Penalizzati dal fisco e dal costo del lavoro

Quello che si è voluto mettere in luce con questa relazione è la necessità di intervenire con un’”armonizzazione” del costo del lavoro, con particolare riferimento alla fascia di confine tra Italia, Austria e Slovenia, una sorta di “European Labour Belt”, una “cintura lavorativa europea”. La proposta è stata presentata dalla Provincia al Governo italiano – in seguito ad un incontro con il sottosegretario allo Sviluppo Teresa Bellanova, la quale ha dimostrato interesse verso il progetto – e alla Regione Friuli Venezia Giulia, con lo scopo di promuovere una nuova iniziativa di cooperazione transfrontaliera con Slovenia e Austria, per promuovere progetti e proposte che, appunto, mirino all’armonizzazione del costo del lavoro nella “cintura” confinaria, superando le forme di delocalizzazione che costano al nostro Paese sia in termini di entrate fiscali, che in termini di disoccupazione.”Questo studio non vuole essere un alibi – ha sottolineato il presidente Gherghetta – ma è un qualcosa che può aiutare ad uscire dall’ottica assistenziale”. Secondo Gherghetta infatti è impossibile oggi proseguire con un metodo “tradizionale” di porsi sul mercato e di fare impresa: “abbiamo bisogno di attrarre capitali, non più con l’utilizzo di denaro pubblico ma utilizzando nuovi spazi, capitali privati, aprendo una nuova stagione per sfruttare la nostra centralità come territorio. A livello di infrastrutture non ci manca nulla: abbiamo porti, interporti, aeroporti, ferrovie, autostrade e abbiamo tutte le carte in regola per essere concorrenziali, anche con le altre aree regionali”. Con queste parole Gherghetta – ha tenuto a precisarlo – non ha voluto dire “che il settore pubblico non abbia svolto un ruolo importante, ma sono cose per le quali è finita l’epoca; il pubblico oggi può fare start – up d’impresa, può fare da volano, ma è il privato che deve dare la forza al motore. Dobbiamo quindi rompere il meccanismo tradizionale basato sul sostegno pubblico, perché fondamentalmente è ciò che sta uccidendo l’economia isontina”.