Onorcaduti: da 100 anni a servizio della memoria

L’ultima opera di misericordia spirituale chiede di pregare per i vivi e per i defunti. Ad essa possiamo affiancare anche l’ultima opera di misericordia corporale che invita a seppellire i morti. Può sembrare una richiesta strana quest’ultima; e invece, in alcune zone del mondo che vivono sotto il flagello della guerra, con bombardamenti che giorno e notte seminano paura e vittime innocenti, questa opera è tristemente attuale. (…)  Anche oggi c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre. Dunque, questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quotidiana.” (Francesco, Udienza Generale, 30 novembre 2016). Due anni dopo la grande celebrazione in suffragio dei caduti di tutte le guerre al Sacrario Militare di Redipuglia del 13 settembre 2014 così si esprimeva il Papa a proposito dell’ufficio cristiano della sepoltura dei defunti. Guardando  al presente il pensiero è andato a quegli stati oggi dilaniati da quella che egli stesso ha definito “terza guerra mondiale a pezzi”, ma nel passato anche la nostra Italia si è dovuta confrontare con il dovere morale di dare degna sepoltura ai suoi figli caduti. Al termine del primo conflitto mondiale, nelle zone di combattimento, erano circa seicentocinquantamila i cadaveri sepolti provvisoriamente o in attesa di una degna tumulazione. Un numero che fa tremare le vene ai polsi se si pensa che una gran parte di loro non arrivava ai vent’anni. Per farsi carico di ciò, cent’anni fa nacque il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, oggi conosciuto come Onorcaduti, e il primo commissario fu il Maresciallo d’Italia Armando Diaz. L’istituzione, assieme all’allora Ministero della Guerra, decise di unificare i piccoli cimiteri spesso improvvisati sparsi nei vari teatri bellici, pensando e progettando luoghi di sepoltura e memoria che, anche nelle dimensioni importanti andassero a significare visivamente ciò che la guerra era stata: una tragedia di massa.Il centenario è stato ricordato in questi giorni al Tempio Ossario di Cargnacco con una Messa presieduta dall’Ordinario Militare monsignor Santo Marcianò e il 9 ottobre scorso con  il convegno “Culto della Memoria – diffusione, tutela, rispetto -” svoltosi a Roma presso il Centro Alti Studi Difesa. “Nonostante questi 100 anni il Commissariato è sempre al passo coi tempi. Lo dimostra l’attivazione della Banca dati online dei Caduti e Dispersi in guerra sul sito della Difesa, un prezioso archivio della memoria che racchiude dati utili a risalire all’identità di coloro che caddero durante la prima e seconda guerra mondiale” queste le parole del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. L’istituzione che nacque  originariamente per  sorvegliare le otto zone monumentali di guerra per sistemare mantenere e custodire i sepolcreti dove riposano le spoglie dei caduti italiani, oggi continua la propria attività servendosi delle più alte strumentazioni tecnologiche (come gli studi sul DNA, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri) al fine di attribuire identità certa ai resti mortali senza nome che oggi si trovano nei vari Paesi un tempo teatri di guerre.Il Generale di Divisione Alessandro Veltri, attuale Commissario,  nel suo intervento ha sottolineato che Onorcaduti negli anni, “ha sempre e solo cercato, con discrezione ma con ferma determinazione, di unire le storie alla storia, di riportare le singole storie dei nostri eroi, con una particolare attenzione agli ignoti, nella storia della nostra Patria. Il nostro sensibile impegno, credo, con umiltà, possa sintetizzarsi in questa frase”. Non dunque esaltazione ideologica del conflitto e della morte in guerra ma esercizio di quella intima pìetas, di quel profondo desiderio umano di dare sepoltura degna, e spesso anche un nome e un cognome, ai resti di chi non c’è più a causa della guerra.  E di queste “storie” il goriziano è primo testimone a causa delle note vicende storiche del primo conflitto mondiale: l’ex provincia ospita oggi ben cinque luoghi della memoria posti sotto la tutela del Commissariato: l’Ara Pacis Mundi di Medea, il Cimitero Militare di Aquileia, la Zona Monumentale di Monte San Michele, il Monumento Ossario di Oslavia e il Sacrario Militare di Redipuglia, monumento nazionale fra i più conosciuti, simbolo della tragicità della guerra, tristemente noto, a ottant’anni dalla costruzione, per il deterioramento e l’usura di alcune sue parti. Problemi che si dovrebbe risolvere entro la primavera del 2020 data in cui si concluderanno i lavori di restaurazione e conservazione del sito, più precisamente del riposizionamento delle lastre di bronzo risabbiate e ripatinate e il rifacimento delle pavimentazioni, lavori assolutamente necessari per la buona salute del Sacrario simbolo dell’ Inutile Strage.