Il campanile “riconsegnato” alla comunità

Un un articolo apparso su Voce Isontina il 7 dicembre 2013 si illustrava il concerto di campane di Tapogliano risalente al 1850 e si celebravano i 50 anni dalla rifusione della campana grande: inoltre, vi si esprimeva il desiderio che l’antica torre campanaria, visto il cattivo stato di conservazione in cui versava, fosse presto restaurata. Al tempo era già stata più volte presentata una domanda di contributo che fu stanziato di lì a poco e permise finalmente, dall’estate dello scorso anno, il restauro della struttura.  

1588: le originiIl campanile di Tapogliano fu costruito nel 1588 presso l’ingresso della chiesa medievale di San Martino vescovo di cui rimane solo il presbiterio affrescato circa un secolo prima da Antonio da Firenze. L’epigrafe sull’architrave dell’accesso alla torre ricorda la data di edificazione (Æ1588) e di restauro (R 1790): il 20 agosto 1789, infatti, il Cesareo Regio Capitanato Circolare di Gorizia concedeva al cappellano Pietro Tomasini di procedere alla “demolizione della vechia cima del campanile di quella Chiesa ed inalzamento d’una nuova”. I lavori dovettero interessare anche altre strutture, come il portale d’ingresso, ma soprattutto la cella campanaria che fu ampliata, per ospitare non più due ma tre campane, e coperta con un tetto di coppi a quattro spioventi. L’orologio della torre risaliva al 1726: verrà sostituito nel 1989 e conservato. Nel 1850 venne fuso il nuovo concerto di tre campane e, nello stesso secolo, dovette essere eretto il tamburo: edificato in mattoni e arricchito da una serie di arcate cieche intonacate e dipinte a finti mattoni di colore scuro, era sormontato da una croce.

1905: le tre cipolle ornamentaliNel 1905 furono costruite le tre cipolle ornamentali in rame, elevando così la torre fino ad una trentina di metri. Questo intervento è stato datato con sicurezza grazie al fortuito ritrovamento, avvenuto durante il recente restauro, di due fogli di carta (287×396 mm) inseriti sotto una fascia di lamiera applicata ad una trave del tamburo: vi si legge, tra le altre cose, l’indicazione di cercare “nella prima balla sotto la croce” un “vaso di latta” con “il disegno della cuppola qualche moneta dei nostri tempi e un’altra iscrizione”. Seguendo l’istruzione, è stato rinvenuto, infatti, un cilindro di metallo applicato ad una trave di sostegno della cipolla più alta: al suo interno vi erano due fogli di carta (342×210 mm) con i disegni promessi, 1 foglio grande (210×170 mm) e 2 piccoli (175×110 mm, 122×118 mm) oltre ad una moneta da 1 centesimo di corona austro ungarica che il falegname Vincenzo Plett (1871-1933) volle orgogliosamente lasciare quale testimonianza ai posteri. Nei documenti ritrovati, insieme alla pianta del tamburo, allo spaccato e al disegno delle tre cipolle (foto 1), il Plett ha lasciato la sua “Etterna memoria di mia mano fu fatta questa cuppola Nell’anno 1905”. La costruzione cominciò il 1° giugno e terminò il 7 settembre, regnante “l’Imperatore Francesco Giuseppe I Imperatore d’austria e Re dungheria” e il podestà era Cesare de Zattoni: Giuseppe Chirca di Versa fu il direttore dei lavori, Giovanni Tiziani di Campolongo il bandaio (stagnaio, lattoniere), i fratelli Ermacora e G. Batta Bergamasco muratori. Il Plett, nella memoria stesa l’anno successivo, racconta la propria storia: “nattivo di Ajello ora domiciliato in Tapogliano”, si trasferisce nel 1898 sposandosi con Albina Schneider di cui resta vedovo nel 1903 poiché “Dio a voluto ciormela”. Nel 1904 restaura la chiesa di Santa Margherita che “la iera seratta causa il periccolo di cascare”; contribuisce nel 1906 alla costruzione delle “scole popolari che prima li toccava ai fioli andare a Campolongo a qualungue tempo”; restaura con i propri averi la cappella di San Gaetano, “che faceva compasione”, mandando “una donna in giro pel paese a cercar la limosina”; costruisce “la casetta di S. Antonio il guale i giorni nostri tutti i poveri vanno ogni Martedi a prender 1 chilo di pane”; dipinge un quadro raffigurante S.Antonio che ancora si conserva in sacrestia. Anni dopo, intaglierà anche il trono della Madonna. Il Plett si sfoga con amarezza contro i componenti del “consiglio comunale”, i quali “vedevano che la mia simpatia cresseva nell’animo di tapogliano inalora guei più briganti volevano darmi il sfratto”. Infine, si rivolge ai posteri: “chi trova guesto foglio ed io saro alla etternita racomando le vostre calde preghiere dei tapoglianesi”; “Vi aucuro anche ogi che sono in cenere ogni bene e felicita che il ciello vi rendi e voi pregate per me” e, riferendosi alla sua opera, “quando la fatte nuova fattela compagna e pregate un Deprofundis per mi”.Nel 1952 il Genio Civile rinnovava del tutto i quattro solai della torre e rinforzava le travi di sostegno delle campane, mentre nei primi anni Duemila la ditta SIMET installava un castello di sostegno per le campane. Tuttavia, negli ultimi anni, gli effetti del tempo sulla struttura si facevano sentire sempre di più: a causa di un temporale, alcuni anni fa, la croce sommitale rovinava a terra, le infiltrazioni d’acqua facevano marcire il legno dei solai e si osservava la caduta continua di calcinacci dovuta alle normali oscillazioni della torre.

