Storie di religiose: per non dimenticare

Concludiamo con questa quinta puntata il resoconto di alcune vicende e personaggi che appartengono alla centenaria storia delle Suore della Provvidenza, la congregazione fondata dal Scrosoppi nel 1837. Ricordiamo in questa puntata alcune religiose che si sono distinte nel loro servizio e che hanno lasciato un’impronta nella Congregazione. Sarebbero tante le suore da ricordare per la loro fede, la loro abnegazione, il loro servizio svolto a favore degli altri nel campo scolastico, in quello assistenziale negli ospedali e nelle case di riposo e con attenzione per le famiglie più bisognose.

Suor Cecilia e suor AeodataDi suor Cecilia Piacentini madre generale dal 1880 al 1920 e cofondatrice della congregazione abbiamo ampiamente scritto sulla “Voce” dello scorso 16 marzo, ora diamo spazio a un’altra madre generale, suor Adeodata Rizzi che fu per 6 anni, dal 1933 al 1939 il vertice delle Suore della Provvidenza, ma che va ricordata anche per il suo lungo servizio negli ospedali di Gorizia e di Vienna durante la prima guerra mondiale e per il suo impegno missionario.Suor Adeodata, al secolo Annunziata Rizzi, era originaria di Fondo, paesino della Val di Non, dove era nata nel 1883. A 17 anni era entrata in convento e in pochi anni ha bruciato le tappe se a 23 anni, cosa rarissima in quei tempi, la madre generale la destinò superiora con funzioni di amministratrice dell’ospedale di Tesero, in Val di Fiemme. La scelta cadde su di lei “perché dotata di vero spirito religioso, d’intelligenza, di sodo criterio, di rara prudenza”. Alle suore trentine perplesse per quella nomina suor Piacentini scrisse. “Vi mando una Superiora che ha tutti i requisiti, tranne i capelli grigi”.La Madre generale teneva in buona considerazione suor Adeodata tanto che sei anni più tardi nel 1912, la chiamò a Cormòns e la nominò responsabile della casa dove si trovavano molte suore anziane. Due anni più tardi, allo scoppio della guerra, rispose ancora sì alla richiesta di recarsi a Gorizia per dirigere l’ospedale di riserva della Croce rossa austriaca sistemato nel Seminario centrale. Vi restò dall’agosto 1914 al settembre 1915, quando l’ospedale venne chiuso per motivi di sicurezza. Chiusa la frontiera con l’Italia, nel frattempo entrata in guerra, suor Adeodata si recò a Vienna, dove fino alla conclusione del conflitto fu superiora delle Suore della Provvidenza in servizio al “k.u.k. Kriegspital VI Simmering”. Terminata la guerra, nel 1919 ritornò a Cormòns, in seno alla sua comunità, che riprese a guidare con mano ferrea, incontrando “tribolazioni e contrarietà per rimettere in vigore l’osservanza e togliere gli abusi che la guerra aveva introdotto… ma tutto sostenne con forza invitta, non badando che all’osservanza e al dovere”, come scrisse nel necrologio la sua segretaria suor Virgilia Peterlongo.Toccò a lei come superiora della casa di Cormòns gestire l’incoronazione di Rosa Mistica, avvenuta il 20 settembre 1931, che suggellava un desiderio che le suore cullavano da oltre trent’anni. La chiesa di Santa Caterina diventò santuario e la statua della Madonna con il Bambino venne collocata sopra l’altare maggiore. Due anni più tardi, nel 1933, suor Adelaide venne eletta Superiora generale della Congregazione e vi rimase fino al 1939.Sei anni di intenso lavoro e di viaggi per visitare le varie case della congregazione. Visitò pure le case d’America e fondò a Tietè, nel Brasile, un orfanotrofio, tuttora in funzione, secondo i principi del padre fondatore san Luigi Scrosoppi. Al termine del mandato di generale, per alcuni anni svolse il ruolo di vicaria e poi di consigliera. A metà degli anni Cinquanta tornò a Cormòns dove morì, a 77anni, il 17 settembre 1960.In queste note meritano un po’ di spazio anche le croniste, le suore che hanno avuto il compito di redigere la cronaca del convento, che coincide anche con la vita della congregazione. Senza le loro puntigliosa registrazione poco sapremmo della vita delle Suore della Provvidenza, ma anche quella delle nostre comunità. Le croniste non si limitavano infatti a raccontare la vita conventuale, ma la legavano a fatti e avvenimenti, religiosi e non, che accadevano nei nostri paesi ma anche a livello nazionale e internazionale. Si trovano riferimenti al trattato di pace di Versailles, alla morte di Francesco Giuseppe, ai decessi di vari Papi e alla nomina dei loro successori.Particolari puntuali, ma anche ricchi di umanità, sono i resoconti delle giornate di guerra che videro le Suore della Provvidenza divise dal fronte: da una parte sotto l’Austria le religiose che vivevano a Gorizia, in Istria e in Trentino, sotto l’Italia Cormòns che era allora sede della Casa generale. Gran parte delle suore – e lo si intuisce leggendo le cronache – parteggiano per l’Austria, anche se non mancano le “regnicole” ma nessuna viene meno si propri doveri quando si tratta di assistere i soldati, per loro austriaci o italiano non fanno differenza. E in questo allo scoppio della guerra tra Italia e Austria la madre generale suor Cecilia era stata chiara: “Davanti a Dio non vi sono né italiane, né austriache, né slave. Il Signore ha scelto le sue predilette da ogni parte e nelle varie nazioni per trapiantarle, come tenere pianticelle, nel giardino della religione. Io le ricevetti tutte, ma si ricordino bene che quella porta, che fu loro aperta per riceverle, si riaprirà…”.

