Oratorio: un luogo dove vivere la relazione

Sono stati davvero intensi i tre giorni con cui la comunità della Cattedrale ha voluto festeggiare i primi 70 anni di attività del “Pastor Angelicus”.

Venerdì 3 giugno

Non potevamo immaginarci un inizio più bello dei festeggiamenti per i 70 anni di fondazione del Pastor, l’Oratorio di Gorizia: musica di sottofondo, la proiezione delle immagini più significative del tempo passato, buona partecipazione di pubblico in sala mons. Velci e l’emozione nella voce di uno degli “allievi” del Chiussi che, con la sua testimonianza sui ragazzi e il dopoguerra, è stato l’incipit del ricco programma.

Il passato però ha subito fatto spazio al presente con le interessanti testimonianze di alcuni gruppi presenti e operanti oggi in oratorio: Audax per lo sport, i Tubi per il teatro, l’Agesci per lo scautismo, una catechista per la formazione.

Tutti interventi finalizzati a farci riflettere sui “Sentieri di futuro non battuti”. In questo impegnativo percorso siamo stati aiutati dagli interventi della dott.ssa Elisabetta Madriz, psicopedagogista, e di don Nicola Ban, incaricato Triveneto per la Pastorale Giovanile, chiamati a rispondere su: “L’oratorio: una buona alleanza tra comunità cristiana, famiglia e città”. Mauro Ungaro ha condotto la serata, fungendo da moderatore.

Mi chiedo oggi che colore e faccia abbia il bisognoso materialmente e moralmente, tanto per usare il linguaggio di don Nardin, uno dei fondatori del Pastor. Così ha esordito la dott.ssa Madriz e ha proseguito sulla difficoltà oggi di parlare di valori, eppure essi fanno parte di un progetto per la persona.

Il valore educativo dell’oratorio e della comunità sta nel realizzare un bene, nel far maturare le persone al bene. Ci sono valori che non hanno tempo: l’onestà, la lealtà, l’amore verso il prossimo, il servizio, la strada, la vicinanza, la bellezza. L’agire educativo è tutto rivolto verso il bene e il bello.

Abbiamo bisogno di comunità, di relazioni calde e amicali, di sentirci ripetere i valori alla messa festiva, che si esprimono anche nei piccoli gesti. L’oratorio inteso come contenitore, può essere vuoto di tutto, ma non di relazioni per essere ricco di umanità.

Per tenere vicini i giovani dobbiamo amarli, svecchiare gli spazi di crescita, fare loro un’offerta diversa senza scendere in competizione con le altre offerte che la città può offrire, accoglierli perché trovino un domani la loro strada, anche altrove, ma siano persone coerenti, corrette, oneste, che applichino modi e valori dell’essere in maniera sana.

Educare è complesso così come dare un senso a ciò che si fa. La prima domanda che dobbiamo porci non è che cosa fare, ma perché, quale è il valore che ci guida e per chi. Diamo spazio alla cultura dell’aiuto all’altro, del mettersi a disposizione, del formarsi fraternamente. Non siamo chiamati ad essere modelli, ma esempi da seguire. Testimone è chi per primo fa ciò che chiede agli altri. Creiamo spazi in cui ognuno possa sempre tornare.

Anche l’abbraccio è una regola perché mi permette di tenerti vicino, di stare insieme a te dentro quella regola, di fare attenzione che tu non ti faccia male e di aprire le braccia qualora tu sia così forte da decidere di camminare fuori da quella regola che vorrai trasgredire. Ecco che non basta la buona volontà, ma bisogna formarsi continuamente, correggendosi fraternamente a vicenda.

Educare secondo il Vangelo significa farsi prossimi agli altri, guardare, rialzare, abitare le case del dolore e della sofferenza.

In oratorio c’è un posto per ciascuno, dove anche gli adulti possono trovare un modo per essere di supporto. Nell’educazione esiste il ruolo della genitorialità sociale, perché chi educa si prende cura di chi non ha generato personalmente. L’educazione è un luogo che non sopporta la solitudine (Paola Milani, pedagogista).

L’oratorio deve farsi spazio aperto per molti, dove ognuno possa entrare con i suoi talenti che magari non sa neppure di avere. Siamo chiamati a creare reti di relazioni in un tempo che ha fame di comunità. Senza relazioni nessuno di noi può crescere come persona.

Se farete le cose con passione metterete fuoco nel mondo.

Per don Nicola Ban l’educazione ha a che fare con la cura e la cura con l’accompagnamento. Non si fa educazione con un evento o un’iniziativa, ma bisogna faticare e gioire per mettersi accanto e accompagnare. L’oratorio è proprio un luogo in cui le persone da sempre si sentono accompagnate.

