuto fattivo di persone che, all’occorrenza, hanno messo a disposizione la loro competenza professionale. Tutti i progetti realizzati all’interno del carcere per i detenuti, in un clima di rispetto e di attenzione umana, vogliono favorire una responsabilità al lavoro e un momento utile al loro reinserimento nella vita sociale.