Suor VirgiliaSuor Virgilia Peterlongo fu la cronista goriziana che raccontò le giornate dell’ospedale di riserva della Croce Rossa austriaca dislocata nel Seminario dall’agosto 1914 al settembre 1915. Suor Virgilia, al secolo Natalina Peterlongo, era nata a Pergine il 24 dicembre 1889. Entrata a 20 anni nella congregazione delle Suore della Provvidenza, fu destinata a Gorizia nel convitto femminile di Villa Rosa. Fu tra le religiose, poi, chiamate nel 1914 ad assistere i soldati feriti all’ospedale del Seminario di cui, con lo slancio che la caratterizzava, scrisse pagine di grande umanità ed efficacia, anche se talvolta sgrammaticate (Camillo Medeot nel riportare il diario in “Cronache goriziane” le ha giustamente corrette) nel descrivere gli orrori della guerra. Seguì poi suor Adeodata a Vienna e, al termine della guerra, fu per alcuni anni superiora dell’istituto “Adele Cerruti” a Capriva del Friuli. Per 30 anni fu fedele segretaria di suor Adeodata Rizzi e alla sua morte ne scrisse la biografia. Studiò anche la vita del fondatore e le sue ricerche furono poi utilizzate da monsignor Guglielmo Biasutti per scrivere il libro di padre Luigi Scrosoppi. Nel 1961 suor Virgilia, con il consenso della Casa generalizia, si recò in Liguria come maestra delle novizie di una nuova congregazione che un certo fra’ Colombano voleva fondare. Fu aggregata a questo nuovo ordine e cambiò nome assumendo quello di suor Adeodata. Ma a poche settimane dall’arrivo in Liguria contrasse una grave malattia e morì il 15 gennaio 1962 a Gorreto, in provincia di Genova.

Suor FaustaDobbiamo invece alla penna di suor Fausta Prezza il racconto della guerra a Gorizia, le vicende del “Nazareno”, i bombardamenti, la città distrutta, i morti, le ansie e le paure della gente in fuga dalla proprie case, l’arrivo degli italiani il 9 agosto 1916. Suor Fausta, al secolo Maria Prezza, era nata a Lestizza nel 1870, arrivò al Nazareno qualche anno prima della scoppio della prima guerra mondiale e rimase a Gorizia per tutto il periodo della guerra. Scrive di lei Camillo Medeot: “Madre Fausta si rivela una donna di non comune coraggio, senso del dovere, spirito di intraprendenza in situazioni difficili e talvolta drammatiche… E così fino alle angosciose giornate che precedettero l’ingresso degli italiani a Gorizia, in cui lei rimase sola, imperterrita, a rappresentare la congregazione dispersa”. Sofferente di frequenti capogiri, mori tragicamente a Cormòns nel 1933 annegando in una vasca utilizzata per innaffiare l’orto e il giardino del convento.

Suor AloisiaE veniamo a suor Aloisia Hutter, la cronista del convento di Cormons, che racconta le vicende della guerra dall’inizio fino alla conclusione, anche se con periodi di silenzio. Nata ad Aurisina nel 1875 dal tedesco Carlo Hutter, dipendente delle Ferrovie Meridionali, e dalla cormonese Luigia Geromet, suor Aloisia per venti anni si era dedicata all’insegnamento della scuola popolare che si trovava all’interno del convento di Cormòns. Dalle sue pagine traspare le difficoltà della vita cittadina durante il conflitto, i profughi che trovano ospitalità nel convento, le granate che sfiorano anche il convento, i sospetti delle autorità sull’attività di spionaggio delle suore mai accertati, il vano tentativo del sindaco irredentista Marni di occupare la chiesa. Suor Hutter ci offre uno spaccato delle guerra in casa, che senza la sua penna mai avremmo conosciuto.Suor Aloisia nel 1927 si fece missionaria e assieme ad altre 11 consorelle si stabilì a Tietè, nello stato di San Paolo, in Brasile, dove morì il 16 gennaio 1940.(5 – Fine)