Una perdita culturale ed educativa

Il 30 giugno le porte della Scuola dell’Infanzia “Nostra Signora” di Gorizia, chiuderanno definitivamente. Decisione importante da parte delle suore dell’Istituto, che pone la parola “fine” a un servizio – oltre che molto richiesto – dalla storia lunga, secolare, e che da settembre mancherà in città.

Il progetto educativo“Quello che ha sempre caratterizzato la scuola è il nostro progetto educativo e il nostro carisma – ha raccontato Suor Lucia -; come espresso nelle nostre Costituzioni, per noi educare significa guidare gli uomini al loro completo sviluppo, come creature di Dio, e renderli capaci di impegnare i loro doni per rendere la terra più umana. Come Madre Teresa Gesù, la nostra fondatrice, educhiamo nella convinzione che il mondo può essere rinnovato soltanto attraverso la rigenerazione degli uomini. “Noi educhiamo attraverso tutto ciò che siamo e che facciamo” è uno dei punti portanti del nostro carisma.La decisione di chiudere è dovuta da diversi fattori: un po’ dalla nostra età ormai avanzata, un po’ dalla mancanza di vocazioni e un po’ dalla difficoltà di far rialzare i bilanci. Non è una totale novità: tre anni fa la nostra superiora provinciale ha annunciato la chiusura, in modo tale da permettere tanto alle maestre di attivarsi per cercare un’altra occupazione, quanto ai genitori di trovare l’istituto che considerano più consono per i loro bambini. In questi ultimi 3 anni infatti abbiamo anche ridotto le iscrizioni, nonostante le richieste continuassero ad essere molte.

L’incognita del futuroCosa accadrà dopo la chiusura, per il momento è ancora un punto interrogativo; si è ipotizzato di aprire dei centri estivi, ma difficilmente si avvieranno già in questo 2018. Si è parlato anche di attività per gli anziani…valuteremo. Al momento vogliamo “metabolizzare” la chiusura dell’attività educativa.Abbiamo però dato in comodato una stanza a Radio Maria, che non trasmetterà direttamente da qui, ma avrà una sua sede territoriale dove poter depositare materiale e fare degli incontri o delle riunioni; questo è già un inizio per mantenere vive le attività all’interno dell’istituto, con calma.Il futuro è nelle mani di Dio, come diceva proprio la nostra fondatrice”.

La storia dell’Ordine a GoriziaTra le insegnanti che hanno animato la Scuola, anche Suor Celina, che ha richiamato la lunga storia di quest’ordine religioso, che ha iniziato le sue attività a Gorizia nel lontano 1857.”Il nostro è un ordine nato proprio per venire incontro alle bambine povere, fondato in Germania nel 1833 e arrivato a Gorizia nel 1857 con il compito di seguire le bambine povere sordomute. Alcuni anni dopo la contessa Coronini chiese di far giungere in città ancora altre suore per creare una scuola privata per le figlie dei nobili goriziani, riconoscendo l’alto valore educativo del nostro ordine.All’epoca l’istituto si trovava in “via delle Poste”, presso il Palazzo Formentini; da lì ci siamo trasferite all’attuale istituto in via Santa Chiara nel 1874.Unitamente alla “scuola cittadina” – così veniva chiamata – venne aperto l’Asilo infantile e successivamente il Ginnasio e la Scuola magistrale inferiore.Con la Prima Guerra mondiale la scuola venne temporaneamente chiusa, riaprendo nel 1919 e venendo riconosciuta come scuola pubblica nel 1934. Dal 1939 l’istituto venne strutturato in Scuola materna, Scuola elementare e Scuola media.Di pari passo veniva offerto servizio anche a molte collegiali che studiavano tanto in città, quanto in scuole esterne e, accanto all’istruzione, le suore si occupavano anche delle orfane presso l’Asilo San Giuseppe, dapprima qui in via Santa Chiara poi, nel 1883, in Borgo San Rocco, dove rimase fino al 1969 con l’apertura dell’Istituto Contavalle.Proprio con il nuovo millennio, nel 2000, la Scuola dell’Infanzia divenne paritaria.Nel 1995 invece assistemmo alla prima chiusura, quella della Scuola media, seguita nel 2005 dalla Scuola primaria.Possiamo affermare davvero di aver cresciuto generazioni su generazioni di goriziani, i ricordi di quest’esperienza sono tanti e li conservo tutti nel cuore”.

