Giovanni, il profeta capace di arrivare al “cuore della gente”

Una celebrazione davvero suggestiva e particolarmente raccolta ha radunato la scorsa settimana un folto numero di fedeli caprivesi ma non solo nella località di Russiz superiore, presso la chiesetta dedicata a San Giovanni Battista.Durante la celebrazione dell’eucarestia, don Maurizio ha voluto evocare la figura del profeta facendo ricorso a tre verbi davvero tanto cari a papa Francesco: preparare, discernere, diminuire.In questi tre verbi si può identificare, infatti, colui che ha preceduto la venuta del Messia “predicando il battesimo di conversione” al popolo di Israele. E questo è un po’ anche il compito di ogni cristiano.Giovanni ha lavorato anzitutto per “preparare, senza prendere niente per sé”. Egli “arrivava al cuore” della gente. E se “forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è caduto”, come dimostra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse il Messia: “Sono voce, soltanto voce – ha detto – di uno che grida nel deserto. Io sono soltanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore”. Il suo primo compito, dunque, è “preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore”.Giovanni, inoltre, riconosce il Signore nell’umiltà di chi Giusto si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare… E così lo indicherà: Ecco l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mondo”. E poi la terza parola-atteggiamento è l’umiltà: da quando indicò Cristo, lui cominciò a diminuire, lasciando che i suoi discepoli seguissero il Messia, non tenendo nulla e nessuno per sé…È bello pensare la vocazione del cristiano così”. Infatti “un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, la Parola, prepara il cammino a un altro: al Signore”. Deve saper riconoscere la presenza di Dio e poi deve abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima dei fratelli e non tenere per sé non tanto gli onori ma le persone…Oggi, ha continuato il celebrante, ci mancano queste figure coerenti fino in fondo, credibili, anzi più che credibili, perché diceva don Tonino Bello… “Se la fede ci fa essere credenti, e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti”.Un ricco convivio, preparato con cura dall’azienda ospitante di Marco Felluga, ha fatto si che al termine della celebrazione liturgia i presenti si potessero trattenere ancora un po’ insieme: un’occasione privilegiata anche per contemplare con cuore pieno di riconoscenza verso il Cretaore, l’ameno paesaggio del Collio. Un luogo che unisce i popoli così da formare uno splendido e davvero unico mosaico, come ben evidenziato nella dedicazione del noto santuario del Preval a Maria “Regina dei Popoli”.