In mostra i ritrovamenti di Kirov

Sembra puntare il dito contro chi, nel 1941, seconda guerra mondiale, optò per invadere la Russia, così come esalta quanti si stanno prodigando per dare memoria alle vittime di quella scellerata decisione, ma alimenta pure la  speranza di porre fine all’oblio, che tormenta coloro che hanno visto partire un loro familiare, sparito poi nel nulla senza lasciare traccia. Sentimenti, questi, che si possono cogliere visitando la mostra sui ritrovamenti di Kirov, in Russia, allestita ed inaugurata nella sede municipale in via la Centa a Romans d’Isonzo. La mostra ha fatto seguito alla presentazione, nel corso di una conferenza, tenuta sempre a Romans, del libro di Manuel Noferini, dal titolo “Le fosse di Kirov”. La doppia iniziativa è stata voluta dal Comune di Romans, assieme al Gruppo Speleologico Carsico di San Martino del Carso, con l’interessamento e la proposta delle associazioni coinvolte e di Guido Ferluga e Gianfranco Simonit. Proveniente da Torino, la significativa esposizione, capace di trasmettere molta commozione, è giunta per la prima volta nella nostra regione e propone un’esposizione degli effetti personali ed equipaggiamenti dei militari finiti in quell’inferno di ghiaccio e neve. Oggetti personali, vestiario e altro, recuperati da tre associazioni di volontariato, appassionate di ricerche storiche e riunite con la sigla “Italian recovery team”, che dal 2016 al 2018 hanno scavato nella fossa comune di Shikhovo, vicino a Kirov, circa 800 chilometri a est di Mosca. Una fossa contenente 1600 soldati di più nazionalità, scaricati in più volte da un treno che faceva quella pietosa spola. Sono stati recuperati i resti di 12 soldati italiani, che il 2 marzo verranno tumulati nel tempio di Cargnacco, in provincia di Udine. All’inaugurazione della mostra, condotta dal vicesindaco di Romans, Michele Calligaris, erano presenti in tanti, compresi gli alunni di due classi delle scuole medie di Romans, coi loro docenti. Hanno preso la parola pure Gianfranco Simonit e Guido Ferluga, volontario triestino, che ha risposto a molte domande fatte dai presenti. La mostra resterà aperta fino al 22 febbraio: da lunedì a venerdì dalle 10.30 alle 12.30; lunedì e mercoledì anche dalle 16 alle 18.