L’esperienza di un’insegnanteEsperienza molto viva è quella vissuta dalla maestra Elena Bertuzzi, letteralmente “cresciuta” all’Istituto “Nostra Signora” di Gorizia.”Prima di essere maestra, io sono alunna, ho frequentato qui le scuole elementari e medie. Porto con me il ricordo di insegnanti strepitose che hanno veramente segnato la mia vita: se sono quella che sono, lo devo al cinquanta per cento alla mia famiglia e al cinquanta per cento a loro ed ai loro insegnamenti.Le suore e le insegnanti del “Nostra Signora” sono state sempre innovative: insieme alle lezioni di italiano, si faceva teatro, ma parlo di Goldoni, grandi autori, musical…un impegno non da poco!Quando si faceva lezione di musica si organizzava un “Festival di Sanremo” nostrano… Si trovava il tempo per essere una scuola “viva”, di insegnamento e di apprendimento, ma anche di vita.Ricordo con affetto tante maestre, per me le migliori del mondo: Suor Giacinta, la mia maestra elementare, Suor Clara alle scuole medie, che mi ha dato tantissimo con i suoi insegnamenti anche per quello che è stato poi il mio lavoro., così come molte altre.Le suore del “Nostra Signora” sono state maestre e professoresse che hanno realmente dato tutto per i bambini, sono state capaci di costruire scuole dal nulla, basti pensare agli incarichi – ad esempio – nelle Valli del Natisone, dove avevano praticamente solo l’edificio dove insegnare, materiali didattici e giochi li hanno creati tutti con le proprie mani.Come maestra posso dire che qui i bambini hanno sempre respirato la totalità, è una scuola con il bambino al centro. In qualche modo anche per noi adulti è un continuo mettersi in discussione, andare alla ricerca di dare al bambino ciò che per lui è giusto, in una dimensione di giustizia e di bisogno.Si chiude un mondo che, paradossalmente, forse è anche giusto si chiuda. È una scuola questa che sta soffrendo un po’ anche perché non si trova più nel contesto sociale di qualche tempo fa, per cui diventa difficile proseguire. Il vero peccato è che qui si rischia di perdere tutte le bellissime strutture che la compongono: c’è un giardino, un teatro che non si usa già da un po’ ma che è molto grande e addirittura con le quinte mobili. Perdiamo una risorsa umana – quella rappresentata dalle suore – una risorsa di spazi non indifferente, così come una risorsa educativa cittadina. Si perde anche una risorsa di Fede, un valore che di questi tempi è un po’ in difficoltà. Personalmente mi mancherà iniziare la mattinata lavorativa con i miei piccoli alunni con il Segno della Croce, che per noi è un buongiorno.Un altro punto di forza di questa scuola è sempre stata la trasmissione del concetto di “cura”, non solo degli ambienti, ma anche dei materiali: qui si lavano tutti i giochi, i vestitini delle bambole, si insegna a non sprecare e si inseriscono alcuni elementi di ecologia legati alla vita quotidiana.Sono contenta invece che la palestra continuerà ad essere funzionante; è una struttura davvero ottima: quando Suor Leontina decise di crearla, si preoccupò moltissimo per far sì che fosse veramente innovativa e in regola per più attività possibili (ginnastica, ginnastica artistica, pallavolo, basket…). Questa suora era la mia insegnante di Educazione tecnica alle Scuole medie: le classi erano femminili ma lei voleva che noi imparassimo tutto, dal cucito all’impiantistica elettronica; fu una delle prime in città a volere un’aula computer, già nei primi anni ’90… Come dicevo poco fa, si era sempre innovativi e al passo coi tempi. Questa scuola veniva cercata proprio per la forma mentis che dava agli scolari, sapeva spaziare e insegnava davvero a fare tutto”.

Il salutoIl 23 giugno si terrà una Santa Messa di saluto, alle ore 10 presso la chiesa di Sant’Ignazio, per ringraziare non solo le suore dell’Istituto, ma anche tutte le insegnanti e gli alunni che hanno fatto parte di questo microcosmo.Nei giorni precedenti tutti – ex alunni in particolare – sono invitati a portare il loro contributo e aiuto per organizzare una grande festa per salutare questa grande avventura.