Fiumicello – San Valentino: una chiesa per la Chiesa

La conclusione dei lavori di restauro della chiesa di San Valentino è un momento del tutto particolare per i cristiani di Fiumicello, che in questi giorni stanno vivendo il rientro nella loro parrocchiale. La coscienza maturata in questi anni dalla comunità, che ha dovuto affrontare non poche difficoltà nel lungo iter di ristrutturazione della chiesa, ha imposto a tutti i fedeli una riflessione sul senso che l’edificio sacro assume per i cristiani e per il paese in generale. In un primo tempo ci si è posti il problema della reale necessità di questa grande opera di restauro, notevole dal punto di vista economico e del dispendio di energie, coscienti peraltro che in futuro la manutenzione di un così grande edificio da una parte e il ridimensionamento del numero di praticanti dall’altra, comporterà ulteriori sforzi. D’altra parte in molti, e non solo fra i praticanti più assidui, asseriscono che la chiesa non sia solo un edificio sacro ma un simbolo dell’unità del paese, oltreché un legame con chi ci ha preceduto. In ogni caso per i credenti è il luogo per confrontarsi e confortare la propria fede in Dio e in Cristo, trovare la forza della conversione quotidiana per vivere concretamente e in una logica comunitaria, l’amore rivolto a tutti gli uomini. L’assenza per lungo tempo di un luogo di culto a San Valentino, il borgo principale di Fiumicello, il più grande per dimensioni, in cui sono presenti i servizi per tutto il territorio e su cui insistono maggiormente giovani, richiedeva la chiesa nuovamente aperta, dopo l’esperienza del trasferimento della maggior parte della comunità nell’antico tempio di San Lorenzo. Trasferimento che in ogni caso è stato pure un’occasione proficua per ripensare, quasi in una sorta di esodo, la comunità stessa, e ritrovare l’unità cristiana aldilà delle eterne questioni di campanile.La comunità ha deciso quindi di intraprendere il restauro della chiesa, costantemente seguito sin nei minimi particolari dal parroco don Fontanot e dai più stretti collaboratori della parrocchia, vivendolo come un’occasione per ripensare la comunità tutta e rimetterla in dialogo con quella parte del paese che, pur sentendosi in qualche modo legata a quel luogo, si sente oggi distante dalla fede cristiana.

