Se io fossi Caino

Lunedì 29 maggio, dalle 9.30 alle 12.00, nella Casa Circondariale di via Barzellini si aprirà il Festival di Teatro e Arte del Carcere di Gorizia “Se io fossi Caino”, con il primo dei tre appuntamenti previsti: il Convegno “Uguale per tutti”, al quale interverranno come relatori importanti nomi del territorio e da fuori Regione per cominciare a riflettere insieme sul tema “Arte, Cultura, Riparazione, Impegno politico – il ruolo degli interventi non strutturati nel percorso della detenzione”. Gli altri due appuntamenti in programma sono fissati per giovedì 1 giugno alle ore 20.45, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, con lo spettacolo teatrale “Amunì” presentato dagli attori del carcere di Saluzzo diretti dalla regista Grazia Isoardi e venerdì 9 giugno, alle 16.30, all’interno della Casa Circondariale, dove i detenuti, con la regia di Elisa Menon, presenteranno lo spettacolo teatrale “Courage – Ritornare a casa”.Il festival, una manifestazione importante, dal profondo valore civico e sociale, di alta qualità artistica, unica in Regione, è realizzato da Fierascena (che da anni si occupa di Teatro sociale e di servizio, e da tre anni sviluppa un progetto all’interno della Casa Circondariale di via Barzellin) per la Casa Circondariale di Gorizia, con il sostegno di U.T.I. – Unione territoriale Intercomunale Collio Alto Isonzo, del Comune di Gorizia, della Caritas Diocesana, in collaborazione con ANCT – Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.L’Associazione Fierascena aveva già aperto al pubblico uno spiraglio sulla realtà carceraria nel corso del festival di teatro sociale “Per un teatro vulnerabile / L’umano volto”, proposto lo scorso anno a Gradisca. La seconda delle quattro serate era stata infatti dedicata al tema “Teatro e carcere”, con la presentazione del video documentario “Dentro”, testimonianza di un laboratorio teatrale svolto in carcere da Elisa Menon con i detenuti, e con un momento di riflessione, di dialogo a più voci sull’argomento, troppo spesso trattato solo tra “addetti ai lavori” e comunque dalla maggior parte di noi relegato lontano dai propri pensieri…Il convegno di quest’anno, aperto al pubblico (comunque posti limitati e previa prenotazione entro il giorno 22 maggio con invio via mail della copia del proprio documento d’identità a fierascena@gmail.com), si propone come un momento di riflessione sul ruolo dell’Arte nei processi trasformativi dell’essere umano, sul tema delle azioni che con il sistema penitenziario dialogano a sostegno del processo di recupero e riparazione della persona detenuta. “Le pratiche artistiche che si pongono questo obbiettivo, l’equivoco della terapia in “assenza” dell’essere umano, i percorsi di promozione della presenza (potenzialità e rischi), la cultura come strumento di guarigione, il confronto con la vittima e il ritorno al diritto di essere parte della Comunità sono tutte azioni che in modo sperimentale e coraggioso vengono a dialogare con la giustezza della pena e l’esecuzione della stessa nella direzione del recupero e non della detrazione. Il tempo della detenzione può essere allora un tempo salvato dalla devianza ed impiegato in modo forte nella vita di Comunità e non un tempo di assenza, di eclissi dalla stessa”. Porteranno il loro contributo alla riflessione padre Nilo Tervisanato, che opera nel carcere femminile della Giudecca, Enrico Sbriglia, Provveditore per l’Amministrazione penitenziaria del Triveneto, la dott.ssa Cristina Bertogna, psicologa e psicoterapeuta, Valeria Ottolenghi, responsabile del Coordinamento Nazionale di Teatro e Carcere, don Paolo Zuttion, cappellano del Carcere di Gorizia, Elisa Menon, attrice, regista ed esperta di Teatro sociale. Modererà gli interventi Marco Bisach, giornalista de “Il Piccolo” ed esperto di comunicazione.L’appuntamento del 1° giugno al Verdi – spettacolo fuori – (ingresso libero e gratuito per tutta la cittadinanza), proposto dai detenuti del carcere di Saluzzo, si offre come spunto di riflessione sulla realtà della vita carceraria. Uno spettacolo di alta qualità professionale capace di aprire lo sguardo sul tema della detenzione da un punto di vista umano. “Questa è la storia di una famiglia, una grande famiglia – così lo presenta lo locandina -.Tanti figli, tutti maschi, perché papà diceva che teneva il seme forte e mamma lo sapeva coltivare bene. Ma un giorno papà partì. Per dove? Non si sa. Per quanto? Non lo disse. Per cosa? Per portare qualcosa di più grande. Venti anni. E oggi finalmente ritorna, torna a casa. E facemu festa. Una grande festa.”Il festival si concluderà venerdì 9 giugno, alle ore 16.30, all’interno della Casa Circondariale – spettacolo dentro – con la performance  “Courage – Ritornare a casa”, proposto dai detenuti di Gorizia a conclusione del progetto “Il Teatro delle ceneri”, realizzato in carcere nel corso di alcuni mesi dall’Associazione culturale Fierascena. Il laboratorio teatrale, progettato sulla base di concreti obbiettivi riabilitativi precisati all’incontro con i partecipanti, si configura come uno spazio non solo di svago per i detenuti, ma anche di lavoro su di sé all’interno del quale viene richiesto uno sforzo di presenza, di partecipazione, di riflessione. “Courage” racconta il coraggio che serve per rimanere presenti e prepararsi per il dopo, per guardare fuori partendo da dentro, per accettare chi siamo e per decidere chi saremo. Anche in questo caso l’ingresso è libero su prenotazione entro il giorno 30 maggio, con invio via mail della copia del proprio documento d’ identità  a fierascena@gmail.comIl festival si propone come un’occasione di comunicazione con la città. Una dimostrazione che “il processo interno al carcere è in grado di produrre valore comune e, nella sua fase finale, può accogliere la Comunità per condividere con essa tale valore e farsi occasione di consapevolezza”. Un’occasione di dialogo, da non perdere, tra la realtà carceraria e la Comunità attraverso il Teatro e l’Arte.