In India, orgogliosi di essere cattolici

In molti lo hanno già incontrato durante le celebrazioni eucaristiche  nelle parrocchie della Collaborazione pastorale. E’ don Joseph Vijayan, giovane sacerdote indiano, che in questi mesi estivi – fino a metà settembre – affiancherà i sacerdoti nelle celebrazioni estive.  Giunge dalla diocesi di Simla Chandigarh, che segue quattro regioni del Nord dell’India, in una delle zone più povere del Paese. Sacerdote da 3 anni, dopo un primo servizio pastorale come vicario cooperatore nella cattedrale della sua diocesi, un anno fa ha deciso di frequentare  a Roma l’Università Urbaniana per laurearsi in Teologia biblica. Prima dell’esperienza che sta vivendo a Cormons, nell’ultimo anno è stato aiuto pastorale nel periodi di Pasqua e Natale nella parrocchia di San Giorgio Martire, in provincia di Lecce.Cordialissimo, pronto al sorriso, dice di trovarsi benissimo in mezzo  alle nostre comunità in questa nuova esperienza che sta vivendo. Parla bene l’italiano, ma ha alle spalle un’ampia conoscenza linguistica: “Io sono di lingua tamil – dice – , ma per poter esercitare la mia missione ho dovuto imparare  altre quattro lingue, perché in India ogni regione parla la sua lingua”.Don Joseph, 33 anni, originario di un paese del Sud dell’India, appartiene a una famiglia che è cattolica da secoli. “Nella scelta di diventare sacerdote, mi ha aiuto mio fratello  – racconta don Joseph – che pure prima di me era stato in seminario ma poi ha dovuto lasciarlo”. E non è semplice in un Paese  come l’India, che conta 1 miliardo e 250mila persone di cui in larghissima parte di religione induista.

Ma quanti sono i cristiani?  “In India solo il 3-4% sono cristiani e i cattolici sono il 2 per cento. Nella mia diocesi siamo in 30mila e siamo in crescita. Nella mia parrocchia di origine, dedicata a Santa Maria, sono 4 mila le famiglie cattoliche”.

Un cattolicesimo presente da 500 anni, portato dall’attività missionaria di san Francesco Saverio, che è il patrono delle missioni. In molti Paesi  dove  sono in minoranza i cristiani sono molto orgogliosi di esserlo. Succede anche in India?“Sì, in particolare modo nel Sud dell’India, dove il Governo è più ben disposto verso l’attività assistenziali e caritatevoli che svolgono i cattolici. Al Nord le autorità sono molto più rigide verso chi opera nei confronti di chi ha bisogno ed applicano le norme restrittive adottate dal Governo. Ma anche qui i cattolicisanno bene riconoscersi”.

In India  a maggioranza induista, c’è anche una significativa presenza di musulmani. A che punto è il dialogo interreligioso? “Sono i cattolici quelli che dialogano maggiormente con le altre  religioni. I musulmani sono quelli più diffidenti rispetto agli induisti”.

Dopo gli studi in Italia, quali sono i suoi progetti? “Farò l’insegnante nei seminari ed è per questo motivo che ho deciso di laurearmi in teologia biblica. Abbiamo molti seminaristi; nella diocesi in cui opero, il seminario teologico  maggiore conta 100 iscritti appartenenti a quattro diocesi”.

A don Joseph non resta che augurare, oltre a un buona permanenza a Cormons, di proseguire con successo ai suoi studi teologici e nella sua futura missione pastorale tra la sua gente.