Segni autentici di riconciliazione

Proseguono gli appuntamenti programmati dall’Associazione Concordia et Pax in occasione della commemorazione dei defunti. Sabato 29 un gruppo di amici appartenenti alla comunità italiana e slovena si è recato a Begunje e Grahovo per l’annuale incontro di “Sentieri di memoria e di riconciliazione”. Accolti dal parroco e dal sindaco di Begunje hanno sostato in preghiera ricordando le complesse e tormentate vicende della popolazione del comune di Cerknica.Il 9 ottobre scorso, ad oltre 70 anni dai terribili accadimenti, si sono svolti, alla presenza del Presidente della Repubblica Slovena, i funerali dei resti delle persone riesumate dalla Krimska Jama e uccise nel 1941 – 1942 nella lotta fratricida tra la resistenza in formazione dell’O.F., fortemente caratterizzata dalla presenza comunista, e le prime formazioni slovene cattoliche filogovernative, riferito al governo in esilio a Londra, che finiranno per essere schiacciate tra i due contendenti. In quella località (oggi costituita da 12 mila abitanti) sono quasi 200 gli ostaggi rastrellati dall’esercito italiano e fucilati, e sono diverse centinaia le persone internate a Rab (Arbe) e decedute in quel tristemente noto campo di internamento. Le cifre complessive fornite, riguardanti le vittime civili della Provincia di Lubiana dal 1941 al 1942 sono dolorosamente impressionanti. Queste le più significative, sono 1524 le vittime ad opera dei partigiani, delle quali 1125 civili; l’esercito italiano nelle campagne di repressione provocò 3108 vittime di cui 1447 civili. Questi dati comprendono oltre 500 persone decedute nel campo di Rab – Arbe e alcune nel campo di Gonars.La comitiva si è poi spostata nella vicina Grahovo dove ha deposto due omaggi floreali: il primo al monumento ai caduti nella lotta di liberazione jugoslava, il secondo alle vittime ed ai caduti nella lacerante lotta civile fratricida scatenatasi fra la popolazione, che vedrà nello spaventoso sterminio di fine guerra il suo drammatico epilogo quando il regime comunista che prese il potere, nella solo Slovenia procedette alla eliminazione di oltre 100.000 persone.Queste vicende sono la testimonianza sintetica e l’esempio della follia della guerra, in particolare quella ideologica, della violenza, del dolore, per le sopraffazioni e le contraddizioni che porta con sé. Soprattutto della contraddittoria rappresentazione del bene e del male e della sua lettura in modo speciale della politica. Infine conferma e consolida la convinzione che la sola strada da prendere, sta nella disponibilità al perdono reciproco e nella ricerca della riconciliazione attraverso la purificazione della memoria; nel rispetto reciproco, nella giustizia e nella verità dei fatti accaduti.L’omaggio dei presidenti Pahor e Mattarella a Doberdò ai caduti sloveni sotto la bandiera austriaca, senza dimenticare i caduti goriziani italiani sotto la stessa bandiera; l’omaggio del Presidente italiano al Parco della Rimembranza al lapidario dei deportati del maggio del 1945 e gli interventi al Teatro Verdi di Gorizia, sono passaggi fondamentali in quel percorso di purificazione della memoria, di riconciliazione, nel reciproco rispetto e perdono da costruire con onestà e giustizia. Un cammino da portare a conclusione assieme senza escludere nessuno ricordando che a Gorizia e nel Goriziano, non ha vinto nessuno ma abbiamo perso tutti.