Le Rogazioni a Mossa, rito mai venuto meno

Le rogazioni prima dell’Ascensione ci offrono l’occasione per rivivere l’esperienza dei discepoli, nel momento in cui Gesù risorto entra una volta per sempre nel santuario del cielo, mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito. In tale contesto acquista particolare risalto la conclusione de1 Vangelo di Luca: «Prima di ascendere al cielo al termine della sua vita terrena, il Cristo risorto alzò le mani sui suoi discepoli e li benedisse. Anche oggi il Signore, vivente e operante nella Chiesa, ci benedice e ci associa alla sua preghiera di intercessione e di lode. Per mezzo di lui salga al Padre l’umile ringraziamento per i doni pasquali e scenda su di noi e sulla creazione intera la rugiada delle sue benedizioni». Con questo spirito la comunità di Mossa rinnoverà, sotto forma di triduo, la tradizione della processione delle Rogazioni, il cui culmine rimane la celebrazione dell’Eucaristia. Da quando la festa dell’Ascensione è stata spostata alla domenica, esse hanno luogo il giovedì, venerdì e sabato alle ore 6,45 del mattino. La prima prevede la benedizione al paese e si concluderà con la celebrazione nella Cappella del cimitero, la seconda prevede la benedizione delle acque e si concluderà alla chiesa del Preval, la terza da alcuni anni, partendo dall’antico sito del paese e della Pieve di Zenta, si concluderà, incontrando quella di Lucinico, presso la chiesetta di san Rocco a Pubrida. Il senso profondo di questa preghiera itinerante si può rintracciarla in una preghiera di Papa Francesco presente nella Laudato Sì: “Signore Dio, Uno e Trino, comunità stupenda di amore infinito, insegnaci a contemplarti nella bellezza dell’universo, dove tutto ci parla di te. Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti con tutto ciò che esiste. Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra, perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te. Illumina i padroni del potere e del denaro perché non cadano nel peccato dell’indifferenza, amino il bene comune, promuovano i deboli, e abbiano cura di questo mondo che abitiamo”.