La chiesa nel passato

L’edificio di San Valentino ebbe, fin dalle sue origini, una storia complessa e travagliata. Ne dà alcuni accenni mons. Marcon, che svolse alcuni incarichi in questa parrocchia, in un opuscolo da lui pubblicato. Da questa e da altre fonti sappiamo che una prima chiesa era dedicata ai Santi Canziani che, nella fuga conclusasi con il loro martirio, attraversarono di certo il territorio fiumicellese. La devozione a San Valentino, vescovo di Terni, è invece di origine medievale ed è particolarmente diffusa nel mondo contadino e popolare. Ben prima dell’edificazione della Chiesa esisteva già un capitello in zona Roncolon che esprimeva la devozione al santo invocato, tra l’altro, dai malati di epilessia. Col tempo l’edificio assunse il titolo di San Valentino e, da quel poco che sappiamo, dev’essersi trattato di una struttura semplice e probabilmente disadorna, sviluppata ai bordi di un “boion”, uno dei tanti specchi d’acqua di risorgiva che un tempo affioravano nella Bassa. La struttura fragile del terreno ne comprometteva di certo la stabilità. Mons. Tirindelli, a metà Ottocento, promosse la realizzazione della nuova chiesa, tenendo conto, tra l’altro, del progressivo sviluppo che coinvolgeva il borgo di San Valentino, più salubre rispetto San Lorenzo. L’iter della costruzione fu particolarmente complesso, anche a causa dei problemi di ordine burocratico e delle contrarietà di quelli di San Lorenzo che, con l’ampliamento di San Valentino e la diminuzione della centralità della loro antica chiesa, si vedevano spodestati del ruolo di borgo principale. Dopo trent’anni la chiesa fu finalmente pronta ma la notte precedente all’inaugurazione, il 26 ottobre 1877 un pilone, probabilmente riempito di sabbia anziché di pietra o cemento, e complici i soliti problemi statici relativi al terreno, crollò provocando un boato percepito sino a San Lorenzo. La gioia degli abitanti di quella frazione, che leggevano l’episodio come una provvidenza divina demotivò  ancora di più l’afflitto Tirindelli, che tanto si era speso per la realizzazione della chiesa e che proprio alla vigilia dell’inaugurazione vedeva svaniti tutti i suoi sforzi. Una seconda apertura avvenne finalmente nel 1882, dopo altri anni di lavori e fatiche di quanti avevano creduto nell’opera. Un altro episodio, tratto dalla tradizione orale, esprime bene i risentimenti che continuarono a lungo tra i borghi del paese. Da poco riaperta la chiesa di San Valentino,  durante la notte di Natale, gli abitanti di San Lorenzo si recarono con tanto di forconi sotto la canonica per chiedere provocatoriamente in quale delle due chiese sarebbe nato il “Banbinut”. Il sacerdote, offeso dal gesto, affacciato alla finestra sentenziò che, viste le circostanze, non sarebbe nato né a San Valentino né a San Lorenzo. Chiuse violentemente le imposte e se ne andò a dormire senza celebrare alcuna messa della Natività. Aldilà della storicità vera o presunta dell’episodio, il conflitto tra le due realtà fu effettivamente molto sentito se consideriamo che già nel Settecento, sempre per il campanilismo tra i due borghi, scappò un colpo di fucile nella camera da letto dell’allora pievano don Verz, che non ebbe esiti legali solo per volontà dello stesso Verz, che rinunciò a querelare i colpevoli. Oggi i campanilismi del passato si sono definitivamente dissolti. La staticità dell’edificio e la particolare consistenza del terreno è invece un problema definitivamente accantonato solo con l’ultima opera di restauro e consolidamento , terminata in questi giorni.

I lavori di restauro e consolidamento

I lavori del primo lotto hanno interessato principalmente la messa in sicurezza dell’edificio. La preoccupazione principale era, infatti, la solidità della Chiesa che, come detto, veniva meno a causa di smottamenti del terreno. Dalla relazione che gli organi parrocchiali hanno prontamente inviato a tutta la comunità, sappiamo che sono stati infissi nel terreno 164 pali di ferro riempiti di cemento per una profondità di tredici metri, sia nel perimetro esterno che in quello interno e della navata centrale. Le testate dei pali sono state poi unite da travature in cemento armato, trasversali e longitudinali, formando una “platea” sulla quale poggiano tutte le fondamenta della chiesa. A livello del sottotetto è stata effettuata una cordonatura dei muri perimetrali mentre gli archi della navata centrale sono stati legati con appositi tiranti. Nel secondo lotto, si è provveduto alla rifacitura del pavimento e del sagrato, mettendo a punto nuovi impianti elettrici e di riscaldamento, con  la sistemazione di porte ed infissi. Ulteriori interventi hanno riguardato l’impianto audio, gli arredi (con la pulitura degli altari e dell’organo), la sistemazione dell’area esterna alla Chiesa. Le difficoltà maggiori hanno riguardato i finanziamenti. Il gravoso reperimento dei fondi ha costretto la comunità a rallentare i lavori in più occasioni. Ai lavori del primo lotto e per parte del secondo, ha contributo la regione FVG attraverso un contributo rilevante, che sta erogando in quote annuali in un arco di vent’anni. La parrocchia ha anticipato i fondi contraendo un mutuo bancario specifico. Il debito va ad aggiungersi al finanziamento stipulato alcuni anni fa, per la ristrutturazione della sala parrocchiale intitolata a don Bison e del ricreatorio. Per il secondo lotto, un contributo a fondo perduto è giunto dalla Cei. Alcuni parrocchiani che hanno particolarmente a cuore la ristrutturazione della chiesa, si stanno impegnando, attraverso una sottoscrizione e private donazioni, per gli interventi minori. Una restauratrice di origine fiumicellese, si è offerta nella ripulitura degli altari, altre hanno contribuito con opere piccole e grandi per rendere agibile la chiesa sotto ogni profilo. La condivisione di una parte, anche piccola dei lavori, ha permesso una maggiore unità dei fedeli nel perseguimento di un progetto comune. L’impegno che il parroco ha chiesto a tutti, non verte tuttavia solo sull’aspetto eminentemente economico ma si allarga alla partecipazione, questa sì essenziale, al culto, all’apostolato e all’azione sociale.