Vale la pena ricordare che l’idea dell’oratorio nacque dalla tradizione di S. Filippo Neri che nella Roma del 1500 lavorava con i giovani, predicando in maniera semplice e diretta, in cui tenere insieme il teatro, la musica, le gite, il volontariato. C’è poi la tradizione lombarda di S. Carlo Borromeo in cui l’oratorio era lo strumento per la parrocchia dove poter vivere l’iniziazione cristiana. Infine la tradizione piemontese di S. Giovanni Bosco guardava prevalentemente alla precarietà economica dei giovani, a coloro che mancavano di istruzione e che potevano finire in brutte compagnie.

C’è sempre un ritorno all’interpellarci sulle urgenze e i bisogni del tempo. Per questo non basta una struttura, un programma, ma si risponde con una scelta di prossimità verso le nuove generazioni. La parola chiave dell’oratorio è “farsi vicino”, non vivere la distanza, ma la relazione, parlare il linguaggio giovanile e non in maniera strumentale all’educazione religiosa. Si tratta di valorizzare la ricchezza di responsabilità e di relazioni che si possono sperimentare qui e che aprono l’io al tu. Accoglienza incondizionata e condivisione della vita quotidiana racchiudono quei principi che sono l’essenza dell’oratorio. L’oratorio si fa perché si è stati affascinati dal Vangelo che è il fine dell’attività educativa. Il Vangelo è il valore più grande che abbiamo ricevuto come cristiani ed è il dono più grande che possiamo fare agli altri. Da questa consapevolezza nasce il nostro impegno educativo verso le nuove generazioni. Far incontrare una persona con Gesù rende anche la nostra vita piena, bella, buona.

L’oratorio è il luogo dell’iniziazione cristiana, ma anche del primo annuncio per chi non è cristiano, della missione verso i cristiani non praticanti, dove si evangelizza e si promuove l’umanità delle persone attraverso i percorsi educativi delle varie associazioni, si fa educazione, si risponde ai bisogni dei ragazzi anche attraverso lo sport, le esperienze comunitarie, il teatro, il volontariato sociale, le gite, i film.

Tutto va fatto con lo stile della prossimità, di chi vive il comandamento dell’amore nella quotidianità. L’oratorio dovrebbe essere la soglia più percorribile della comunità cristiana, qui si vive il primato della relazione, non delle organizzazioni, non degli eventi fini a se stessi. Ogni progetto, idea, struttura deve aprire a relazioni nuove, fondate sulla gratuità, che conducano al bene ogni singola persona. Per arrivare a questi risultati evidentemente c’è bisogno di educatori autorevoli e con progetti chiari, di un’alleanza con le famiglie.

Per la comunità cristiana un oratorio serve a far fare quell’esperienza di relazione, di comunità, di fraternità che sono i mattoni della vita cristiana stessa. Nell’oratorio possiamo maturare nella comprensione del Vangelo.

Quali le sfide che possiamo affrontare a partire dal 70 del Pastor? Senz’altro quella di tenere insieme educazione ed evangelizzazione, prendersi cura dei ragazzi, valorizzandoli e annunciando loro il Vangelo. Un’altra sfida riguarda il rapporto tra le associazioni che dovrebbero collaborare di più tra loro, pur mantenendo le singole specificità per un’educazione integrale, per un progetto comune. Un’altra grande sfida è quella di educare alla solidarietà, alla lealtà, alla legalità.

L’oratorio può essere il luogo dove si fa doposcuola, si lavora con i poveri, con gli immigrati, dove ci si sperimenta e si sente l’odore del povero, il luogo di incontro tra le generazioni, dove l’adulto accompagna e sostiene il giovane nelle sue scelte, accettando che siano differenti da quelle del passato.

Altre due sfide ancora possono essere di non chiudersi nell’autosufficienza, collaborando con le realtà cittadine, con le altre parrocchie, con la diocesi e infine quella della fraternità nella quotidianità per verificare come si può vivere quei valori che ci sono stati proclamati.

Il Vescovo Dino, anche lui presente all’incontro, ha raccontato la sua esperienza di oratorio dai salesiani. Esperienza per lui importantissima che lo ha formato integralmente insegnandogli ad essere un cristiano, ad essere un uomo di relazione, a capire che valeva spendere la vita per qualcosa.

Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, ha chiosato Mauro Ungaro, perché di questo c’è bisogno a partire dalla città e dalla comunità cristiana.

