Quando la statua di Massimiliano venne salvata dalla fusione

Dopo 80 anni Cormons ritorna proprietaria della statua bronzea di Massimiliano I che fa bella mostra in piazza Libertà o meglio ancora in Largo Scrosoppi, come si chiama ora l’area prospiciente la chiesa di Santa Caterina e il convento delle Suore della Provvidenza. L’atto formale è stato sottoscritto nei giorni scorsi dal sindaco Luciano Patat e dal presidente della Provincia, Enrico Gherghetta. Si tratta probabilmente di uno degli ultimi atti della Provincia destinata a chiudere i battenti con la fine dell’anno. Ed è proprio la soppressione dell’ente provinciale ad aver favorito l’accordo sostenuto soprattutto dal Comune di Cormons, che non gradiva che la statua divenisse un bene indiviso di proprietà dei Comuni di Gorizia e Monfalcone come tutte le altre opere d’arte conservate nei Musei provinciali. Il Comune di Cormons, che aveva ricevuto in comodato gratuito la statua nel 1981, si era assunto l’onere di provvedere alla sua conservazione e manutenzione. E in questi 35 anni lo ha fatto puntualmente come il monumento fosse di sua proprietà, come lo era stato dal 1903, anno della sua inaugurazione nell’allora piazza Cumano, al 1936 quando fu donato alla Provincia.

Le ragioni di una donazioneFu quello un atto prevaricatore del podestà di quel tempo? Così la pensavano in molti fino a quando il geometra Sergio Gnot, che come podestà firmò l’atto di donazione all’Amministrazione provinciale, non spiegò in una lettera, datata 4 marzo 1975, poco conosciuta, scritta in seguito a un articolo pubblicato proprio su “Voce Isontina”, le ragioni della sua decisione. “Tengo a precisare che da diversi anni prima del mio insediamento la statua di Massimiliano giaceva abbandonata e dimenticata nel cortile della Casa di ricovero, come un qualsiasi ferro vecchio – scrive Gnot -. Ad una ventilata proposta di fonderla, ricordo di essermi opposto, come pure di aver respinto una richiesta di acquisto da parte di una città austriaca (forse Villaco)”. “Probabilmente – si legge ancora – aderendo invece ad una più ragionevole proposta di conservarla come cimelio in appropriata sede, quale poteva essere allora il Museo provinciale di Gorizia, non esitai di adottare la relativa delibera, colla quale appunto la statua venne donata al Museo”. “Di ciò ritengo di non dovermene pentire – sostiene Gnot -, perché se la statua fosse rimasta nel cortile della Casa di ricovero, quasi certamente essa avrebbe subito la sorte di varie campane e cancellate che, allo scoppio della seconda guerra mondiale, vennero requisite per ricavare metallo per la Patria”.Indubbiamente Gnot aveva visto giusto perché è assai probabile che se non fosse stata donata ai Museo provinciali, della statua di Massimiliano resterebbero oggi le fotografie di un tempo soprattutto quelle che ritraggono il generale Cadorna e altri generali dell’Esercito italiano immortali sotto la statua del nemico.

Quella testa nel sacco…La statua, alla quale i soldati italiani il 24 maggio 1915 coprirono la testa con un sacco, venne rimossa al termine della guerra, nel 1919, e depositata all’esterno del vecchio ospedale di viale Venezia Giulia dove si trovava anche la Casa di ricovero di cui fa cenno Gnot nella sua lettera. Negli anni del dopoguerra si parlò più volte della destinazione della statua bronzea, che pesava 1196 chilogrammi. Nel 1925 fu ventilata l’ipotesi della vendita come rottame ed Edmund Hofman, lo scultore viennese autore dell’opera, cercò di acquistarla per evitarne la distruzione. Intervenne anche lo scultore brazzanese Alfonso Canciani, che abitava allora a Trieste, a favore della tutela del monumento ma senza grandi risultati. Il 28 ottobre 1927 l’amministrazione comunale deliberò di vendere la statua al prezzo di 400 lire al quintale e il ricavato destinato alla costruzione di un monumento ai Caduti. La vendita venne bloccata dalla Soprintendenza alle opere d’antichità e d’arte e non se ne fece niente. Intervenne anche la Prefettura favorevole alla collocazione della statua in un luogo più raccolto, diciamo dove non poteva dar molto all’occhio come poteva essere la piazza centrale di una cittadina come Cormons. E traendo spunto dalla strada indicata dalla Prefettura che il podestà Gnot riuscì a convincere la Provincia, che all’inizio era piuttosto fredda sulla proposta, di prendersi in carico la statua che venne collocata nel giardino interno di Palazzo Attems, sede dei Musei provinciali. E vi restò fino al giugno 1981 quando venne ricollocata domenica 28 giugno in piazza Libertà nello stesso posto in cui era stata inaugurata, con grande festa di popolo, il 14 giugno 1903. Con la collocazione della statua Cormons voleva celebrare i 400 anni di appartenenza alla Casa d’Austria. La scelta sulla statua da erigere e dedicare a Massimiliano I non fu agevole e venne contrastata dai rappresentanti del Partitolo liberale, filo italiano e che rappresentavano la corrente irredentista. Discussioni e dibattiti, anche sul posto dove collocarla, durarono tre anni, dal 1900 al 1903.

