Via Crucis gloriosa, momento di incontro delle genti sul confine

Si è ripetuta nel pomeriggio dell’Ascensione la Via crucis gloriosa di Kojsko sul Collio sloveno, che anche quest’anno ha richiamato un folto gruppo di fedeli dalle parrocchie italiane di confine e non solo, Lucinico, Mossa, Capriva, Cormons, Moraro, Gradisca e Gorizia. Partiti dalla chiesa del Preval i fedeli si sono uniti ai fedeli sloveni e hanno celebrato le quattordici stazioni della Via crucis alternandosi nella lingua slovena e italiana, arricchite per l’occasione, com’è tradizione, dai bellissimi quadri stazionali del pittore Clemente del Neri inseriti nelle cappelle lungo il percorso.Tra i fedeli era pure presente la signora Maria Famea di Mossa che con i suoi quasi 97 anni è stata il più bell’esempio per i presenti, anche perché ha ricordato lei stessa che non ritornava a Kojsko dal tempo in cui era bambina e venne con i suoi genitori a piedi da Mossa fin quassù.Giunti sulla sommità del tabor con la sua chiesa della santa Croce, che si distingue soprattutto per il suo altare principale a tre pale in stile gotico, risalente al 1515, ha avuto luogo la S. Messa, accompagnata dal canto del coro locale e concelebrata dal parroco di Kojsko don Jože Ipavec, da don Moris e don Maurizio, celebrazione che è stata disturbata da un forte vento e verso la fine della stessa da un incombente temporale, ma questo non ha scoraggiato per nulla i presenti. A termine del rito la natura ha stupito tutti nuovamente con il sole e un panorama mozzafiato che faceva ben vedere la Laguna e tutta la pianura friulana. Come sempre molto accoglienti le persone del posto con un ricco buffet che ha agevolato, al termine della celebrazione, la comunicazione tra i presenti e la fraternità ormai creatasi.Di particolare rilievo artistico, richiamato dal parroco nell’omelia, è stato poter visitare la mostra nel torrione del colle, dove era dettagliatamente illustrata la parte bassa della grande pala dell’Assunta della chiesa parrocchiale, non visibile ai fedeli perché coperta dal monumentale  tabernacolo che oscura in parte l’opera del pittore veneziano Sebastiano Devita. La preziosità di questo intervento sta nel fatto che questa parte è originale, rimasta intatta non essendo mai stata oggetto di restauri, ma anche perché illustra la Quisca del ’700 con il castello e lo stemma dei conti Coronini. Tutto il pomeriggio poi è stato allietato da un ricco e apprezzato scampanio da parte di giovani scampanotadôrs italiani e sloveni, la chiesa infatti può vantare con le sue 4 campane il più bel concerto della zona. Così è stato irresistibile per don Moris non poter salire sulla torre, che dismessi gli abiti liturgici, si è unito all’abile squadra di suonatori, dando la sua competente mano.