“Questo santuario non verrà abbandonato”

“È sempre consolante venire in un santuario mariano come questo, così ricco di preghiera, così carico di grazie. Venire qui non solo per affidare a Maria preoccupazioni, sofferenze, difficoltà, per raccomandarci alla sua intercessione e anche per dirle grazie. Ma soprattutto per contemplare la sua vita, la sua disponibilità alla volontà di Dio, il suo essere docile allo Spirito Santo. Una disponibilità e una docilità che è la prima grazia da chiedere qui. Perché ciò che conta è attuare, ciascuno secondo la propria vocazione e le proprie caratteristiche, la volontà di Dio su di noi. Ed è sicuramente una volontà di bene, di amore, perché tutti siamo chiamati a essere figlie e figli suoi. Maria di questo santuario di Barbana, caro a tutti noi, lo sa bene e siamo certi che si assiste e ci assisterà con il suo amore materno”. Questo uno dei passi centrali dell’omelia che l’arcivescovo Carlo ha pronunciato domenica scorsa, 8 settembre, nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della nascita di Maria, nel santuario dell’isola di Barbana a Lei dedicato in occasione del tradizionale pellegrinaggio diocesano all’inizio dell’Anno pastorale.Una celebrazione che ha assunto quest’anno un significato particolare in quanto coincisa, come sottolineato da mons. Redaelli, col “delicato momento di passaggio” che il santuario sta finendo essendo stato “finora è stato custodito dai Frati minori di san Francesco, che ora lo lasciano per il venir meno delle forze e delle vocazioni”. Una secolare presenza dell’Ordine voluto dal santo di Assisi cui va un corale ringraziamento “per l’ impegno di anni,anzi di decenni di intensa preghiera, di accoglienza premurosa dei pellegrini e degli ospiti, di testimonianza preziosa della misericordia di Dio”. “E tutti li accompagniamo – ha proseguito l’arcivescovo – con qualche dispiacere ovviamente, ma con la promessa della nostra preghiera riconoscente. Preghiera che rivolgiamo a Maria anche per chi arriverà e che spero sarà presto possibile presentare a tutta la comunità diocesana, una volta chiariti alcuni necessari passaggi (anche il vescovo con i suoi collaboratori – come dice il Vangelo – deve sedersi prima per valutare ogni cosa con saggezza e molta fiducia in Maria)”. “In ogni caso – ha concluso – questo santuario, che ci è così prezioso, non verrà abbandonato. Non dalla Madonna, non dai pellegrini e dai devoti, né da chi ha dato la disponibilità per custodirlo in futuro. E sicuramente, almeno nel cuore, neppure dai cari frati che finora sono vissuti su questa isola benedetta. Maria di Barbana aiuti tutti noi a essere veri discepoli del Signore. È la grazia più grande che ci può ottenere. È ciò che alla fine conta. E ci conceda di ritrovarci un giorno tutti con Lei nel Regno di Dio”.Al termine del rito si è svolta la tradizionale processione con la statua mariana lungo i viali dell’isola mentre nel pomeriggio si è rinnovato l’incontro dei Gruppi missionari della diocesi.