Il legame con l’ImperatoreLa scelta di dedicare il monumento a Massimiliano I fu dettata dal fatto che c’era un legame tra l’imperatore e Cormons: nel 1518, infatti, l’imperatore esentò i cormonesi dalle tasse per compensarli dei danni patiti dalla lunga guerre e dalle; confermò inoltre le forme di autonomia concesse con gli statuti del 1480. Il monumento venne eretto grazie a uno stanziamento del Comune di 1000 corone e a una sottoscrizione popolare.E questo contributo finanziario dei Cormonesi contò non poco quando nel 1975, facendosi portavoce di una istanza che stava facendosi largo in buona parte della popolazione, il consigliere provinciale Giuliano Zorzut, che era anche presidente della Pro loco, presentò un’interpellanza all’allora presidente della Provincia Chientaroli per chiedere la restituzione della statua. Era il 21 febbraio e iniziava così formalmente l’iter per il ritorno della statua, dopo che c’era chi aveva studiato un piano per “rubare” la statua dai giardini di Palazzo Attems. L’8 marzo, sposando la richiesta di Zorzut, il sindaco di Cormons Silvano Iacuz richiedeva ufficialmente, a nome dell’Amministrazione comunale, la restituzione della statua di Massimiliano I. Chientaroli il 10 marzo rispondeva per iscritto all’interpellanza di Zorzut sostenendo che “Questa giunta non avrebbe difficoltà a consegnare alla Comunità cormonese la statua di Massimiliano (…) ma è necessario che il Comune di Cormons formuli precise notizie circa gli intendimenti per un’adeguata collocazione del monumento in condizioni di assoluto rispetto per l’opera d’arte. Evidentemente il Comune dovrebbe dichiarare la piena assunzione delle spese di trasferimento, di collocazione e di successiva conveniente manutenzione”.Tutte richieste che il Comune aveva accolto, ma nel giugno del 1975 cambiò la maggioranza in seno all’Amministrazione comunale di Cormons e il rientro della statua ebbe un brusco raffreddamento anche perché la nuova Giunta – pure non formalmente contraria ma preferiva come locazione i giardini di Palazzo Locatelli – non era interessata alla vicenda.

La sistemazione in piazza LibertàL’iter riprese nel 1980 quando la DC tornò al governo del municipio. In pochi mesi si arrivò all’accordo definitivo con la Provincia che dava in comodato gratuito la statua al Comune, che nel frattempo aveva deciso di ricollocarla sempre in piazza Libertà. Anche allora la Pro loco fu in prima linea nell’operazione ritorno della statua e creò, di intesa con il Comune, un Comitato organizzativo presieduto da Giuliano Zorzut che si curò pure di raccogliere con una sottoscrizione popolare i fondi necessari per il suo ricollocamento. Non fu possibile recuperare il vecchio basamento, andato perduto, e venne rifatto uno nuovo, che è quello che oggi si può ammirare, sul quale venne posta la statua. Dopo esser stata sottoposta un paio di volte a lavori di restauro e manutenzione, dieci anni fa, nell’ambito della ristrutturazione di piazza Libertà, la statua venne arretrata di un paio di metri, non senza qualche polemica, e inserita nell’area che fa da sagrato al santuario di Rosa Mistica.