Sabato 4 giugno

Tutta dedicata al 15º di fondazione dell’Associazione “Noi del Pastor” la serata di sabato quattro.

Già in mattinata alcuni oratoriani si sono recati in cimitero a rendere omaggio e fare memoria sulle tombe di alcuni amici scomparsi negli anni passati e che tanto si erano dedicati alla vita associativa.

Qui non sono mancati momenti di commozione così come è successo la sera nel cortile del Pastor, dopo il concerto molto apprezzato del coro Monte Sabotino quando sono state consegnate le targhe di merito ai diversi sacerdoti che negli anni hanno segnato la storia dell’associazione e dell’oratorio: don Alberto De Nadai, don Eugenio Biasiol, don Ruggero Dipiazza, don Sergio Ambrosi.

Don Ruggero ha ricordato che la gratuita ha sempre caratterizzato l’oratorio dove nessuno valeva perché contava, ma per ciò che era. Don Sergio Ambrosi ha ricordato la benefattrice Anna Burlini (1897-1975) in memoria della quale è stata posta una lapide sul muro di cinta del cortile del Pastor.

Il parroco don Sinuhe Marotta, destinatario anch’egli di una targa, ha esortato i componenti del gruppo “Noi del Pastor” a tenere viva la memoria e il gusto di stare insieme, ad essere “contagiosi” perché l’oratorio sia quello di domani. Ha ringraziato il gruppo per l’impegno costante e fattivo su più fronti: ricreativo, logistico e caritativo.

La serata è terminata con la simpatica e familiare cena sociale.

Domenica 5 giugno

Domenica 5, come da programma, la S. Messa delle 10.30 ha dato inizio al grande giorno dell’inaugurazione dei nuovi ambienti del Pastor.

Don Sinuhe Marotta ha ricordato all’omelia che l’oratorio è il luogo in cui il Signore può sfiorare i nostri ragazzi anche attraverso lo sport come al Pastor l’Audax Sanrocchese, discendente dell’Iris Domo fondata dai giovani dell’Azione Cattolica nel dopoguerra, ma anche attraverso lo scoutismo, il catechismo. Ai ragazzi Gesù dice che sono stati creati da Dio che vuole bene loro così come sono e che vale la pena seguirlo. Che bello che è per un genitore vedere i propri figli ballare, cantare, impegnarsi nel giocare una partita o come scout, essere felici. Gesù sfiora i nostri figli in oratorio perché essi possano risorgere ed essere pieni di vita. L’oratorio è il luogo dove voi ragazzi potete avere vita e crescere nelle vostre relazioni e dove il Signore Gesù può raggiungervi. Lasciatevi prendere da Gesù senza scappare. Occupate l’oratorio. È vostro!

Dopo la messa tutti in campo! Non senza il rituale taglio del nastro ad opera di tre ragazzi tra Audax, scout e catechismo. Agli stessi gruppi sono stati consegnati i tre segni: pallone, corda e crocifisso per una crescita sana, educativa, umana e cristiana nei nuovi ambienti dell’oratorio.

Come sempre solenne e toccante il momento dell’alzabandiera che ha preceduto gli interventi delle autorità. Si sono succeduti: Carlo Miseri del CPAE, l’ing. Luca Vittori, il sindaco Ettore Romoli, l’Assessore Regionale Mariagrazia Santoro, Franco Tommasini per il Coni, il parroco don Sinuhe Marotta, e l’Arcidescovo Carlo Roberto Maria Redaelli.

Miseri: Il nostro oratorio vuole essere per i ragazzi e i giovani un ponte tra la Chiesa e la strada, tra la realtà locale e le sfide che ci presenta la società, tra il tempo della spensieratezza e quello dell’assunzione di responsabilità. A questo serviranno i nuovi ambienti che fanno parte del Pastor Angelicus, luogo che ancor oggi può raccogliere i ragazzi della parrocchia specialmente i più bisognosi materialmente e spiritualmente onde poterli istruire ed educare e poterli svagare con divertimenti sani ed onesti. Così diceva don Tarcisio Nardin alla prima inaugurazione dell’oratorio nel 1946. Riteniamo perciò di essere rimasti fedeli al mandato originario dei nostri predecessori.

Vittori: Il progetto ha ricordato l’ing. Vittori risale all’anno 2013 mentre i lavori sono iniziati nel maggio-giugno 2015 per la realizzazione del nuovo fabbricato e il rifacimento del campo sportivo e si sono poi allargati alla conservazione degli spazi interni di Palazzo Rabatta, come i vecchi spogliatoi che hanno lasciato il posto a una sala d’accoglienza, grazie ad un ulteriore contributo regionale. Questi lavori hanno permesso di individuare e mettere in luce gli affreschi delle arcate del porticato di Palazzo Rabatta.

