Il culto di San Giovanni Nepomuceno a Crauglio

Il 20 marzo si ricorda la morte di san Giovanni Nepomuceno, martire del sigillo sacramentale. Anche Crauglio, come altre comunità della nostra diocesi, può vantare una statua settecentesca che lo raffigura.Il santo boemo (1349-1393) fu gettato nella Moldava, perì per annegamento e, per questo motivo, meritò il patronato contro l’impeto delle correnti che, a Crauglio, provenivano dal torrente Torre devastando regolarmente l’abitato e i paesi vicini. Il suo culto si propalò rapidamente in tutta Europa dopo la beatificazione, nel 1721, e la successiva canonizzazione avvenuta nel 1729 ad opera di Benedetto XIII. Molte furono i paesi che si vollero dotare di un simulacro, modellato sulla statua collocata sul ponte San Carlo di Praga e munito degli opportuni attributi iconografici: veste talare, cotta, mantellina, quadrato a tre spicchi, cinque stelle a coronamento del capo, crocifisso e palma. A partire dagli anni Trenta del XVIII secolo, nei territori della Contea di Gorizia e Gradisca si assistette al proliferare di queste statue a Gorizia, Capriva, Mossa, Farra d’Isonzo, Gradisca d’Isonzo, Visco e Aiello. La comunità di Aiello elevò la sua statua nel 1754, come risulta dall’incisione sul basamento: è quindi possibile che l’esemplare di Crauglio risalga circa allo stesso periodo. L’ubicazione originaria della scultura, collocata inizialmente su un’alta colonna al centro della piazza presso palazzo Steffaneo, nel cuore del paese, dimostra che essa appartiene alla comunità che l’aveva commissionata: in questo luogo, fin dal Medioevo, si riuniva la vicinia e vi si doveva trovare una ancona o tabernacolo protetti da un tiglio o da un bagolaro. Durante la prima guerra mondiale, a causa dell’incuria dei militari, la statua rovinò a terra per migrare, anni dopo, all’ingresso dell’attuale Ricreatorio, ai piedi della centa: è qui che lo scrivente se la ricorda ed è sempre qui, durante gli anni Settanta e Ottanta, che il Nepomuceno, battezzato dai ragazzi “San Gennà”, dovette fare i conti con diverse pallonate. Finalmente, nel 1994, fu messo su una colonna alta circa un metro e mezzo posizionata al centro della piazzetta intitolata a don Ilario Scarabelli, davanti alla chiesa di San Canciano martire di Crauglio e nel cuore della centa medievale.La statua, alta circa un metro e modellata nel calcare di Aurisina, si presenta in posizione eretta, resa aggraziata da una discreta ricercatezza compositiva. Lo scultore, infatti, le conferisce una plastica dinamicità spingendo in avanti il ginocchio destro e arretrando il piede sottostante ad increspare la sinuosa veste talare che scende fino al piedistallo: si nota il gusto per i particolari decorativi nell’orlo della cotta, accuratamente traforato con trapano e scalpello. Le mani sono impegnate a sorreggere un grande crocifisso, mentre le spalle e le braccia sono coperte dalla mantellina di cui si vedono le due ali scendere lungo il torace. La testa porta la caratteristica berretta a tre spicchi ed è inclinata verso sinistra a contemplare il crocifisso; il volto barbuto, assorto e pacifico, è impreziosito dalla piega accentuata delle labbra che conferiscono ulteriore pacatezza e veridicità alla fisionomia del santo. Tutta la parte superiore della scultura, bisognosa da tempo di restauro, è ricoperta da una patina biologica nerastra dovuta alla secolare esposizione agli agenti atmosferici che ne hanno intaccato, dilavato ed eroso la superficie. Non è noto il nome del suo autore che si discosta decisamente dai modelli goriziani del Mazzoleni in favore di una maggiore scioltezza, ma lo scrivente propende decisamente per la mano di Giacomo Contieri senior (1676-1759) che fu attivo nel Padovano, in Istria, Dalmazia e presente anche in molte chiese del Friuli, a Privano, Perteole, Campolongo e Cavenzano.