Centro pastorale: da caserma a oratorio

In questa seconda metà dell’anno la comunità parrocchiale di Cormons celebra una serie di anniversari che sono uno all’altro legati e che ricordano avvenimenti e personaggi che hanno segnato la storia di Cormons e non solo quella ecclesiale. Nelle settimane scorse abbiamo ricordato i 70 anni di presenza scout nella comunità collinare; in questi giorni, con il concerto del Coro della Diocesi di Roma, sono state avviate le iniziative per ricordare monsignor Giuseppe Trevisan a dieci anni della sua scomparsa, avvenuta il 15 novembre 2007. Il 9 ottobre scorso, cadevano i 40 anni dell’inaugurazione del nuovo ricreatorio, oggi Centro pastorale “Monsignor Giuseppe Trevisan”. E nella storia dell’oratorio, iniziata 70 anni fa, s’intrecciano quella degli scout e di monsignor Trevisan, che nei suoi quasi 50 anni di parroco si è prodigato fattivamente per l’adeguamento e la ristrutturazione del ricreatorio, strumento necessario per aiutare la crescita della comunità cristiana. La storia del ricreatorio di via Pozzetto inizia all’indomani della fine della seconda guerra mondiale grazie all’intuizione e alla volontà dell’allora parroco monsignor Angelo Magrini. L’area era occupata dalla vecchia caserma asburgica, che dopo il conflitto, aveva perduto gran parte della sua funzione essendo sufficiente quella nuova realizzata alla fine degli anni Trenta tra le vie Gorizia e Roma. Cormons, come Gorizia e Trieste, era sotto la tutela del Governo militare alleato. E lo sarebbe stato fino al settembre 1947 con l’entrata in vigore del trattato di pace siglato a Parigi nel febbraio di quello stesso anno. Fu tra il 1945 e il 1947 che si decise, anche sotto l’impulso degli americani, la sorte di quella vasta area che andava dalla via Cancelleria Vecchia fino all’odierna via di Manzano. Nel momento di dismissione della vecchia caserma monsignor Magrini ebbe la felice intuizione di poter per ottenere la disponibilità di una porzione dell’area da destinare a oratorio per l’attività dei giovani cormonesi. Fino ad allora la parrocchia non possedeva aree libere per le attività ricreative e associative in particolare per i giovani, Furono intavolate trattative, non certo facili anche per l’ingarbugliata situazione politica-amministrativa di allora con gli americani pronti ad andarsene dopo la firma del Trattato di pace, e con l’amministrazione italiana non ancora insediatasi nei suoi pieni poteri. Monsignor Magrini seppe abilmente destreggiarsi e intavolò una serie di trattative che, probabilmente anche con l’appoggio degli Alleati, portarono buoni frutti. Con la delibera giuntale del 5 luglio 1947 venne assegnata in via provvisoria alla parrocchia dal Genio militare l’area dell’attuale ricreatorio con la parte scoperta (part. 410), due capannoni (part. 459) e la palazzina (part. 457). Con questo accordo l’area dell’ex caserma venne divisa in due: la parte più settentrionale, quella occupato dagli edifici adibiti a camerate e uffici, fu affidata al Comune e per una trentina di anni, fino al terremoto del 1976, fu occupata da molte famiglie cormonesi; la parte più meridionale fu ceduta alla parrocchia. Per ottenere questo terreno monsignor Magrini diede in permuta al Comune due campi arativi situati in via Conti Zucco di proprietà della parrocchia, dove negli anni successivi vennero costruite alcune case di edilizia popolare, e accollò un debito che il Comune aveva contratto con lo Stato.Allora la viabilità era diversa da quella attuale. La via Francesco di Manzano non esisteva: c’era solo un sentiero – un “troj” in friulano – con un fosso che divideva la caserma, chiusa da un’alta muraglia, dalle proprietà dei Perusini e degli Stua. Via Pozzetto era molto stretta e angusta. La via di Manzano fu allargata a metà degli anni Cinquanta, mentre si dovette attendere la fine degli anni Sessanta per l’abbattimento della muraglia che circondava l’ex caserma e il ricreatorio permettendo anche l’allargamento della via Pozzetto. Solamente negli anni Ottanta furono demoliti gli edifici dell’ex caserma, dichiarati inagibili dopo il terremoto del 6 maggio 1976, e realizzato l’attuale parcheggio di piazzale Sfiligoj con l’allargamento della via Cancelleria Vecchia.Una volta ottenuta l’area la parrocchia si adoperò per rendere gli spazi di propria competenza agibili alle attività associative e ricreative. Furono demoliti i capannoni, che insistevano sul lato dell’attuale via di Manzano, asportando tonnellate di cemento e laterizi con un costo non indifferente. I lavori furono fatti per gradi in base alle disponibilità finanziarie e alle offerte che giungevano dai generosi cormonesi. Per raccogliere fondi vennero anche organizzate le Feste del ricreatorio. Del vecchio compendio militare restarono in piedi solamente la palazzina, destinata a sede delle associazioni e la vecchia stalla dei muli che, ristrutturata, negli anni Cinquanta si trasformò in sala cinematografica. L’attività si chiuse nel giugno 1968 anche per le mutate condizioni socio-economiche e con la crisi delle sale cinematografiche che di lì a pochi anni portò alla chiusura degli altri due cinema cormonesi, il Comunale e l’Italia. L’acquisizione formale e definitiva dell’area del ricreatorio avvenne solamente il 31 maggio 1951 con la convenzione sottoscritta tra Parrocchia e Amministrazione comunale dopo che era stato firmato il 21 gennaio 1950 un contratto preliminare per la permuta in attesa che terminasse l’iter burocratico che investiva vari enti e istituzioni. Si dovette attendere il decreto del Presidente della Repubblica che, visto il nulla osta del Demanio militare, autorizzava la cessione dell’area; il decreto venne firmato da Luigi Einaudi il 7 febbraio 1951 mentre la sua registrazione da parte della Corte dei Conti porta la data del 5 maggio 1951.Ottenuto l’ultimo via libera, il 31 maggio 1951 vi fu la sigla dinanzi al notaio Virgilio Gnot dell’atto di permuta con il quale il Comune, rappresentato dal sindaco pro tempore Sisto Mian, e il parroco pro tempore monsignor Angelo Magrini, cedeva alla parrocchia di Sant’Adalberto l’area di via Pozzetto (particelle 457, 459 e 410) allo scopo di destinarlo “a ricreatorio per la gioventù ed eventualmente per asilo di bambini abbandonati e traviati del comune di Cormons. (…) La Chiesa non potrà destinare ad altri usi senza il preventivo consenso del Comune”. La parrocchia si assunse anche il pagamento in proprio verso lo Stato la somma di 300mila lire, che erano gli interessi maturati nei confronti del Comune che aveva assunto un mutuo per contribuire alle spese della costruzione della nuova caserma di viale Roma.Nella convenzione stipulata tra Comune e Parrocchia emerge che già nella testa di monsignor Magrini c’era il progetto di creare una struttura per ospitare bambini orfani o abbandonati. Un progetto che il sacerdote attuò a Medea dopo aver lasciato nel 1954 la parrocchia cormonese creando quel centro medico psicopedagogico che nel 1971 cedette ai Padri Trinitari che ancora oggi lo gestiscono sotto il nome Centro per disabili Villa Santa Maria della Pace.

(1. Continua)