Il fabbricato è di circa 150 mq, ci sono due spogliatoi costruiti secondo le regole del calcio-Figc e del Coni, in stretto collegamento con l’Audax che è il primo fruitore dei locali. Annesso agli spogliatoi c’è il bagno per i giudici di gara, un locale infermeria e un disimpegno. Sono stati ricavati inoltre due ulteriori servizi igienici con ingresso indipendente, tenuto conto che il fabbricato è destinato per le diverse attività parrocchiali. Esso si completa di una cucina. Lo spazio retrostante il fabbricato comprende un campo fornito di un canestro per il basket e con la possibilità di una rete per la pallavolo, termina con una zona verde che confina con il parco comunale.

Il quadro economico della spesa è di circa 500.000,00 euro di denaro investito e comprende tutte le voci. L’impresa scelta è stata selezionata nel rispetto delle regole della concorrenza. L’impegno economico è stato rispettato, anzi ha permesso una piccola economia che rimane a disposizione della parrocchia.

Romoli: Questa inaugurazione è un momento di festa che abbellisce la città che crea nel cuore della città stessa un impianto sportivo di grande impatto visivo e non solo. Questo è in linea con ciò che sta facendo anche l’amministrazione comunale con la ristrutturazione del campo di Campagnuzza intitolato a Bearzot e la prossima messa a norma e riqualificazione del Baiamonti. Qui c’è qualcosa di più, c’è qualcosa di educativo, si cerca di permettere ai nostri figli e nipoti di svolgere un’attività sportiva in un ambiente sano e controllato e di questo possiamo essere più che contenti sia come cittadini che come amministratori. Per tutto questo mi sento di ringraziare don Sinuhe perché è grazie alla sua caparbia volontà se oggi si è realizzata questa inaugurazione.

Santoro: Sottolinea il fatto che l’oratorio è terminato, ma soprattutto che sarà usato.

Quando un oratorio viene chiuso non si perde solo una realtà cristiana, ma si perde anche una realtà civile di accoglienza, di educazione, e di accompagnamento dei nostri ragazzi verso una crescita consapevole di apertura al mondo. Qui non si tratta di un edificio, anche se importante perché permetterà un regolare svolgimento delle varie attività, ma è un’attività che continua da 70 anni.

Tommasini: In rappresentanza del Coni regionale esprime il suo apprezzamento sull’opera ultimata e sottolinea il fatto che anche il Coni ha il compito non proprio di fare dei campioni, ma di educarli e farli giocare, poi se avranno le doti ci penseranno i loro allenatori e preparatori a fare di loro dei campioni. Di recente è emerso che c’è un riavvicinamento del mondo dello sport all’oratorio.

Parroco: Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione delle opere che vediamo e per primi vorrei ringraziare coloro che non verranno nominati per evidenti necessità di tempo. Cito alcuni per tutti: l’arch. Lino Visintin per la bella idea progettuale che ha raccolto le istanze espresse dal nostro Consiglio per gli Affari Economici, i tecnici che le hanno progettate, dalla signora Daniela all’ing. Giorgio Bensa che ha coordinato le ditte, all’ing. Flavio Gurtner per la sicurezza e la presenza continua. Vorrei sottolineare il valore aggiunto della squadra tecnica che si è formata sotto la guida dell’ing. Luca Vittori composta non soltanto da professionisti competenti, ma anche da genitori e parrocchiani che hanno aggiunto a quello tecnico lo sguardo del buon padre di famiglia facendo particolare attenzione a non superare le somme derivanti dai contributi e quelle messe a disposizione dalla parrocchia. Ringrazio le tante ditte che materialmente hanno costruito le opere, i tecnici, il geom. Tonizzo e le maestranze, Giorgio. Un altro gruppo di lavoro è stato quello delle restauratrici: Paola Venuti, Roberta Righini, Elisa Barbieri che hanno saputo far riemergere da oltre due secoli di storia l’anima misteriosa e ricca di questo palazzo, espressa anche negli affreschi riscoperti. Un grazie speciale alla nostra comunità parrocchiale dei S.s. Ilario e Taziano che ha operato attraverso il Consiglio per gli affari economici e il Consiglio pastorale parrocchiale. Grazie alle istituzioni: alla Regione Friuli Venezia Giulia per i due importanti contributi concessi, alla Fondazione Cassa di Risparmio per il contributo per la cucina comunitaria. Metteremo queste strutture a disposizione di tutto il territorio. Grazie al Comune di Gorizia per la concessione dei permessi e autorizzazioni, alla Soprintendenza, al Coni, ai gruppi e alle associazioni della nostra comunità che si sono coinvolti a diverso titolo in quest’opera, il Gruppo Scout Gorizia3, l’associazione Noi del Pastor, il gruppo dei giovani, tante mamme e papà, le catechiste.

