Il campanile del Duomo risplende di nuova luce

Natale ha portato un regalo ai cormonesi: l’illuminazione del campanile del duomo di Sant’Adalberto. Giovedì 20, con una breve cerimonia, presenti il sindaco, il parroco e altre autorità cittadine, è stato inaugurato il rinnovato impianto di illuminazione realizzato dall’amministrazione comunale, che permetterà ora di ammirare anche di notte, e da lontano, l’imponente struttura campanaria che è uno dei simboli della cittadina cormonese.Il campanile, che per altezza (misura 53,80 metri) nella diocesi è secondo solo a quello della basilica di Aquileia, appartiene alla precedente chiesa con l’eccezione della copertura. Originariamente, come si può notare da un dipinto del 1704, il campanile terminava con una cuspide piramidale, che venne danneggiata da un fulmine e sostituita con una cupola a bulbo. In un’immagine del 1840 si nota già l’attuale forma terminale. Con la costruzione del nuovo Duomo la torre campanaria è stata inglobata nel perimetro della chiesa tanto che la porta di accesso si trova all’interno del tempio, tra il presbiterio e la sacrestia. Negli anni ha subito diversi lavori di restauro e tra questi anche la collocazione di due orologi, uno guarda piazza 24 Maggio e l’altro verso via Matteotti.  Il campanile, di stile romanico a base quadrata, è suddiviso in quattro ordini di cornice. La cella campanaria presenta due bifore con arco a tutto sesto per ogni lato ed è sormontata da una terrazza da cui parte l’ultima parte più ristretta del campanile con base ortogonale che termina con la cuspide a bulbo. La cella è dotata di quattro campane, di diversa misura oltre a un campanello. La più vecchia risale al 1571 probabilmente al tempo in cui venne costruito il campanile. Questa campana con i suoi rintocchi annuncia al paese “il ritorno alla Casa del padre dei fratelli nel Signore”, come si legge nelle cronache parrocchiali. Una campana che è sopravvissuta a guerre, fulmini e altre vicissitudini contrariamente alle altre tre, più grandi, che le facevano compagnia. Da un controllo incrociato di varie carte, conservate nell’archivio parrocchiale, si può dedurre che la campana “grande” pesa 1716 kg ed è stata fusa nel 1928 dalla ditta Broili di Udine: riporta la scritta “Vivos voco, mortuos plango, fulgura frango” (Chiamo i vivi, piango i morti, spezzo i fulmini) ed è stata donata dalle famiglie cormonesi; questa campana suona a mezzogiorno (per invitare i credenti alla preghiera antica dell’Angelus), alla sera (per invitare la comunità ad elevare il proprio pensiero alla Madonna, nell’Ave Maria) e scandisce le ore della giornata. La campana “mezzana” è la più recente, “Anno Domini 1986”; fusa dalla ditta Clochiatti di Udine, non ha scritte particolari ma riporta le immagini della Vergine con il Bambino Gesù, il Crocifisso e una figura in lunghe vesti che imbraccia una spada. La campana “piccola”, del peso di 862 kg, è del 1947. Fusa dalla ditta Broili, riporta la scritta “Ablatum tempore belli A.D. MCMXL – MCMXLIV- Restituitum pubblico sumptu MCMXLVII” (asportata in tempo di guerra 1940-1944; restituita pubblicamente nel 1947) e fa quindi riferimento al decreto del governo del 1946 in “forza del quale lo Stato si obbliga a fare rifondere e ricollocare sui campanili, a sue spese, tutte le campane requisite per necessità di guerra e tutte quelle rotte o rubate per opera degli eserciti combattenti”. La campana riporta anche la scritta “a fulgore et tempestate libera nos Domine” (dai fulmini e dalle tempeste liberaci o Signore). Le tre campane principali suonano a distesa per annunciare le funzioni religiose e, come recita una poesia in friulano di Ermete Zardini sono “intonadis /jàn un sun che ’l è un portent/ son grandonis, acordadis/ e mi fan il cur content. (Sono intonate, hanno un suono che è un portento, sono molto grandi, accordate e mi rendono il cuore contento”).