2017: i lavori di restauroI lavori di restauro, cominciati nell’estate del 2017, sono durati una decina di mesi e hanno previsto i seguenti interventi: manutenzione della porta d’ingresso; nuova pavimentazione del pianoterra; restauro dell’antica meridiana incisa su una pietra angolare; realizzazione ex-novo di tutti i solai e scale con sostituzione di alcune travi lignee, salvaguardando le originali meglio conservate, con realizzazione di parapetti e corrimano in legno; pulizia delle facciate interne con asportazione dell’intonaco residuo ed adeguata fugatura della pietra della muratura lasciata a vista; estirpazione della vegetazione infestante; demolizione completa dell’intonaco grezzo monocromatico esterno e stesa di intonaco a base di calce idraulica per esterni a più colori; pulizia e restauro delle cornici e di tutti gli elementi in pietra a vista; revisione e sistemazione dell’orologio con realizzazione della nuova mostra su modello e colori preesistenti rinvenuti alla rimozione dell’intonaco; sistemazione ed illuminazione della cella campanaria; realizzazione di nuovi elementi in ferro a protezione delle bifore con reti anti-volatili ad apertura verso l’esterno; lavori di rinforzo strutturale del tamburo ottagonale con sostituzione di alcune travi della struttura lignea di supporto della cipolla in rame; estirpazione della vegetazione presente alla base del tamburo e rifacimento dell’intonaco con tinteggiatura; sostituzione delle reti di oculi e feritoie con reti fissate su montanti in legno o metallici; revisione del manto di copertura in rame con trattamento e rattoppi dei fori (foto 2). Sotto la direzione dell’architetto Giacomo Pantanali e dell’ingegnere Giovanni Gregorat hanno lavorato le ditte Weffort (parte edile), Canciani (lavori di falegname) e la ditta SIMET (opere metalliche).La relazione storico-tecnica del restauro verrà presentata alla popolazione dopo la celebrazione della Messa del santo patrono che avrà luogo domenica 11 alle 10.30 presso la chiesa di San Martino Vescovo di Tapogliano: come da tradizione, si terrà anche la festa del Ringraziamento con i discorsi di rito e la benedizione degli automezzi a cui seguirà un momento conviviale. Il tutto sarà allietato dallo scampanio degli Scampanotadôrs del Goriziano.