Testimoniamo con slancio la nostra fede

Nella parrocchiale di Santa Fosca, a Borgnano, il vescovo Carlo ha iniziato la visita pastorale alla Collaborazione pastorale di Cormons celebrando la Messa nella festa liturgica che ci ricorda la presentazione di Gesù al tempio a 40 giorni dalla sua nascita.”Vorrei che la visita pastorale per la vostra comunità e quella dell’unita pastorale di Cormons – ha detto il vescovo all’omelia ricordando la lettera pastorale dello scorso anno “anch’io mando voi” – fosse l’occasione per riprendere uno slancio missionario, per essere più consapevoli del dono delle fede e saperlo con semplicità testimoniarlo agli altri. Come? Riprendo un’indicazione che do spesso: non nascondendo di essere cristiani. Non tanto esibendolo, ma non nascondendo che lo siamo, che crediamo in Gesù, che andiamo in chiesa, che cerchiamo di vivere il Vangelo. E questo dove viviamo: in famiglia, sul lavoro, a scuola, con gli amici, nei rapporti sociali, …” Non nascondere di essere cristiani, ha continuato il vescovo, “pronti, se lo Spirito Santo ce ne dà l’aspirazione, a spiegare, con semplicità e convinzione, perché crediamo in Gesù e perché sappiamo che è davvero la luce che illumina la vita di ogni persona, anche di chi ci incontra”.Il vescovo, nella prima parte dell’omelia, ha commentato il brano di Luca soffermandosi sulle figure di Anna e Simeone, presenti nel tempio e che da tempo attendevano di vedere il Messia. La festa di oggi – ha sottolineato il vescovo Carlo – ci presenta quindi il compimento di una attesa. Peraltro non solo di queste due persone. L’episodio del tempio si chiude infatti ricordando che Anna ’parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme’. C’è quindi un’esperienza personale, quella di Simeone e di Anna, ma anche un’esperienza che si apre ad altri e non solo alle pie persone di Gerusalemme. Un’esperienza di comunità che si estende all’intera umanità”.Citando le parole di Simeone che riconosce in quel bambino di 40 giorni la “luce per tutte le genti”, il vescovo ha posto all’assemblea alcune domande: “Chi è Gesù per me? Qual è il mio rapporto con Lui? Quale importanza ha per la mia vita? È solo una figura generica di riferimento o forse è solo poco più di un’idea o è l’essenziale per la mia vita, Colui che è realmente il mio Salvatore? Se Gesù è davvero Colui che mi libera dalla paura della morte e mi salva e dà senso alla mia esistenza, come dovrebbe essere allora la mia vita? A volte, senza volerlo – continua –  è una vita così, perché presa dal vortice delle cose, degli impegni, delle emozioni, delle distrazioni… Non si ha tempo per riflettere neppure sulle cose importanti. E rischia di essere una vita non solo come Dio non ci fosse, ma come se la morte non ci fosse, cioè senza qualcosa che ci costringa a porci le domande fondamentali dell’esistenza: perché sono venuto al mondo? Che ci sto a fare? Dove finirò?” Il vescovo ha dato una risposta: “Se, come spero, nonostante i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre pigrizie, le nostre distrazioni, il Signore ci ha dato la grazia di avere il dono della fede, di vedere in Lui il nostro Salvatore, colui che ci salva oltre la morte, allora ci viene chiesto di fare come Anna: di annunciare cioè agli altri che c’è una luce, che c’è una speranza affidabile, che c’è un amore che resta per sempre”.La domenica cormonese dell’arcivescovo è proseguita poi con un incontro al centro pastorale “Mons, Trevisan” dove ha porto il saluto ai genitori dei bambini che seguono il primo anno di catechesi intrattenendosi brevemente con alcuni di loro. Nel pomeriggio, in occasione della Giornata della vita consacrata ha recitato i Vespri in una cappella interna del convento delle Suore della Provvidenza.