La chiesa oggi

La chiesa, dopo il restauro, si presenta essenziale nelle sue linee. Mantiene gli elementi storici più rilevanti e allo stesso tempo è funzionale alle attuali esigenze della comunità. Il presbiterio è formato esteriormente da pietre provenienti dalle cave d’Aquileia. Gli interni sono rinnovati. E’ stato mantenuto l’altar maggiore, di semplice fattura, al quale sono stati tolti alcuni elementi estranei al corpo originario. Sono nuovamente visibili anche i due altari laterali. Quello della Madonna del Rosario è stato rispristinato alla sinistra del presbiterio mentre quello delle Anime, a destra del presbiterio, commissionato nel Seicento dalla Compagnia della Buona Morte, ha riacquistato una tela della Crocifissione originariamente dipinta proprio per questo altare.Il prolungamento della parte bassa del presbiterio ha permesso di collocare l’altare per la celebrazione eucaristica più vicino all’assemblea. E’ visibile il San Valentino di Carlo da Carona, datato 1547, di un certo pregio, un tempo esposto nel capitello del Roncolon e ritrovato casualmente durante un’aratura, in un campo della località agreste. Di Carlo da Corona la comunità fiumicellese conserva anche la pregevole pietà in uno degli altari della chiesa di San Lorenzo.Non ancora esposta, anche la Carità di San Lorenzo dello Strozzi, copia o riproduzione dell’opera dello stesso autore presente alla chiesa dei Tolentini a Venezia, è dipinto di notevole valore. Le vetrate novecentesche danno infine un tocco di originalità e colore all’intera struttura. Alcune innovazioni sono ardite. I banchi sono sostituiti con duecento poltroncine singole. La sacrestia trova ora spazio in un vano anteriore dell’edificio, prossimo all’ingresso principale mentre la vecchia sacrestia, adiacente al presbiterio, è ora uno spazio che collega la chiesa con gli altri spazi parrocchiali. E’ stato anche ricavato un vano per i servizi igienici.

La riapertura

In questi giorni si sono intensificati gli appuntamenti in vista della riapertura ufficiale di domenica 26 ottobre, in cui – alle ore 11.20 – l’Arcivescovo Carlo celebrerà l’eucaristia con la comunità riunita. Durante le ultime due settimane si sono alternati momenti musicali, laboratori teatrali, incontri di preghiera di cui daremo più ampia informazione nelle prossime settimane. Anche questi momenti hanno acquisito significati profondi, che vanno oltre il mero festeggiamento. Il parroco, in una sua nota, ha così espresso il senso ha voluto dare a questi incontri: “Amare significa anche condividere, essere attenti alle esigenze degli altri, dare la mano al prossimo per camminare assieme sulle strade della vita. In questi ultimi tempi abbiamo letto sui giornali come le chiese siano state utilizzate per ospitare immigrati, dare asilo ai rifugiati, quali mense per i poveri. E’ con questi principi che sono stati programmati i festeggiamenti per la riapertura della chiesa di San Valentino: per condividere con tutta la popolazione di Fiumicello la vita di ogni giorno, le attività sociali e culturali svolte dalle varie associazioni, i momenti di festa. Il fine è di identificare in questo edificio tutto il bene che una persona può fare per il prossimo e per l’intera comunità, a prescindere dal colore della pelle, dal credo religioso, dalle idee politiche, dall’appartenenza ad un qualche ceto solciale. La Chiesa-comunità di Fiumicello, con i suoi edifici, è il modo di stare in comunione con tutta la popolazione e con l’intera umanità”.