Vescovo: La bellezza dell’oratorio sta nel mettere insieme i ragazzi, lo sport, l’amicizia, la comunità adulta, con la bellezza dell’arte, con la capacità di crescere come uomini e donne, come cristiani che vivono il Vangelo.

Nel giorno in cui ricorreva anche il 12° anniversario episcopale del nostro Arcivescovo Carlo, è stato poi possibile visitare la sala degli affreschi e i nuovi ambienti dell’oratorio, sotto la guida rispettivamente delle restauratrici, degli ingegneri e dei tecnici. Ricordiamo che per l’occasione sono stati aperti alcuni stands tra cui quello del gruppo missionario, della S. Vincenzo e quello delle pubblicazioni della parrocchia. Non è mancato il rinfresco a cura degli scout e i momenti di intrattenimento teatrale e musicale.

E dai lavori spuntano gli antichi affreschi del porticato

Risale al 2013 il primo progetto per i lavori (iniziati nel maggio-giugno 2015) per la realizzazione del nuovo fabbricato e il rifacimento del campo sportivo: l’intervento si è poi allargato alla conservazione degli spazi interni di Palazzo Rabatta e così i vecchi spogliatoi hanno lasciato il posto a una sala d’accoglienza, grazie ad un ulteriore contributo regionale. Questi lavori hanno permesso di individuare e mettere in luce gli affreschi delle arcate del porticato di Palazzo Rabatta. Il fabbricato è di circa 150 mq, ci sono due spogliatoi costruiti secondo le regole del calcio-Figc e del Coni, in stretto collegamento con l’Audax che è il primo fruitore dei locali. Annesso agli spogliatoi c’è il bagno per i giudici di gara, un locale infermeria e un disimpegno. Sono stati ricavati inoltre due ulteriori servizi igienici con ingresso indipendente, tenuto conto che il fabbricato è destinato per le diverse attività parrocchiali. Esso si completa di una cucina. Lo spazio retrostante il fabbricato comprende un campo fornito di un canestro per il basket e con la possibilità di una rete per la pallavolo, termina con una zona verde che confina con il parco comunale.Il quadro economico della spesa è di circa 500.000,00 euro di denaro investito e comprende tutte le voci. L’impresa scelta è stata selezionata nel rispetto delle regole della concorrenza. L’impegno economico è stato rispettato, anzi ha permesso una piccola economia che rimane a disposizione della parrocchia.È stato il parroco a ricordare alcuni fra coloro che hanno permesso la realizzazione dell’opera: dall’arch. Lino Visintin “per la bella idea progettuale che ha raccolto le istanze espresse dal Consiglio per gli Affari Economici” ai tecnici che le hanno progettate, dalla signora Daniela all’ing. Giorgio Bensa che ha coordinato le ditte, all’ing. Flavio Gurtner per la sicurezza e la presenza continua. “Vorrei sottolineare – ha proseguito don Sinuhe – il valore aggiunto della squadra tecnica che si è formata sotto la guida dell’ing. Luca Vittori composta non soltanto da professionisti competenti, ma anche da genitori e parrocchiani che hanno aggiunto a quello tecnico lo sguardo del buon padre di famiglia facendo particolare attenzione a non superare le somme derivanti dai contributi e quelle messe a disposizione dalla parrocchia”. Il ringraziamento è andato poi alle tante ditte che materialmente hanno costruito le opere, ai tecnici, al geom. Tonizzo e alle maestranze, a Giorgio. Un altro gruppo di lavoro è stato quello delle restauratrici: Paola Venuti, Roberta Righini, Elisa Barbieri che hanno saputo far riemergere da oltre due secoli di storia l’anima misteriosa e ricca di questo palazzo, espressa anche negli affreschi riscoperti. Un grazie speciale è stato rivolto anche alla comunità parrocchiale che ha operato attraverso il Consiglio per gli affari economici e al C.pa.pa. oltre che alle istituzioni: dalla Regione Friuli Venezia Giulia alla Fondazione Cassa di Risparmio, dal Comune di Gorizia alla Soprintendenza, al Coni, ai gruppi e alle associazioni della comunità (il Gruppo Scout Gorizia3, l’associazione Noi del Pastor, il gruppo dei giovani, tante mamme e papà, le catechiste…).