Nei luoghi di Egidio

Le ultime dall’isola di Barbana, sulle quali quotidiani e tivù ci hanno ragguagliati nei giorni scorsi, non fiaccano l’entusiasmo dei frati minori nell’accogliere tanti pellegrini; e anche nell’organizzare momenti coinvolgenti una estesa fascia, pure geografica, di devoti. È il caso di ricordare, dei primi giorni pasquali, gli eventi del 90° anniversario della morte del venerabile Egidio Bullesi, che a Barbana resterà con i suoi resti, qui portati da Pola 45 anni fa contestualmente all’avvio a Trieste della causa di beatificazione, a marcare il carattere francescano dell’isola: evidentissimo anche nell’ambiente naturale in cui è immersa.Gremito in ogni posto il santuario per la commemorazione che si ripete ogni 25 aprile, ravvivata stavolta dalla declamazione del Transito del venerabile giovane, presenti diverse aggregazioni di fedeli laici (specie i terziari francescani e il Centro Stella Maris “E. Bullesi” di Monfalcone), i marinai in congedo e gli esuli giuliano dalmati che hanno preso particolarmente a cuore la causa del compatriota (fra essi il sindaco di Gorizia Ziberna e, da Roma, il presidente di FederEsuli Ballarin); rappresentati pure il comune di Grado e la capitaneria di porto di Monfalcone e venuta dalla Calabria l’ultima nipote vivente del venerabile. Al termine della concelebrazione solenne pasquale di undici sacerdoti presieduta da mons. Zorzin, vicario generale dell’arcidiocesi di Gorizia, si è snodato il corteo alla cappella dell’urna dove il venerabile Egidio era presente anche in un grande pannello-ritratto che l’indomani è partito per Pola, la sua città, con un centinaio di pellegrini raccoltisi a Gorizia attorno a mons. Ruggero Dipiazza e a Grado attorno a fra Stefano Gallinaro: tappe raccolta lungo il percorso sono state la Marcelliana di Monfalcone ove Egidio visse un anno e Trieste-Monte Grisa, tempio ricordo anche dell’esodo istriano e oggi del grande arcivescovo Antonio Santin, che fu padre spirituale del giovane Bullesi.La cattedrale polese, che ebbe cooperatore e parroco mons. Santin, ha accolto all’arrivo quanti hanno voluto vedere e toccare l’ambiente di lavoro nei cantieri e di apostolato (quest’ultimo dipanatosi proprio nella parrocchia del duomo) in cui Egidio Bullesi si fece santo, compresi la casa natale di via Sissano (via dove è nato pure mons. Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste), il dirimpettaio ospedale civile del suo passaggio a Dio all’alba del 25 aprile 1929 e, in chiusura della giornata (anniversaria il 26 aprile dei funerali del giovane), il santuarietto mariano di Siana, periferia della città, dove aderì cent’anni fa alla vocazione francescana secolare. La messa è stata un fatto eccezionale: era la prima volta che in duomo di Pola si celebrava una liturgia bilingue (italiano e croato)! Un segno, questo, del “ponte” che Egidio può rappresentare – nel nome della stessa professione di fede cattolica – fra genti di qua e di là del confine, e della riconciliazione con la storia necessaria ora dopo i drammi del passato. Arricchita da queste sollecitazioni, e di nuovo dalla lettura del Transito come anche dalla processione e rinnovazione della professione di fede al fonte del battesimo di Egidio, la concelebrazione è stata convinta e calorosa: dieci anche qui i sacerdoti che hanno celebrato con il parroco della vicina Gallesano don Josko Listes, molto attento alla causa, presenti l’arciprete ospitante don Rikardo Lekaj e il suo predecessore mons. Desiderio Staver, prete istriano italiano. Nelle romaniche navate era stata preparata una mostra su Egidio, curata da un altro innamorato di lui, mons. Marijan Jelenic, parroco di Dignano d’Istria, e sotto le volte è stato issato il suo ritratto, ma anche quelli di due altri “venerabili di Pola” (titolo di una pubblicazione diffusa per l’occasione, curata dalla goriziana esule da Pola Maria Rita Cosliani), donati anch’essi dal Centro Bullesi di Barbana. Infatti, non solo il Nostro si fece santo a Pola negli stessi suoi anni: fervori intensi per Cristo li espressero ai primi del Novecento in questa città una religiosa, suor Tarsilla Osti, e il medico, poi fattosi prete a Trieste, dottor monsignor Marcello Labor. Al concentrato meraviglioso, tutto italiano, dei tre venerabili di Pola ha fatto al termine riferimento nel suo saluto il presidente degli italiani d’Istria Maurizio Tremul. Omaggiate con lui le vittime della strage di Vergarolla, il pranzo è stato consumato presso la Comunità degli Italiani della città presieduta da Fabrizio Radin che è pure vicepresidente della Regione Istriana e ha rivolto ai connazionali ospiti più che un benvenuto: un “tornate!”. Per tutto quello che si è detto e che si potrà sviluppare in termini di nuovi rapporti di vicinanza, anzi di fratellanza, italiana ed europea, non si potrà non tornare a Pola: visitata nel pomeriggio nelle vie dell’antica Pietas Julia, dall’Arco dei Sergi al Tempio di Augusto, e fino alla celeberrima Arena romana, con sosta nella chiesa e chiostro di San Francesco risalenti ai primissimi anni del francescanesimo. Il venerabile Egidio continui a intercedere pace e bene fra i popoli che qui hanno un luogo privilegiato d’incontro: è un messaggio di grande attualità specialmente per la nostra terra di confine, e di serafica ispirazione anche per l’avvenire di Barbana che resterà un’isola naturaliter franciscana!