Mons. Centomo canonico onorario del capitolo della basilica di S. Marco

Monsignor Michele Centomo, arciprete –  parroco della Patriarcale Basilica di Grado, riceverà il 24 aprile, durante la celebrazione dei primi vespri della Festa di San Marco Evangelista, l’investitura a Canonico Onorario del Capitolo della Basilica di San Marco a Venezia, analogamente ai suoi predecessori Fain e Zorzin. Il Capitolo dei Canonici della Patriarcale Basilica di San Marco Evangelista in Venezia trova la sua fondazione giuridico-canonica nella Bolla “Ecclesias quae” di Pio VII, emanata il 24 settembre 1821, con la quale si trasferì la sede ecclesiastica patriarcale dalla chiesa di San Pietro in Castello, che fino a quel momento godeva del titolo patriarcale, alla originaria basilica di san Marco, un tempo giuspatronato del doge e della repubblica di Venezia e già dotata di una cappella regia nella quale già da tempo il primicerio vere nullius esercitava una certa giurisdizione curata.Con la stessa bolla si autorizza legittimamente il Patriarca ad abitare con i propri collaboratori il palazzo attiguo alla basilica, che fino alla caduta della Repubblica Veneta – ovvero fino al 1797- era occupato dal Doge e viene rifondato il capitolo dei canonici. Il secondo documento pontificio notevole per la storia dei canonici marciani è la bolla “Romana Ecclesia” del 3 luglio 1860 con la quale Pio IX concede ai canonici sia residenziali che onorari la dignità di Protonotario Apostolico Soprannumerario. Conseguentemente a questo documento, per statuto, i canonici effettivi e onorari possono indossare l’abito prelatizio paonazzo con fascia, rocchetto, mozzetta paonazza e croce pettorale marciana. Il capitolo come viene confermato nell’ultimo statuto controfirmato da mons. Patriarca Francesco Moraglia il 12 aprile 2013, consta di canonici effettivi, cappellani corali e canonici onorari. I canonici effettivi, di numero non superiore a 14 portano come titolo il nome di un santo legato alla tradizione veneziana. L’arcidiacono, prima dignità con il titolo di San Marco Evangelista è il legale rappresentante del Capitolo, lo presiede e lo rappresenta, convoca e presiede le adunanze capitolari e presiede le solennità nelle quali il patriarca è assente. L’arciprete, seconda dignità con il titolo di San Pietro Apostolo ha il compito di governare la vita liturgico-pastorale della basilica in modo che possa rispondere alle esigenze pastorali delle persone che la frequentano, secondo le disposizioni emanate dal patriarca. Gli altri canonici effettivi prendono il titolo di: S.Pio X (penitenziere), S. Lorenzo Giustiniani, S. Gerardo Sagredo, S.Gregorio Barbarigo, S.Gerolamo Miani, S. Pietro Orseolo, S.Teodoro Martire, S.Isidoro Martire, B. Giovanni Marinioni, S.Giovanni Evangelista, S.Giovanni Battista, SS. Sergio e Bacco. I cappellani corali sono quattro sacerdoti deputati al servizio della basilica fra i quali viene eletto un maestro delle cerimonie. Gli effettivi e i cappellani corali hanno il compito di celebrare coralmente la liturgia delle ore e la messa capitolare, amministrare i sacramenti in basilica ad bonum fidelium e adempiere ai compiti che eventualmente vengono affidati dal Patriarca.I canonici onorari sono invece sacerdoti nominati dal patriarca con il consenso del capitolo e sono presbiteri della diocesi di Venezia o extradiocesani. Fra gli onorari, oltre ai parroci di Caorle, Malmocco, Gambarare, san Pietro in Castello, Torcello, Eraclea e Jesolo figura anche il parroco di Grado. La cittadina lagunare oggi facente parte della diocesi di Gorizia vanta infatti un antico e glorioso legame con la sede patriarcale. Nel VI secolo, a seguito dell’invasione dei Longobardi in Friuli la sede patriarcale venne trasferita provvisoriamente da Paolino, primo patriarca, da Aquileia e Grado. Papa Pelagio II avviò la riedificazione della Basilica di S.Eufemia e nel 717  il Patriarcato Gradese di Aquileia venne ri- denominato Patriarcato di Grado, che permarrà fino all’8 dicembre 1451 quando papa Niccolò V soppresse il titolo gradese affidando il titolo patriarcale al nuovo patriarcato di Venezia.Dopo la nomina di mons. Fain, già canonico del capitolo teresiano ad arciprete parroco di Grado, un comitato si mosse in tal senso per vedere pubblicamente e storicamente riconosciuto il legame fra le due cittadine lagunari attraverso un titolo canonicale. Papa Giovanni XXIII concesse già all’inizio degli anni ’60 a mons. Fain ed ai suoi successori “durante munere” ovvero solo per il periodo in cui l’interessato ricopre l’ufficio di parroco-arciprete,  la dignità di protonotario apostolico soprannumerario, mentre solo nel 1994 lo stesso monsignore “ad personam” venne nominato canonico onorario del capitolo marciano. Mons. Fain, conscio dell’importanza storica della sede gradese e con grande umiltà insistette affinché il patriarca non riconosca solo il titolo canonicale alla sua persona ma anche ai suoi successori. Riconoscimento che venne concesso l’anno successivo proprio durante i primi vespri di San Marco dal Patriarca Marco Cè, dall’altare della Nicopeia. In questo modo, alla morte di Fain, il suo successore Armando Zorzin venne a ricoprire lo stesso canonicato. Oggi tocca a Monsignor Centomo, per otto anni arciprete di Aquileia e dal 16 ottobre scorso arciprete di Grado,  occupare quello stallo ricolmo di storia e di antichi legami. Dopo l’immissione, presieduta dal Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia durante i primi vespri di San Marco, patrono di Venezia e delle genti venete, seguirà la messa solenne celebrata dal novello canonico, attorniato dai confratelli canonici ma soprattutto dagli amati fedeli graisani.